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Ora Autostrade per l’Italia sfida il governo a viso aperto. Mentre il Consiglio dei ministri si riunisce per discutere di tutti i temi rimasti ancora aperti nel decreto “Milleproroghe”, tra cui spicca proprio l’eventuale revoca delle concessioni autostradali ( da affidare eventualmente ad Anas), Altantia, la società della famiglia Benetton che gestisce Aspi, prende carta e penna e invia una lettera alla Presidenza del Consiglio e ai ministero dei Trasporti e dell’Economia. La missiva, nella sostanza minaccia la maggioranza di chiedere allo Stato un risarcimento di circa 23 miliardi di euro, corrispondente alla parte rimanente della concessione, in scadenza nel 2038. L’indennizzo sarebbe dovuto in ragione dei «molteplici diritti e principi sanciti dalla Costituzione e dal diritto comunitario, incluso il rispetto del principio di affidamento e a tutela del patrimonio della Società e di tutti gli stakeholders», si legge nel testo riportato da “Repubblica”. Dunque, un’eventuale iniziativa del governo «determinerebbe il verificarsi dei presupposti di cui all’art. 9 bis comma 4 della Convenzione Unica e quindi la risoluzione di diritto della stessa», scrive il cda della società concessionaria. Una vera e propria e bomba sul dibattito interno ai partiti di maggioranza, già divisi sul tema, con Italia Viva che ha già espresso la sua opposizione alla revoca delle concessioni. Ma quella di Aspi, secondo la ministra dei Trasporti, Paola De Micheli, è una minaccia inaccettabile. Ma il più duro con i Benetton è il capo politico del Movimento 5 Stelle, Luigi Di Maio. «Dopo la morte di 40 persone col Ponte Morandi il minimo che possiamo fare è togliere concessioni a Benetton che non ha fatto manutenzione», dice il leader del partito che da tempo vorrebbe estromettere Atlantia dalla gestione della rete autostradale. «Non è la linea del M5s ma quella del governo. È ora di togliere il bancomat che la politica in precedenza gli aveva concesso», aggiunge perentorio il ministro degli Esteri. Parole concilianti, se paragonate a quelle riportate sul Blog delle Stelle, in cui viene definito «incestuoso», il rapporto «con la politica» della famiglia Benetton. «Il fatto è che Autostrade per l’Italia, sotto l’attento presidio dei Benetton, ha saputo coltivare davvero bene il rapporto con la politica e con il poliedrico mondo dei Boiardi di Stato», si legge. «Un rapporto lubrificato in ogni ingranaggio, utilizzando sapientemente e costantemente l’olio delle nomine. Troppo importante, dal loro punto di vista, difendere in ogni modo un tesoro accumulato grazie ai pedaggi pagati dagli italiani». Risultato: Atlantia crolla in Borsa, con un meno 5 per cento. Ma la contromossa del cda di Aspi mette in agitazione Palazzo Chigi. Se la minaccia dei Benetton fosse fondata, toccherebbe rintracciare oltre 23 miliardi di euro di indennizzo. Quasi una manovra finanziaria, proprio nel giorno in cui la maggioranza è riuscita a portare a casa il primo vero successo del Conte 2: la manovra 2020. Approvata nella tarda serata di ieri alla Camera con 334 sì, 232 no e 4 astenuti il provvedimento presenta parecchie novità per l’anno prossimo: dallo stop all’aumento dell’Iva alle tasse su plastica, zucchero e auto aziendali; dal “bonus Befana”, pensato per incentivare i pagamenti elettronici alla web tax; dal pacchetto di misure per la famiglia al taglio del cuneo fiscale; dalla stretta sui giochi ai rimborsi per i truffati delle banche e alle norme contro le bollette pazze.