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«Il dato negativo era previsto e il governo precedente non c’entra nulla». Carlo Cottarelli - l’economista scelto da Mattarella per formare un governo tecnico, prima che si trovasse la quadra per l’esecutivo gialloverde - liquida così il tentativo del vicepremier Luigi Di Maio di scaricare sui predecessori il dato fornito dall’Istat: che l’Italia è in recessione tecnica.
Professore, questo secondo calo del Pil era atteso, come ha detto il ministro Tria? Che ci fosse una discesa era molto probabile, che sia stata dello 0,2 invece che dello 0,1 è stata una brutta notizia.
Di Maio dice che il governo precedente ha mentito sul fatto che l’Italia fosse uscita dalla crisi. La tesi che il governo precedente abbia mentito è assurda: il paese è cresciuto ininterrottamente dal 2015 alla prima parte del 2018. Sono i dati Istat, non li ha mica inventati il governo.
È possibile indicare una causa di questo dato negativo sul Pil? Se cerca una causa immediata, direi che abbiamo sofferto l’incertezza creata dai vari annunci di fine 2018 sul deficit. Prima il governo disse che avremmo sforato il 3%, poi che lo avremmo solo sfiorato, poi scese al 2,4%. Questo tira e molla ha portato lo spread a 320 e non ha fatto bene alla nostra economia. Ma on è stato solo questo.
E cosa altro? Il governo attuale ha ereditato tante cose che non gli stanno rendendo la vita facile. L’alto debito pubblico, per esempio. Ma anche questo non è una colpa del precedente governo, che lo aveva a sua volta ereditato. Entrambi hanno commesso degli errori, tuttavia.
Quali errori? Il governo precedente non ha messo a posto i conti pubblici in modo veloce, come invece secondo me si poteva fare. Questo governo, invece, ha deciso di fare addirittura l’opposto, pensando che una bella espansione potesse mettere tutto a posto. Peccato che le espansioni funzionino solo se il paese se le può permettere, e noi non possiamo certo farlo. Dobbiamo capire questo e smettere di ignorare il problema del debito pubblico al 130%.
La manovra potrà riportare il dato in positivo? Sì, è possibile, anche perchè non ci troviamo più in quella situazione di incertezza della fine del 2018. È possibile anche che, nell’immediato, la maggiore spesa per il reddito di cittadinanza e quota100 dia una spinta al Pil. Anche così, comunque, sarà difficile arrivare a sopra lo 0,4- 0,5%. Ben al di sotto dell’ 1% che il governo continua a ripetere.
Il governo dovrà ricorrere a una Manovra bis? Non credo. Le regole europee sono definite al netto del ciclo economico: se una economia rallenta, finchè sta sotto il 3% non deve comunque fare correzioni. Inoltre, ora c’è un vuoto a livello europeo: ci saranno le elezioni e, prima che si formi la nuova Commissione, si arriverà all’autunno. Allora, però, i nodi verranno al pettine: bisognerà discutere la legge di Bilancio 2020 e sarà davvero complicato.
Nell’immediato, quindi, non prevede scossoni di mercato? No, vista la situazione di stallo europeo i mercati rimarranno tranquilli. Con questo andamento, anche il rapporto tra debito/ Pil aumenterà, ma non di molto.
Servono investimenti, allora, per aiutare la crescita? Gli investimenti servono, ma lo spazio che abbiamo è limitato. Per capirci, se ora annunciassimo un piano di investimenti da 3% del Pil, non credo che i mercati la prenderebbero bene. Inoltre, gli investimenti hanno un effetto sulla crescita immediato dal lato della domanda, ma molto lento sul lato della capacità produttiva.
Confindustria, invece, chiede proprio investimenti privati e pubblici. Un paese come il nostro, però, non esce da questa mancanza di crescita con più spesa pubblica, a meno che non tagli quella corrente. Invece, il governo ha aumentato la spesa corrente, come fa ora ad aggiungere anche la spesa per investimenti? Si rischia di far preoccupare i mercati.
Quindi, cosa bisognerebbe fare per migliorare la situazione? Riforme. Io credo sarebbe più utile, per esempio, sburocratizzare il Paese, rendere più veloce la giustizia civile, approvare misure che rendano più efficace la lotta all’evasione fiscale. Con i soldi recuperati, poi, bisognerebbe abbassare le aliquote di tassazione. Magari, anche, risparmiare un po’ sul lato della spesa in modo da abbassare ulteriormente le tasse. Rendiamoci conto, però, che non esistono soluzioni miracolose.
Vede più vicina una crisi di governo? Il dato economico non aiuta, ma ci sono molte altre tensioni nel governo. Penso alla questione delle autonomie regionali e le grandi opere, oltre a quella migratoria. Comunque, mi aspetto che nel primo trimestre del 2019 le cose comincino ad andare meglio: a meno di scossoni internazionali, è ipotizzabile una crescita del + o, 1%.
Per l’anno, invece? Voglio essere ottimista, ma l’ 1% di crescita sostenuto dal governo non è possibile. Credo sia difficile anche lo 0,6% ipotizzato da Banca d’Italia. Mi sembra più realistico parlare di un + 0,4%.