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IL COMMENTO
Il valzer delle coppie che alligna nel Palazzo non è l’ultima frivolezza di leader politici che provano a smerciare le brioches della propaganda al posto del pane delle proposte concrete che nessuno inforna. Piuttosto è una necessità imposta dal Rosatellum e, nel contempo, il tentativo di trovare un ruolo definito, che consenta di continuare a ballare anche una volta chiuse le urne.
Andiamo con ordine. La prima coppia che volteggia è la più classica di tutte: Matteo a braccetto di Silvio. Conduce Renzi. Il vorticoso valzer delle coppie nel Palazzo dei destini elettorali
Il segretario democrat, dopo aver a suo tempo avvertito che per il Pd ( e cespugli) le elezioni «saranno un corpo a corpo con il centrodestra», saltella accanto all’ex Cav e con l’occhio rivolto a Strasburgo tranquillo annuncia: «Spero che permettano a Berlusconi di candidarsi perché così lo sfido in un collegio uninominale». La risposta del diretto interessato è quella delle signore un po’ ageè che gioiscono per il corteggiamento ma sono vincolate dalle costumanze a dire di no: «ll Pd non è più un’alternativa credibile». In realtà, si tratta di un’affermazione che ha la medesima sostanza politica di quella fatta da Luigi Di Maio quando ha prima proposto e poi ricusato il faccia a faccia tv con Renzi: tipico caso di coppia scoppiata prima ancora di nascere.
I primi ballerini si allontanano e subito se ne fanno largo altri due. Se la sfida fosse tra Centrodestra e Cinquestelle lei chi voterebbe? «Voterei Berlusconi», fa sapere Eugenio Scalfari. Clamoroso certo, ma solo in superficie. In effetti altro non è che la riconferma del teorema precedente. Quello che recita: se lo spartiacque dello scontro elettorale del 2018 diventa “istituzionali” da un lato contro “populisti” dall’altro, l’architrave cui aggrapparsi per meglio reggere l’urto è «l’europeista» ( la definizione è sempre di Scalfari) Berlusconi e non la trincea del Nazareno. E questo sì che è clamoroso. Chissà se Scalfari l’ha considerato. Ossia che dopo che Renzi ha dato retta «ai consigli del nonno» Eugenio per imbastire una coalizione tramontata la suggestione della vocazione maggioritaria e dell’autosufficienza -, poi finisce che l’alleanza si dimostra non competitiva e bisogna rivolgere lo sguardo altrove.
Più strutturalmente, l’esegesi scalfariana è la conferma di un fenomeno già esaminato: e cioè che in un sistema tripolare è il terzo arrivato a decretare la vittoria tra il primo e il secondo. Ma il punto vero è che il terzo potrebbe essere il Pd. In fondo è andata così sia in Sicilia, dove l’analisi dei flussi elettorali lascia intendere che sono stati più gli elettori di centrosinistra che hanno appoggiato Musumeci rispetto a quelli che hanno preferito Cancelleri. A parti rovesciate, la tendenza si è riprodotta a Ostia dove, stavolta, gli elettori renziani sono rimasti a casa mentre un certo numero di quelli della sinistra radicale si sono indirizzati sulla candidata grillina, consentendo che prevalesse di oltre venti punti rispetto alla competitor di destra. Domanda: tutto questo - chiamiamolo così - movimento ingloba fino ad esaurirlo il valzer delle coppie? Risposta: niente affatto, è solo il primo atto.
Infatti. Perchè se le coppie, unite o scoppiate, Renzi- Berlusconi; Renzi- Di Maio; Berlusconi-Di Maio; Berlusconi- Salvini s’avanzano e si ritraggono con sinuose movenze primadel voto, altre si studiano, si formano e si preparano a proporsi sul proscenio subito dopole elezioni. Per intenderci. Matteo e Silvio forse si contenderanno un collegio uninominale, ma chi vincerà comunque sarà allettato dalla possibilità di mettere l’altro al suo fianco: per governare assieme, ovviamente. Ben sapendo che chi avrà prevalso detterà il ritmo e le condizioni del piroettare. Per altro verso se così fosse, se cioè la coppia Renzi- Berlusconi si proponesse, altre sarebbero pronte a formarsi per convogliare su di sè i riflettori. Per esempio quella Grillo ( o chi per lui) - Salvini, pronta a farsi avanti per marciare addirittura - e perché no? - su palazzo Chigi. Senza dimenticare l’ultima ( ma non è detto) combinazione possibile; numeri alla mano la meno probabile ma non per questo scartabile a priori: il paso doble di Cinquestelle e Mdp, figura danzante assai cara a Marco Travaglio che l’ha sponsorizzata più volte.
Insomma di qui a marzo e anche dopo saranno in tanti a ballare: non un divertimento bensì una convenienza e perfino un obbligo. Nella speranza che tante giravolte non finiscano per far venire il mal di testa agli elettori. E li spingano sempre più ad allontanarsi dai seggi.