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“La Storia si ripete sempre due volte. La prima, come tragedia; la seconda, come farsa”. La frase è di Carlo Marx e si adatta alla perfezione alla manovra economica del governo. Una manovra dal profumo leggermente elettorale. Nel senso: la maggioranza nata con lo slogan “tutti contro Salvini” non manifesta quella compattezza richiesta dal ciclo economico ( negativo); così disegna una legge di Bilancio che predispone i conti pubblici ad un eventuale shock elettorale ( o cambio di governo) in primavera. Con l’applicazione alla lettera della formula marxiana.
Per capirlo meglio, basta fare due conti. Iniziamo con i “grandi numeri”. La manovra sarà da 30 miliardi. Di questi, 14 sono in deficit; mentre i restanti sono attesi da interventi dalla lotta all’evasione fiscale ( 7 miliardi) e da micro interventi tributari. I tagli alle spese sono minimi ed impercettibili.
In compenso, abbonda in bonus: chiaro elemento di contabilità pubblica che anticipa, di solito, elezioni anticipate o cambi di governo. I latini li chiamavano captatio benevolentiae. Ammontano ad oltre 20 miliardi di euro: oltre ai 10 miliardi degli “80 euro” ( la “tragedia” marxiana) ci sono 7 miliardi per il reddito di cittadinanza e 2 miliardi per “quota 100” ( la “farsa”).
L’ammontare complessivo dei bonus che appesantiscono il bilancio dello Stato non è troppo distante dai 23 miliardi di Iva che sarebbe dovuto scattare il 1° gennaio prossimo. Solo un caso? O l’aumento dell’Iva rappresentava una sorta di paracadute che Bruxelles aveva chiesto per equilibrare reddito di cittadinanza e quota 100 che, in origine, sarebbero dovuti costare molto di più?
Al di là degli equilibrismi contabili, la manovra del Conte 2 somiglia da vicino alla finanziaria di Prodi; così, come somiglia a quel governo la maggioranza tenuta insieme con lo spago delle nomine pubbliche di primavera. Vale a dire, pioggia di microtasse spesso nascoste dietro il paravento del taglio delle agevolazioni fiscali. Con un errore macroeconomico di fondo.
Se ad un professionista riduci il reddito disponibile attraverso le microtasse chi ne farà le spese sarà l’albergatore od il ristoratore, in quanto quel professionista ridurrà i giorni di vacanza. Un esempio c’è già stato quest’anno. Fissare la rata della rottamazione delle cartelle esattoriali a ridosso delle vacanze estive ha finito per ridurre il reddito disponibile di fasce di contribuenti dall’elevata propensione alla spesa.
Ne consegue che il pil, già in fase asfittica, non potrà che peggiorare. Lo stesso vale per le tasse sulla plastica. Se la tassa sulla plastica è pari al prezzo del propilene ( un euro a chilo la tassa, 0,90 il prezzo della materia prima), finirà che la busta della spesa raddoppierà. E chi pagherà il conto più alto sono proprio le fasce meno fortunate della popolazione.
Per di più, la tanto annunciata flessibilità di bilancio che l’Europa avrebbe concesso è ancora tutta da conquistare. Su questo argomento, il governo è stato sfortunato. Se tutto fosse andato liscio, doveva essere Paolo Gentiloni a dare una valutazione sulla manovra, in quanto commissario europeo agli Affari economici. La bocciatura della francese Silvye Goulard ha rinviato a data da definire l’insediamento della nuova Commissione Ue di Ursula Von der Leyen. Ne consegue, che la valutazione sui conti pubblici nazionali resta ancora affidata al binomio Moscovici- Dombrovskis.
Almeno da parte del francese, al momento, c’è la tipica solidarietà socialista. Riconosce che nei conti pubblici italiani “c’è il rischio di una deviazione significativa”. Soprattutto sull’aumento del debito Ma non prevede richieste di interventi rafforzativi per la legge di Bilancio. Semmai dovessero emergere “verranno esaminati più in là”. Cioè, quando lascerà il testimone a Gentiloni. E la frase di Marx diventa sempre più attuale…