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02Con alcune Regioni che vietano quello che i ministeri consentono; virologi che dicono una cosa e altri che scuotono la testa, tutto rigorosamente e perennemente in tv; il governo che si affida agli scienziati i quali dicono che le responsabilità ultime sono delle autorità politiche. Va bene, è il Cigno nero, la pandemia che non ti aspetti, l’emergenza che ha colto tutti di sorpresa. Una prova durissima: si può sbagliare, restiamo uniti e vinceremo, eccetera. Questo va bene per la comunicazione. Poi c’è la realtà, con l’assalto al sito dell’Inps che è un segnale di disperazione che guai a sottovalutare. In fondo è semplice. Poiché per il vaccino bisognerà aspettare, se va bene, un annetto e poiché è impossibile estendere la quarantena - in particolare economica - per lo stesso periodo, è chiaro che con il virus dovremo convivere per un po’. Perciò c’è una priorità: evitare che la confusione che ha accompagnato e contraddistinto le misure di lockdown progressivamente inasprito, si riproponga - magari perfino moltiplicata - nel momento in cui bisognerà riaccendere le attività produttive, riaprire i negozi, riconsentire gli spostamenti e così via. Diciamo che se il buongiorno si vede dal mattino, le premesse non sono entusiasmanti. Il vetriolo polemico è scorso in grande misura, ma la tracimazione è dietro l’angolo. Diciamo subito che è un rischio che non possiamo permetterci di correre. Gli indicatori economici sono agghiaccianti e per affrontare il dopo-virus servirà chiarezza di intenti, compattezza di comportamenti, saggezza di procedure. Insomma servirà un leadership capace di misurarsi con la enorme e drammatica complessità della ricostruzione e del rilancio del Paese. Una leadership in grado di parlare con chiarezza e senso di verità ai cittadini, evitando furbizie e propaganda, guadagnandosi il prestigio e l’autorevolezza per stare al tavolo della Ue garantendo la tutela degli interessi nazionali. Al momento, una leadership di tale spessore fatica ad emergere. E il tempo scorre assai in fretta. P.S. Chiedo scusa se approfitto di un elemento personale. Oggi è un anno di direzione de Il Dubbio. Un orgoglio e un onore. Ringrazio l’editore, l’amministratore unico, i colleghi e tutti quelli che contribuiscono a rendere possibile questa avventura. Ringrazio soprattutto i lettori: continuate a seguirci, cercheremo di non deludervi.