Qualcuno dubita della lucidità politica di Massimo D’Alema? E di Pier Luigi Bersani? E di Roberto Speranza? Certamente no. Sono dei Maestri della Politica. Non possono, perciò, non aver previsto quello che sarebbe stato il risultato finale dello sconvolgimento delle prospettive politiche successive alla bocciatura del referendum: la centralità del partito di Alfano, Alternativa Popolare. Riferiscono le cronache che quel partito è oggetto di corteggiamento serrato da destra e da sinistra. Le sue modeste percentuali potrebbero avere un peso decisivo nelle elezioni prima siciliane e poi nazionali. Di qui una trattativa su soglie al ribasso nella legge elettorale e sulle future posizioni di Governo. Il termine inclusione, sempre presente nei discorsi dei menzionati leader politici, acquista, perciò, un contenuto concreto. Che nulla ha a che vedere con le prospettive ideologiche e con la creazione di una cornice omogenea di valori. È la solita politica ‘ sangue e merda’ descritta da Rino Formica, nella quale tutto rischia di risolversi in una lotta per il potere fine a sé stessa. Si prenda il caso della Sicilia. Una terra meravigliosa rovinata da decenni di malgoverno, da un clientelismo privo di qualsiasi rispettabile riferimento ideologico, da una assenza costante di un alto senso delle istituzioni. Rispetto a questa storia, quale è stata la collocazione che, secondo i leaders citati, ha avuto l’area politica che fa oggi capo ad Alternativa Popolare? Traendo spunto da un recente fatto di cronaca, quale è il loro giudizio sulla sfiducia votata contro il sindaco di Licata, Angelo Cambiano, che voleva far rispettare le sentenze che avevano ordinato la demolizione delle villette abusive a meno di 150 metri dal mare?
Ma se in ballo c’è il governo prima dell’isola e poi dell’Italia, possono avere rilievo questi interrogativi? Ha senso parlare di valori condivisi? C’è l’inclusione che giustifica tutto. Nuova categoria della politica che consente di chiudere gli occhi ed evitare di porsi domande. E che, tuttavia, è una strada obbligata, pena la perdita della contesa elettorale. E i valori e le ideologie? Sarà per un’altra volta. Per tempi migliori.
Che c’entra tutto questo con il referendum e con coloro che lo hanno affossato? Il sistema istituzionale italiano, sempre più proiettato verso equilibri di tipo maggioritario, è stato disarcionato e ributtato indietro in una cornice di tipo proporzionale. Le ali dello schieramento, che in una cornice maggioritaria hanno modesto potere negoziale, hanno riacquistato centralità e potere contrattuale. Sono cose note agli studenti, figuriamoci ai leaders citati. Per la condotta dei quali, dovendosi riconoscere la lungimiranza, l’unica spiegazione plausibile diventa la generosa volontà, al di là delle ricorrenti dichiarazioni di principio, di garantire un futuro agli uomini ed all’agire politico di Alterna- tiva Popolare.