Fino a ieri si era autorizzati a pensare e credere che la stella polare del ministro della Salute fosse l'articolo 32 della Costituzione, quello che dice: "La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell'individuo e interesse della collettività, e garantisce cure gratuite agli indigenti"; e poi afferma: "Nessuno può essere obbligato a un determinato trattamento sanitario se non per disposizione di legge. La legge non può in nessun caso violare i limiti imposti dal rispetto della persona umana". Un articolo semplice, chiaro, il cui significato può essere compreso da tutti.Poi ecco l'iniziativa denominata "Fertility Day", con le inevitabili polemiche sulla disastrosa campagna scelta per pubblicizzarla. "Inguardabile" dal punto di vista tecnico, dice il presidente del Consiglio Renzi. La responsabile della comunicazione del dicastero allontanata, il ministro Lorenzin fa sapere che tutto è avvenuto a sua insaputa. Quel materiale "inguardabile" non l'ha appunto guardato. Incredibile, ma crediamoci: è stata ingannata. Ma se un simile e maldestro inganno è potuto accadere, quanti altri - meno maldestri, più "raffinati", di ben più corposa e concreta consistenza - si sono consumati e si consumano e non sono "guardati"? È un dubbio, un sospetto, che sorge (dovrebbe sorgere) spontaneo.Per quel che riguarda la specifica vicenda, e al di là della sgangherata campagna che tanta polemica e clamore suscita. Lorenzin sostiene che importanti sono i fatti, non le polemiche. I fatti sarebbero questi: che in Italia ci sono 700mila persone che vogliono avere figli senza riuscirvi, che ci sono milioni di giovani e giovanissimi che non conoscono la questione della fertilità e i rischi ad essa connessi; che c'è un preoccupante calo di natalità. Il ministero della Salute si assume così il compito di fare prevenzione. Ecco che così viene "concepito" il Fertily Day", campagna costata 113mila euro e pagata con il denaro del contribuente; che, ammette il ministro, "era proprio brutta, ma io faccio il ministro e non il comunicatore; mi interessa il messaggio, più della campagna in sé".Troppo comodo cavarsela così. Quello che viene definito "errore tecnico e di incapacità" è appunto costato 113mila euro di pubblico denaro. Il ministro ha il dovere di prestare attenzione a questi aspetti, proprio perché fa il ministro, e non il comunicatore.Veniamo ora al "messaggio". Non c'è bisogno di scomodare Marshall McLuhan che fin dagli anni '60 si spiega come "il medium è il messaggio" e tutto quello che ne consegue. Voliamo più terra-terra. Il "messaggio" che si vuole veicolare in sostanza è: donne, sbrigatevi, rimanete incinte senza attendere troppo tempo; fate figli perché questo è il vostro ruolo, il vostro compito, fateli perché questo paese registra un calo di natalità; e perché il vostro realizzarsi passa nell'essere spose e madri; maternità consapevole, voluta, figli desiderati e amati? Dettagli. Primum: procreare.I toni ovviamente sono più sfumati, ma la "filosofia" non è molto diversa da quella che il 26 maggio del 1927 anima il noto "discorso dell'Ascensione".Se la storia insegna qualcosa: quel giorno Mussolini indica, tra le colpe di "certe culture liberali", quella di porre in secondo piano il ruolo della famiglia, tollerare l'omosessualità, e aver parzialmente elargito alla donna da una parte il diritto di autodeterminazione in materia di procreazione; dall'altra la possibilità di dedicarsi ad attività extrafamiliari e prettamente ?maschili', come il lavoro fuori casa. Mussolini attribuisce il declino del tasso di natalità alla "vigliaccheria morale delle classi superiori", e all'urbanizzazione delle classi rurali. Alla figura della "sterile" e "isterica donna in crisi" oppone la serena e prolifica massaia rurale, su cui sarebbe ricaduta la principale responsabilità di produrre le nuove generazioni di giovani (da mandare al fronte e nelle colonie). Con il Discorso dell'Ascensione lancia ufficialmente la cosiddetta ?battaglia demografica'.È evidente che Lorenzin non farà nessuna replica del Discorso dell'Ascensione; ma nella campagna sul "Fertily Day" si scorge una eco di quella "filosofia". Il ministero della Salute si trasforma, consapevoli o no che si sia, in ministero della Demografia. È altro, che serve, che urge. Per dire: campagne di informazione che consentano a tutti (non solo i giovani) di conoscere il proprio corpo, non demonizzanti; che rendano consapevoli e non demonizzino una sessualità che va vissuta con soddisfazione; perché la maternità sia desiderata e voluta, risultato di scelte consapevoli, non di "incidenti", o imposizione.Il ministero quantifica in 700mila circa le persone che vogliono avere figli e non riescono ad averne. Per quali motivi? Per riflessi che sarebbe interessante indagare, sembrerebbe di capire che la responsabilità di questa situazione ricada sempre e solo sulla donna. Sappiamo bene che non è sempre così: la causa della mancata "procreazione", spesso è da ricercare nel partner maschile; è l'uomo ad avere problemi fisici o psicologici che gli impediscono di procreare; ed è sempre l'uomo, schiavo di antiquati retaggi, pur consapevole di questi problemi e impedimenti, si rifiuta, ha "vergogna" a ricorrere a specialisti ed esperti che potrebbero aiutarlo a superare la situazione. Lorenzin dovrebbe spiegare perché si imposta una campagna tutta rivolta al "femminile", perché è solo la donna ad essere esortata a "cogliere l'attimo fuggente". È noto che ci sono una pluralità di cause, ragioni, problematiche che fanno sì che la coppia, (o anche la singola) pur desiderando un figlio, decida di rinunciare o procrastinare. Sono semmai questi ostacoli, queste barriere, che occorre cercare di rimuovere. Promuovere campagne pubblicitarie come quelle finora concepite, anche depurate dello sgangherato contenuto che ha provocato polemica, è utile (nel senso che producono un utile) solo a chi li realizza. Il "messaggio", ministro Lorenzin, sono i fatti concreti: maternità libera e consapevole; informazione sessuale; sostegno sotto forma di rimozione degli ostacoli che impediscono una reale tutela la salute come fondamentale diritto dell'individuo e interesse della collettività, e garantire cure gratuite agli indigenti. "Semplicemente" applicazione di quello che prevede e prescrive l'articolo 32 della nostra Costituzione.