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Ieri, lunedì, Gianni Alemanno è stato condannato a sei anni di prigione. Venerdì scorso Roberto Formigoni era entrato nel carcere di Bollate, a Milano, per scontare una condanna a cinque anni e dieci mesi. Ora è in una cella di sei metri per quattro, bagno compreso, insieme ad altri due detenuti. Possibilità di uscire, magari tra qualche mese, poche assai. Gianni Alemanno spera invece in una sentenza d’appello favorevole a lui.
Cinque o sei anni fa Formigoni e Alemanno erano due delle persone più potenti d’Italia. Il governatore della ricchissima Lombardia, la locomotiva economica del paese, e il sindaco di Roma, locomotiva politica. Formigoni è stato condannato per via di alcune vacanze in barca. Risulta che sia stato ospite di un suo amico, il quale, secondo l’accusa, era intermediario di uno scambio di favori con alcune cliniche convenzionate che avevano ricevuto dei soldi dalla regione Lombardia. E risulta anche che questo suo amico gli abbia pagato cene e alcuni viaggi fatti insieme.
Uno che legge così la notizia immagina che Formigoni, che, appunto, era Presidente della regione, dispose direttamente e segretamente questi stanziamenti. No: gli stanziamenti furono decisi e votati dalla giunta e poi dal consiglio regionale. Fu una decisione collettiva motivata dalla necessità di migliorare il servizio sanitario. Poi, naturalmente, uno può pensare che non migliorarono proprio nulla, anzi peggiorarono, e di conseguenza può decidere di non votarli più quelli che hanno fatto questi errori. La magistratura invece ha deciso di spedirne in cella uno per educarli tutti. Non di spedire in cella l’intero consiglio regionale, che evidentemente è considerato non in grado di intendere e di volere, ma solo Formigoni, l’ex Deus ex Machina di Comunione e Liberazione.
Alemanno invece è stato condannato non per le sue vacanze, che pare essersi pagato di tasca propria, ma per un finanziamento ad una fondazione della quale lui è magna pars. Finanziamento, tra il 2010 e il 2012, di circa 300 mila euro ( un po’ meno). Naturalmente se a me dessero 300 mila euro non dico che mi cambierebbero la vita ma certamente risolverebbero molti miei problemi economici; se però la stessa cifra è elargita a una associazione politica, com’era la fondazione di Alemanno, risulta essere una cifra piuttosto piccola. Le associazioni politiche, per vivere, hanno bisogno di parecchio denaro. Una volta, in parte, questo denaro era assicurato dal finanziamento pubblico, così come succedeva per i partiti. Poi, da quando si è stabilito che l’attività politica o culturale non deve essere più considerata una libera attività umana ma qualcosa di molto sospetto e probabilmente di una associazione a delinquere, i finanziamenti pubblici sono spariti, e quelli privati si sono molto ridotti.
Resta il fatto che Alemanno se ha commesso un reato - ma allora bisognerebbe accettare il fastidio di cercare e trovare le prove - ha commesso un reato molto modesto, e anche discutibile, come quello di concorso in finanziamento illecito all’attività politica. Sei anni, per questo reato? Più tutte le pene ulteriori, e cioè l’interdizione quasi da ogni attività che non sia la pesca o l’agricoltura?
Proprio ieri ho letto che il ministro dell’Interno sta montando un casino dell’altro mondo perché ritiene ingiusta o comunque sproporzionata la condanna a quattro anni e mezzo di un signore che è stato giudicato responsabile di avere catturato un ladro e di avere tentato di fucilarlo, sparandogli da un metro al petto, dopo avergli sbattuto varie volte la testa sulle pietre.
Non so se davvero quel signore è responsabile di un delitto così feroce, spero di no, e personalmente sono sempre molto diffidente verso tutte le sentenze. Tuttavia non riesco a capire come si possa immaginare che una fucilazione sia meno grave di un modesto finanziamento alla propria associazione politica.
Formigoni è in galera, l’ex governatore della Calabria, Peppe Scopelliti è in galera, l’attuale governatore della Calabria, Mario Oliverio, è al confino, il governatore della Basilicata, Pittella, dopo un periodo di carcere ha dovuto rinunciare a ricandidarsi perché è ancora sotto processo, il sindaco di Riace è stato messo in fuga e messo sotto processo perché aiutava gli immigrati.
Sul Dubbio di venerdì scorso abbiamo pubblicato un ampio e informatissimo articolo di Simona Musco, la quale ha tentato una ricognizione su tutti i casi giudiziari che hanno coinvolto le Regioni e i Comuni. E’ un elenco impressionante, una strage. Decine di governatori arrestati o comunque demolti da inchieste giudiziarie, in grande misura finite poi nel nulla.
Tutto normale? Bisogna solo assistere, sorridere, rassegnarsi e ripetere la formula di rito, come in quella splendida vignetta di Altan che abbiamo citato già qualche giorno fa: «Scusi sa l’ora? No ma ho piena fiducia nella magistratura...».
Ma se c’è un pezzo di magistratura evidentemente impegnato a dare la caccia ai politici, questo non crea una ferita molto profonda nel sistema democratico? L'indipendenza tra i poteri vuol dire che c’è un potere, quello giudiziario, in una posizione di assoluta prevalenza verso gli altri poteri costituzionali, e dunque verso il sistema democratico?
Vedremo come andrà a finire il processo ad Alemanno. Possiamo anche provare ad avere fiducia nella magistratura, però ci vuole molto, tanto coraggio...