Tutelare i diritti veramente fondativi della libertà personale e sociale. È uno dei principali obiettivi perseguiti dall’Autorità Garante per la protezione dei dati personali, presieduta da Pasquale Stanzione. Tanti i temi emersi in occasione della presentazione della relazione annuale del Garante della privacy, due giorni fa alla Camera, valutati positivamente da Salvatore Sica, avvocato, ordinario di Diritto privato nell’università di Salerno e giurista dell’informazione.

«Sta prendendo piede – dice al Dubbio il professor Sica - un processo che vale la pena prendere molto in considerazione. Si sta andando dalla stagione del “tecno-entusiasmo” aprioristico verso la determinazione di limiti sorretti da scelte valoriali: rete, Intelligenza artificiale e quanto ancora ci riserverà l’innovazione sono serventi rispetto alla persona umana e tali devono restare. Sembra poco o banale, ma è un passo avanti straordinario per chi, fino a poco tempo fa, sostenendo queste tesi, era accusato di liberticidio o neo-luddismo».

Professor Sica, la relazione del Garante della privacy ha illustrato i diversi fronti sui quali è stata impegnata l’Autorità in un anno caratterizzato da interventi in ambiti fortemente innovativi. Le persone devono essere sempre al centro di ogni intervento, a partire da quelli legislativi, per preservarle anche da alcuni attacchi e tutelarne la dignità. Cosa ne pensa?

La relazione 2023 del Garante della privacy è ricca di spunti di interesse sociale, culturale e politico. Vorrei partire dal titolo: “Una protezione dei dati per un’innovazione antropocentrica”. La cifra del contributo del Garante, infatti, è proprio la centralità della persona e delle sue prerogative e, con particolare riguardo all’Intelligenza artificiale, l’indispensabile ed inevitabile controllo umano sulla tecnologia. L’approccio, molto corretto, a mio avviso, non è di ostacolo all’innovazione tecnologica, che, del resto, sarebbe impresa vana, ma di riaffermazione dei valori basilari non negoziabili rispetto ai quali anche il progresso delle possibilità tecnologiche deve fermarsi. In altre parole, il “servizio all’Uomo” è il limite insormontabile anche per gli sviluppatori tecnologici. Molto efficace il richiamo alle parole di Papa Francesco, che invita a temperare l’algocrazia con l’algoretica.

Non sono mancati neppure dei riferimenti che hanno segnato la storia dell’umanità...

Bellissimo il riferimento all’uso dell’AI nelle strategie belliche, che il Garante segnala come “momento Oppenheimer”. Effettuare un bombardamento preceduto dall’analisi algoritmica, che, tuttavia, contempla il margine di errore, è assimilabile all’introduzione dell’atomica, nella misura in cui la “variabile umana” è un fattore di calcolo e non un discrimine morale. Così come è già attuale il tema che la manipolazione algoritmica dell’informazione diventa il terreno di una nuova guerra fredda, questa volta planetaria.

Il Garante ha fatto un’analisi settoriale, che tra l’altro, rende conto degli interventi dell’Autorità per la protezione dei dati personali nello scorso anno. Il paragrafo dedicato alla giustizia e al digitale è caratterizzato da alcuni passaggi significativi. Ci sono motivi di preoccupazione per quanto riguarda il versante giudiziario?

La telematizzazione del processo impone l’innalzamento delle misure di protezione dei dati raccolti, soprattutto perché i dati giudiziari, con le loro molteplici implicazioni, sono a tutti gli effetti, “dati supersensibili”. Nello stesso ambito il Garante sottolinea, con coraggio, i guasti che possono derivare dall’uso “a strascico” del trojan. Del pari segnala che le prerogative dei soggetti captati o intercettati devono prevalere sulla divulgazione, soprattutto quando essa non è strumentale all’informazione, ma alimenta forme di gossip o speculazione politica. La proposta è dunque nel senso della pubblicabilità dei soli contenuti riprodotti dal giudice nei propri provvedimenti, purché pertinenti a soggetti coinvolti direttamente nel processo.

I dati sanitari richiedono una maggiore tutela? Rappresentano un versante scoperto che richiede una adeguata e uniforme copertura normativa?

Sui dati sanitari il Garante ha pronunziato parole decisive: non si può confondere la biologia con la biografia, nel senso che la raccolta di dati sanitari non deve condurre alla categorizzazione delle persone, che finiscono per essere identificate non come tali ma in base alle loro patologie o caratteristiche biologiche. Sul punto sono stati richiamati gli opportuni interventi sul cosiddetto oblio oncologico. Molto chiaro anche il senso delle osservazioni sull’introduzione del fascicolo sanitario elettronico, messo sotto osservazione soprattutto per la sua attuazione nelle diverse regioni. Il valore chiave è l’uniformità del trattamento, non sono ammissibili “vie regionali” all’applicazione della disciplina, perché la salute non tollera disparità di trattamento in base al luogo di residenza.

Sempre più spesso la rete è utilizzata per alimentare l’odio, che prende forma in diversi modi, e crea una prateria in cui gli odiatori seriali possono muoversi liberamente. C’è da preoccuparsi?

Reputo fondamentale il richiamo ad alcuni casi di “abuso della rete e dei social”. Si pensi ad Asia, la ragazza insultata in rete perché malata. A tal riguardo il Garante ha segnalato il fenomeno della violenza digitale, causa ed effetto, in un circolo perverso, della “micro-celebrità” che assicura il web, con un doppio gravissimo rischio: l’offesa alle persone e lo sdoppiamento della personalità, reale e virtuale, con prevalenza della seconda.