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IL COMMENTO
Matteo Salvini ha risposto con fastidio, e mostrando un certo disprezzo, a Michelle Bachelet, alto commissario dell’Onu per i diritti umani, la quale ha espresso preoccupazioni per il rischio di una crescita del male razzista in Italia.
Ha fatto malissimo, almeno per tre ragioni. La prima è il rispetto che si deve alla signora Bachelet. Tra i leader politici mondiali di questo periodo è una di quelle che ha alle spalle una biografia piuttosto ricca e molto dignitosa ( anche superiore a quella di parecchi esponenti politici italiani).
Lei è figlia di un generale cileno che fu arrestato l’ 11 settembre di 45 anni fa dagli uomini del generale Pinochet ( che aveva rovesciato, con un sanguinosissimo golpe militare, il governo legittimo di Salvador Allende). Dopo l’arresto, dovuto al suo rifiuto di tradire Allende, fu torturato e morì. Anche il fidanzato di Michelle Bachelet, che all’epoca era una studentessa universitaria, fu arrestato, torturato e ucciso. E poi furono arrestate e torturate la madre e infine lei stessa. La interrogò e la fece torturare il generale Manuel Contreras in persona, cioè il capo della Dina, la polizia segreta.
Michelle Bachelet resistette, fu rilasciata dopo un anno e fuggì all’estero, profuga. Poi tornò, militò clandestinamente nel partito socialista e dopo la fine della dittatura fece parte di alcuni governi, come ministra, e infine vinse il mandato presidenziale per due volte.
Salvini e Feltri ( che lo ha spalleggiato in Tv) possono erigersi finché vogliono a suoi giudici, ma i fatti - quelli veri sono certamente più forti e più nobili del loro fastidio.
La seconda ragione è che chiunque conosca seppur superficialmente il nostro paese sa che da alcuni anni ( da molto prima che si insediasse il governo gialloverde) in Italia sta crescendo il germe razzista.
Testimoniato da migliaia di episodi, anche di violenza, persino da alcuni linciaggi, e anche dai toni tenuti da molti politici e opinionisti in centinaia di pubblici dibattiti in Tv e sui giornali. Tutta colpa di Salvini? Francamente non credo. Proprio per questo mi sembra che lo scatto che ha avuto contro l’Onu sia un errore anche politico. La Bachelet non ha detto: «voglio vedere chiaro cosa sta facendo Salvini». Ha detto: «voglio accertare se in Italia sta crescendo il razzismo».
La terza ragione per la quale il ministro dell’Interno ha sbagliato è ancora più squisitamente politica. Lui fa il ministro in uno dei più importanti paesi del mondo.
Non può immaginare che le sue scelte e i suoi giudizi, e le frasi che pronuncia, restino una questione puramente interna, e che solo i suoi elettori siano chiamati a giudicare. I suoi comportamenti, ovviamente, sono davanti agli occhi del mondo intero. Ed è giusto che il mondo abbia la possibilità di sapere, di conoscere, di giudicare. Salvini avrebbe dovuto rispondere all’Onu in modo assolutamente positivo: «venite, parliamo, vi metterò a disposizione tutto quel che vi serve e vi spiegherò qual è il senso della politica che stiamo attuando e perché non è una politica razzista».
Perché non ha reagito così? Ci sono due possibili spiegazioni. La prima è che l’iniziativa dell’Onu di mandare qui da noi un’ispezione lo abbia infastidito e abbia provocato una semplice reazione stizzita. Male se è così: deve abituarsi al suo nuovo ruolo. Forse deve anche capire che il linguaggio che usa deve essere più adatto alla funzione di governo che svolge ( visto che non è più il capo di un partito che era piccolo, ma è il rappresentante dell’Italia).
La seconda spiegazione possibile è che in qualche modo si senta colpevole. Tema che una ispezione di una autorità internazionale ( molto più dell’iniziativa un po’ cervellotica di una Procura) possa danneggiare la sua immagine e mettere in discussione le sue scelte.
In questo secondo caso una via d’uscita c’è: modificare il suo atteggiamento un po’ oltranzista sull’immigrazione, aprire un dialogo con l’Onu, accettare alcuni principi umanitari difficili da mettere in discussione, chiedere e pretendere una collaborazione internazionale. Cioè trasformare l’Onu da minaccia in alleato. Se l’obiettivo del governo è quello di realizzare una politica sui migranti che distribuisca il peso dell’accoglienza in modo più equo tra tutti i paesi ricchi del mondo, è difficile pensare di poterlo realizzare con una politica isolazionista. Michelle Bachelet, con la forza della sua esperienza politica, vuole aiutare l’Italia, non metterne a repentaglio l’onore. E’ assurdo non darle il benvenuto.