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Che il pianeta giustizia fibrilli, non è una novità. Lo scontro con la politica dura da 25 anni e il caso Palamara, almeno nelle intenzioni sotterranee di qualcuno, potrebbe segnare una specie di rivincita nella partita di ritorno: diciamolo chiaro, esiziale come fu quella di andata, e indipendentemente dal punteggio. Perciò è fondamentale tenere i nervi saldi e riflettere su alcune storture che oggi più che mai devono essere raddrizzate. Come ha detto in più occasioni il presidente Andrea Mascherin, la giurisdizione è un “ecosistema” che va tutelato e salvaguardato in tutte le sue parti. Sbilanciamenti, favoritismi, “aiutini” a favore di questa o quella componente non farebbero altro che far perseverare distorsioni di cui nessuno avverte il bisogno. Il punto è semplice. Nessun tecnicismo riformista potrà davvero salvare il sistema di autogoverno dei magistrati da tentazioni carrieristiche o correntizie. Quel che davvero occorre per esaltare l’autorevolezza, l’equilibrio e l’indipendenza delle toghe è un sussulto che provenga dall’interno del mondo stesso della magistratura, un rilancio dell’imparzialità non solo proclamata ma celebrata nell’applicazione della legge. Che poi è quel che tanti Pm e giudici fanno ogni giorno nello svolgimento del loro compito: delicatissimo ed essenziale al tempo stesso in un sistema che voglia definirsi compiutamente democratico. Però è fondamentale che anche l’avvocatura, chiamata a svolgere nel modo migliore il suo ruolo di garanzia del rispetto dei diritti di tutti, specie dei più deboli, sia sollevata da una sorta di legittimità “minore” nel bilanciamento dei rapporti tra accusa e difesa. La giurisdizione è una ed è al tempo stesso plurale: se una parte, una qualsiasi, ritiene di poter indossare in solitaria il mantello del “fare giustizia”, allora le problematicità aumenteranno e i cittadini sempre meno si affideranno ai Tribunali con tranquillità e fiducia. Per questo è giusto tornare ad insistere con forza sulla proposta di inserire nella Costituzione italiana la figura e il ruolo dell’avvocato. È una riforma di fatto indifferibile e, come abbiamo sottolineato su queste colonne in altre occasioni, è anche un riforma a costo zero. Che tuttavia può davvero segnare una svolta. Non bisogna avere paura delle novità. E vale l’ammonimento di Ghandi, che peraltro era un avvocato: “Quando la causa è giusta, è giusto saper vincere la paura”.