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Il Teatro di San Carlo, il più antico teatro lirico dEuropa e del mondo è la terza community dopo il Met di New York e la Scala di Milano può a buon diritto rivendicare lautorevolezza e la credibilità per essere testimonial di un pezzo fondamentale della cultura italiana nel mondo. Ma se il terreno della competition diventano i modelli culturali e finisce che Gomorra - film, libro, fiction: non importa - conquista un successo planetario rappresentando nellimmaginario collettivo Napoli e la sua gente, cosa il Teatro di San Carlo può mettere sul tavolo per vincere la sfida? Semplice: il suo nome, la sua storia, il suo impegno e le attività sul sociale, forse poco note ma non certo meno importanti. E anche una proposta che in tanti non si aspettano. Rosanna Purchia, che della Fondazione del Teatro San Carlo è sovrintendente da anni, risponde con la fermezza, il garbo e la determinazione che la contraddistingue.Lattività culturale del San Carlo, compresa quella sociale, riesce a contrastare limmagine di spettacolarizzazione del crimine che viene veicolata da Gomorra? I mezzi di comunicazione ed i numeri sono impari quando devi confrontarti con il mezzo televisivo che coinvolge milioni di spettatori. E evidente che il San Carlo, che fa un lavoro quotidiano, che fa vivere alle persone le emozioni attraverso le sue opere, i concerti, le tante attività non può essere paragonabile ai numeri delle fiction. Sia chiaro: lazione di denuncia, di contrasto alla illegalità e al degrado che produce nelle persone, è fondamentale e qualunque iniziativa politica, sociale, culturale, di sicurezza, serve a questo scopo va sostenuta e apprezzata. Ma per rispondere alla sua domanda, quel che io condanno non è la spettacolarizzazione bensì la mancanza di par condicio, fatta tra laltro dalla politica. Io mi batto per una par condicio culturale, reclamo lo stesso spazio per trasmettere una realtà, quella napoletana, composta di molteplici aspetti, non unidirezionale. Ripeto: sono daccordo sul fatto che si debbano mostrare e denunciare le nefandezze della criminalità. Tuttavia, vivendo questo territorio con molta intensità, con il cuore e la ragione, chiedo un par condicio ai media, alla comunicazione, attraverso uno spazio ampio a ciò che è bello e solare del nostro territorio.Sta per caso pensando ad una fiction sullOpera? Pensa sia, prima ancora che opportuna, concretamente realizzabile?Io ho un sogno nel cassetto. Ne ho parlato con il regista Mario Martone, ed era molto affascinato da questa idea: fare un film sulla storia del San Carlo, anche una fiction. Avrebbe unaudience pazzesca. Se poi di questo film, realizziamo un DVD tradotto in 10 lingue, lo venderemmo al mondo perché il brand San Carlo, senza far torto a Napoli, è molto più forte, molto più amato - purtroppo lo devo dire - allestero.Ragione e cuore: sono i due concetti che ha scelto come testimonial del San Carlo. Funzionano?Ci tengo a dire che non è uno slogan. È un modo di vivere, di pensare, e con questo modo di essere e di pensare ogni giorno di più sento allargare questo amore intorno al San Carlo. Vuol dire che serve, serve ricordare perché viviamo in un mondo che ha la memoria corta.Ma perché proprio quei due concetti? A che servono?Li ho scelti perché cerco di raccontare un sentimento molto forte, importante, una ragione di vita. Ho avuto la fortuna di iniziare questa attività molto giovane, di aver potuto lavorare con grandi maestri: sta qui la matrice di questo trasporto di sentimento. Credo profondamente, perché sono decenni che lo faccio orgogliosamente e al meglio possibile, che non si può fare questo mestiere senza il cuore, privi di una profonda passione, senza una profonda sensibilità ai problemi umani. Quando si lavora in una fabbrica o in una catena di montaggio, devi essere un grande organizzatore. Nel nostro mondo è molto difficile. Devi avere lattenzione ai conti, al rigore, alle regole, alla sicurezza, devi avere campanelli sempre accesi. Ma senza il trasporto e la sensibilità umana è un lavoro che non si può fare. Non so se ho trovato la giusta mediazione tra ragione e cuore, posso dire che la ragione si vede nei fatti, si vede nel rigore dei conti, nei bilanci in pareggio, insomma la puoi dimostrare. Quanto al cuore, spero di mostrarlo ai miei lavoratori, agli artisti che passano per il San Carlo. Lamore che io ho per loro e per il loro contributo che resta essenziale, parte dalla consapevolezza che il nostro lavoro esiste perché esiste quel palcoscenico. Se perdiamo di vista che lobiettivo della nostra attività è il palcoscenico non si riesce ad unire cuore e ragione.Il San Carlo propone un programma diversificato, orientato a più forme espressive dellarte, della danza, della musica, dellopera lirica.. Lobiettivo è ampliare lo zoccolo duro degli abbonati del Teatro e catturare più utenti?Il senso ultimo del nostro sforzo è testimoniare lapporto culturale che diamo alla città e al Paese. È uno sforzo facilmente dimostrabile perché ci sono i numeri, i bilanci che parlano: il San Carlo accoglie 250mila spettatori allanno; è la terza community al mondo dietro al Metropolitan di New York e la Scala di Milano. Quando penso che ci sono 50 mila giovani che frequentano a vario titolo il Teatro; allalternanza scuola - lavoro, al coro di voci bianche, al corpo di ballo, al laboratorio di Vigliena, tocco con mano la conferma concreta che esiste tutto un mondo che gira intorno al Teatro. Sono numeri facilmente dimostrabili e non chiacchiere.Parliamo dellattività di trasmissione di cultura attraverso le iniziative nel sociale. Il laboratorio artistici di Vigliena a San Giovanni a Teduccio, presso gli ex stabilmenti Cirio nella periferia est di Napoli un tempo area industriale, è uno degli esempi..Vigliena è un fatto fondamentale. Noi abbiamo scelto quel posto perché abbiamo voluto portare il bello, in quel contesto. Purtroppo dal 2011, anno di insediamento, siamo rimasti lunica cosa bella nonostante i diversi progetti di riqualificazione dellarea. Lunica cosa che può essere riconducibile alla bellezza, al lavoro sano, alla nostra mission artigianale: le mani sapienti delle nostre donne e uomini che cuciono, dipingono, costruiscono. Vigliena è un laboratorio dove tutte le scenografie che vediamo, ammiriamo, sono costruite lì. Ma è anche un laboratorio di sarti, una scuola di nuovi parrucchieri, molto dedicata al sociale, che accoglie tanti ragazzi provenienti da tutta la città per il coro, e le prove le facciamo in loco. E lì che è nata lOrchestra Academy, è lì che si fa un master musicale. Sono tante attività che devono trovare un sostegno costante nel tempo, e sono orgogliosa di dire che è tutto fatto su base volontaria. Dovrebbe essere un faro della città di Napoli, di civiltà, di educazione, formazione, di cultura.Lei pensa sia sufficiente in una realtà difficile come quella napoletana?Più attività si fanno volte al bello e meglio è, più teatri funzionano, più istituzioni culturali collaborano più il territorio migliora. E ovvio però che ciascuno di noi non deve perdere di vista il proprio specifico, la propria mission. Va bene allargare, diversificare ma bisogna rimanere ben consapevoli di quello che è il nostro core business e della necessità di perseguirlo.Tra le novità questanno il San Carlo si apre allo splendore della Reggia di Caserta..Sí. Siamo stati sempre coraggiosi, crediamo nelle nostre iniziative, ci investiamo, come dicevo prima, sempre cuore e ragione. La Reggia di Caserta è una vera meraviglia, quando ho percepito che la Regione Campania in sintonia con il Ministero della cultura Franceschini, intendevano focalizzare lattenzione sulla Reggia e Pompei, ho pensato subito che il San Carlo dovesse fare la sua parte. Con il Direttore Artistico Pinamonti, abbiamo organizzato il primo festival dellOpera Buffa portando, forse forzando, il nostro pubblico di sabato o di domenica, alla Reggia, utilizzando i bus che partono dal San Carlo.Cosa prevede il cartellone in questi giorni?Fino al 5 giugno, lopera di Goyescas di Enrique Granados, su libretto di Fernando Periquet Zuaznabar, mai rappresentata al San Carlo e Suor Angelica di Giacomo Puccini, assente dal palcoscenico del Massimo napoletano dal 1999, per la regia di Andrea De Rosa e la direzione dorchestra di Donato Renzetti. Il dittico è presentato in un nuovo allestimento frutto di una coproduzione con lOpera di Firenze/ Maggio Musicale Fiorentino e il Teatro Regio di Torino. Noi teatri italiani e del mondo cerchiamo di fare rete, ci saranno diverse coproduzioni con Valencia, con San Pietroburgo.Questanno, a 20 anni dalla morte di Giorgio Strehler, al San Carlo, ci sarà un anniversario importante per lei che ha lavorato al Piccolo di Milano con il grande maestro..Strehler è in assoluto il mio maestro, porteremo in scena il suo Ratto con il Serraglio, che fu realizzato nell82 al Teatro La Scala, con la sua regia.Come se ritornasse il fantasma dellopera.Certo se fosse qua, gli avrebbe dato un ulteriore magia. Strehler quando riprendeva i suoi spettacoli, reinventava sempre. I suoi spettacoli avevano così tanto successo che noi gli suggerivamo di riprendere lo stesso impianto ma non era mai così.È corretto affermare che il Massimo ha raggiunto unarmonica quadratura del cerchio, insomma un equilibrio tra Istituzioni, privati, sponsor?No, e parlo dei privati. Nonostante la grande innovazione del Ministro Franceschini con lArt Bonus, questo equilibrio non è stato raggiunto. Alcuni passi in avanti sono stati fatti, molti privati stanno utilizzando questo strumento, molti altri speriamo che arrivino, ma questo equilibrio non cè, soprattutto al Sud. Non investire sullarte è un problema culturale che riguarda solo le imprese?Non solo delle imprese ma anche del territorio in generale.