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FRANCESCO PETRELLI PRESIDENTE CAMERE PENALI ITALIANE
Domani a Milano si apre l’inaugurazione dell’anno giudiziario dell’Unione Camere Penali dal titolo “Il pubblico ministero - Un equilibrio necessario”. La due giorni è stata preceduta da forti polemiche in quanto i massimi vertici degli uffici giudiziari milanesi hanno rifiutato di prendervi parte perché si sono sentiti delegittimati dalle toghe. Ne parliamo con il presidente dei penalisti, Francesco Petrelli.
Come giudica il rifiuto a partecipare alla vostra inaugurazione da parte dei vertici della magistratura milanese?
Un grave errore. L’avvocatura è sempre stata dialogante, in ogni contesto ed in ogni occasione, e non ha mai fatto mancare il proprio contributo di riflessioni. È ovvio che non sono mancate le critiche anche dure e le censure più aspre, come quando abbiamo apertamente condannato alcune scelte fatte dalla Anm in occasione delle celebrazioni dell’inaugurazione dell’anno giudiziario. Ma abbiamo sempre continuato a confrontarci con i vertici di Anm, con gli esponenti delle singole correnti e con la magistratura istituzionale, in tutte le sedi. Finora il conflitto si era sviluppato fra politica e magistratura, ma in questo caso la scelta di disertare la nostra inaugurazione da parte dei vertici milanesi, segna un salto di livello che francamente poteva e doveva essere evitato. L’avvocatura è una forza indipendente, laica e lungimirante che non si lascerà schiacciare all’interno del conflitto fra politica e magistratura. È un errore colpire una forza di interposizione e spero che questo debba essere compreso da chi vuole che il dialogo non venga meno e crede nella necessità di una de-escalation.
Non crede però che anche i titoli dati alle sessioni di dibattito "Da mani pulite alla nuova repubblica giudiziaria" o "Il nuovo Csm da terza Camera ad organo di garanzia" abbiano comunque potuto indurre a non creare da subito in clima ospitale?
Se si ha la pazienza di andare a cercare i titoli dei congressi UCPI e delle nostre inaugurazioni, si troveranno sempre titoli provocatori ed evocativi dei luoghi più critici della giurisdizione. Ma a questi eventi i magistrati non si sono mai rifiutati di intervenire. Hanno esposto le loro idee liberamente, confrontandosi anche duramente con gli altri relatori, ma non si sono mai sottratti al confronto. Non credo proprio che un titolo o una critica possa determinare un passo politicamente così grave. Poi, lasciatemi dire anche questo. Non si può da un lato assumere un atteggiamento di piena contrapposizione politica e poi ritenere di dover essere immuni dalle critiche.
Nella lettera in cui vi si dice che l'invito non è accettato vi si accusa di aver detto che la magistratura non ha mai cessato di essere “eversiva”, espressione usata da voi nel commentare il proscioglimento di Renzi e l'assoluzione di Salvini. Quel termine non è stato eccessivo?
Abbiamo detto che la storia della magistratura nel nostro Paese ha assunto a volte “tratti eversivi”. Si tratta di critiche che attengono le scelte politiche del sindacato o di singole parti della magistratura requirente che non implicano affatto una qualche delegittimazione della magistratura in quanto istituzione e tanto meno un attacco oltraggioso diretto alla funzione giurisdizionale, la cui autonomia ed indipendenza abbiamo invece più volte tutelato dagli indebiti attacchi della politica. Spesso in solitudine.
Il procuratore Amato sarà presente invece?
Confermo che il procuratore generale parteciperà alla tavola rotonda finale della nostra inaugurazione e non si sottrarrà in alcun modo al confronto con gli altri relatori sui temi interessanti e di grande attualità che quella tavola propone.
Fonti interne all'Ucpi non davano per certa la presenza fisica di Nordio per venerdì. Il Ministro sarebbe stato titubante perché essere lì da voi avrebbe esasperato ancora di più il conflitto con la magistratura. Ed infatti non sarà presente fisicamente.
Non ho avuto notizia di titubanze del Ministro circa la sua partecipazione alla nostra inaugurazione e tanto meno di simili ragioni. Sono stato solo informato del fatto che a causa di un suo concomitante impegno istituzionale il suo intervento sarà in collegamento ma questo non diminuisce l’importanza e la rilevanza del suo contributo.
Non lo ritenete dunque uno sgarbo per voi considerato anche la vicinanza che avete a lui dimostrato ad esempio criticando l'azione di Lo Voi?
Restiamo volentieri fuori da simili scenari ipotetici. UCPI opera su di un piano di azione politica e associativa valoriale che esclude vicinanze. Non abbiamo alleati nei partiti e nei governi ma solo nei valori della Costituzione. Noi non abbiamo criticato l’azione di Lo Voi, abbiamo criticato l’affermazione secondo la quale l’iscrizione al registro degli indagati, tanto di un cittadino comune che di un Ministro, sia un “atto dovuto”. Una simile affermazione sembra essere una sorta di sviamento, di fronte all’opinione pubblica ed agli altri poteri dello Stato, da quelle che sono le dirette e legittime responsabilità assunte dall’ufficio in una materia così delicata. Prerogative che sono state legittimamente esercitate e nel cui merito non intendo certo entrare.
Come si esce da questa crisi di confronto tra voi e la magistratura?
Non mi pare ci sia una “crisi di confronto” con la magistratura. Appena finita questa intervista parteciperò ad una tavola rotonda con importanti esponenti dell’ANM e di tutte le correnti, portando i saluti dell’Unione. Noi non torniamo certo indietro rispetto alla strada del confronto, duro e leale, sperando che si resti fuori da certe radicalizzazioni ideologiche da armageddon catastrofista.
Mentre voi concludete l'evento a Milano, il Cdc dell'Anm elegge il nuovo presidente. Secondo lei con un presidente di Magistratura indipendente sarà più facile dialogare per voi in futuro?
Per il futuro dipenderà solo dalla volontà della nuova dirigenza, alla quale non posso che augurare un buon lavoro per l’impegno faticoso che la attende. Durante la presidenza del dott. Santalucia abbiamo sempre avuto un dialogo costante, franco e sereno anche sulle rispettive posizioni contrapposte e gli esponenti delle due associazioni hanno sempre partecipato ai rispettivi eventi. Speriamo che l’episodio milanese resti un fatto isolato. Noi siamo qui.
All'interno dell'UCPI qualcuno sostiene che esiste una crisi di identità: chi vi vede più sbilanciati a destra e conniventi col Governo solo per portare a casa la separazione delle carriere, chi più a sinistra ad esempio nel vostro contrasto al ddl sicurezza. Lei come commenta?
L’Unione non ha mai avuto una identità politico-associativa più salda. Sono proprio le critiche mosse dalla maggioranza e dall’opposizione che confermano la tenuta del nostro lavoro e la fedeltà ai nostri valori. Siamo noi che possiamo denunciare la “crisi di identità” di chi dicendosi liberale e garantista propone disegni di legge come il pacchetto sicurezza fitto di norme illiberali, o a chi dimentica che la separazione delle carriere era voluta, oltre che da Giovanni Falcone, da esponenti storici della sinistra e da intellettuali e politici progressisti che non erano né iscritti alla P2 né pericolosi antidemocratici attentatori della Costituzione.