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ETTORE ROSATO VICESEGRETARIO DI AZIONE
Il vicesegretario di Azione, Ettore Rosato, spiega che visto quanto sta accadendo tra Russia, Usa e Ucraina «ci vuole un’Europa forte che sappia dare significato alle posizioni dei singoli Stati», partendo dal debito comune. «Se non lo facciamo nemmeno sotto costrizione vuol dire che l’Europa è fallita e sono fallite le tutele che l’Ue mette in campo rispetto alle fragilità dei singoli paesi - aggiunge - La crisi attuale dimostra che nessuno si salva da solo, né la Germania, né la Faccia né tanto meno l’Italia.
Onorevole Rosato, quale risposta dovrebbe arrivare dal governo italiano dopo gli attacchi russi a Mattarella?
Le parole del capo dello Stato sono parole che rappresentano gli italiani tutti, e l’attacco che ha ricevuto dalla Russia è segno di quell’intolleranza che solo le dittature sanno avere nei confronti delle democrazie. Bene ha fatto la presidente Meloni ad assumere la posizione a netto supporto del presidente Mattarella. Oggi è necessario fare un passo in più anche con un richiamo formale all’ambasciatore russo in Italia. Poi, le speranze di pace che sono da sempre la linea ispiratrice che ha accompagnato il nostro sostegno all’Ucraina si infrangono sul desiderio di guerra che Putin dimostra di avere come unico mantra delle sue azioni. Per lui la contabilità delle morti e delle distruzioni evidentemente è un elemento poco significativo.
Lunedì l’incontro a Parigi finito in un nulla di fatto, ieri il faccia a faccia Usa- Russia a Riad: come sta rispondendo l’Italia a quel che accade attorno a noi?
Mi sembra che la linea del nostro governo su questo sia stata sempre in grande continuità con quanto fatto con il governo guidato da Mario Draghi, e questo va riconosciuto. È chiaro che serve più Europa, una voce sola, e che l’elezione di Trump ci mette di fronte a una scelta coraggiosa. Noi spingeremo sempre il governo a farla, non è solo una questione attinente all’Ucraina ma ai rapporti politici nella loro globalità e a come ci vogliamo rapportare con gli Stati Uniti, con il Medio Oriente, con la politica di difesa ma anche con quella energetica e commerciale. Ci vuole un’Europa forte che sappia dare significato alle posizioni dei singoli Stati.
Ieri Mario Draghi è tornato a chiedere una sveglia all’Europa, in primis sul debito comune: sarà la volta buona?
Secondo me ne siamo ormai costretti. Se non lo facciamo nemmeno sotto costrizione vuol dire che l’Europa è fallita e sono fallite le tutele che l’Ue mette in campo rispetto alle fragilità dei singoli paesi. La crisi attuale dimostra che nessuno si salva da solo, né la Germania, né la Faccia né tanto meno l’Italia. Siamo di fronte a un bivio che non ha scorciatoie. O costruiamo veramente un’infrastruttura istituzionale capace di parlare con una voce sola oppure risulteremo ininfluenti nei processi decisionali e le nostre economie saranno sempre più vulnerabili. Nel 2050 la popolazione africana sarà il doppio di quella attuale con economie in crescita. Già oggi il primo partner commerciale di ogni singolo paese africano è la Cina, con grandi influenza russe e turche. Pensiamo di affrontare tutto questo ognuno con la sua politica estera? Mi sembra semplicemente ridicolo.
A proposito di energia: crede che il governo dovrebbe fare di più sui costi delle bollette?
Siamo di fronte a costi dell’energia in continua ascesa, incompatibili con il peso che le nostre imprese possono affrontare per essere competitive e incompatibili anche per milioni di famiglie italiane. Serve assumere decisioni importanti e ne cito tre per punti: la prima, disaccoppiare il costo del gas dal prezzo dell’energia perché non tutta l’energia è prodotta col gas; la seconda; dire sì al nucleare per dare una prospettiva di medio periodo a una riduzione dalla dipendenza straniera; la terza, togliere tutte le restrizioni al redumping dell’eolico e del fotovoltaico, cioè burocrazia che impedisce di rendere più efficienti impianti già autorizzati e funzionanti.
Almeno su questa battaglia le opposizioni sono unite…
Mi perdoni se la interrompo. Purtroppo sono divise anche su questo punto. Alla nostra richiesta di intervenire su questi temi non abbiamo ricevuto risposte dalle altre opposizioni.
Non basta dire diminuiamo le bollette, bisogna anche dire come si diminuiscono. Se si ha paura di dire sì al nucleare o alle procedure sul redumping è chiaro che la riduzione del costo non arriverà mai. Quando le opposizioni fanno una proposta devono avere il coraggio di dire anche come questa è finanziata.
Eppure Giuseppe Conte ha chiamato le opposizioni alla “piazza” proprio per dare un segno di unità contro il governo: accogliete l’invito?
Noi siamo pronti a confrontarci prima di tutto con le opposizioni sulle proposte da avanzare, non su un vuoto elenco di problemi, che pur ci sono, ma sulle soluzioni da proporre. Ma se la regione Sardegna, governata dal M5S, dice no al nucleare, no al gas, no al carbone, e in più vieta qualsiasi nuovo impianto di energie rinnovabili sul 99% della regione, di cosa parliamo?
Elly Schlein ha proposto l’introduzione di una patrimoniale europea, tema che di certo non scalda la parte moderata della coalizione, come rispondete?
La politica “contro” non ha mai prodotto alcun risultato pratico nelle situazioni difficili in questo paese. Noi non la faremo mai contro nessuno, nemmeno contro questo governo. Siamo per una politica contro l’immobilismo, contro il pressappochismo, contro l’incapacità, non contro qualcuno a prescindere. Quando denunciamo le cose che non funzionano per il governo, denunciamo politiche che non funzionano, come quella che riguarda l’incapacità di far funzionare politiche industriali, non simpatie o antipatie per un ministro. Da parte del Pd rileviamo la mancanza di una controproposta e quindi ahimè difficile trovare sintonia su tali questioni semplicemente perché al governo c’è Giorgia Meloni.
L’attuale legge elettorale porta il suo tema: pensa si possa arrivare a un accordo sulla base della stessa, apportando poi delle modifiche magari in senso maggioritario come è volontà del governo?
Intanto mi sembra una buona notizia il fatto che non si parli più di premierato. Lo dico senza polemiche ma era una proposta che non stava in piedi. Poi si vuole agire intervenendo sulla legge elettorale? Legittimo e noi siamo assolutamente disponibili a un dialogo su questo. Leggendo l’intervista di Marina Berlusconi, che condivido nel suo impianto generale ma anche sui singoli temi, penso che la miglior risposta potrebbe essere un bel proporzionale che consenta di costruire un governo stabile e che lasci a casa tutte le forze antieuropee che destra e sinistra ancora oggi hanno.