L’ articolo 9 del recente decreto carcere, ora in discussione al Senato, introduce nel codice penale l’articolo 314 bis (Indebita destinazione di denaro o cose mobili), il cosiddetto peculato per distrazione. Ne parliamo con Enrico Costa, responsabile giustizia di Azione che dice: «in questo Paese anche se c’è una forte volontà politica di approvare una riforma, se i magistrati non la vogliono il legislatore è costretto a piegarsi».

Dal punto di vista metodologico, lei come giudica il fatto che sia stato inserito questo tipo di reato in un decreto che parla di tutt'altro?

Non sono io a dover valutare l’omogeneità dei decreti. Tuttavia ci si lamenta sempre del fatto che i decreti trattino argomenti del tutto differenti tra loro, che non ci sia una coerenza e poi leggiamo un provvedimento d’urgenza che parla insieme di carcere e di peculato e nessuno dice niente.

Si parla di nuovo reato, in realtà già esisteva ed era stato abrogato. Nel merito qual è la vostra posizione?

Penso che sia sotto gli occhi di tutti una palese coincidenza: questa nuova norma è nata in concomitanza con l’approvazione definitiva del ddl Nordio alla Camera. Evidentemente ci sono state interlocuzioni che hanno costretto il Governo a fare questa mossa. Coactus tamen voluit.

Quando parla di interlocuzioni intende che ci sia stata una moral suasion del Quirinale?

Non commento i retroscena, ma sono certo che il Governo avrebbe fatto volentieri a meno di questa norma. Tuttavia quanto è accaduto è segno che in questo Paese anche quando c'è la volontà politica ampia di approvare una riforma – penso appunto all’obiettivo raggiunto dalla maggioranza con l’abrogazione del reato di abuso di ufficio – se i magistrati si oppongono, trovano terreno fertile.

Si spieghi bene.

Oggi ci sono ancora dei magistrati che ti dicono che l’abuso d'ufficio è un reato spia: ma di cosa stiamo parlando? Ieri leggevo l’intervista su Repubblica al Procuratore Tescaroli per il quale l’abrogazione del reato di abuso di ufficio sarebbe in contrasto con la convenzione di Merida. Ma non è così perché la convenzione lascia libero ogni Stato di sanzionare penalmente o meno queste condotte.

Quindi secondo lei ha fatto pressione l’Anm?

Io dico che se si arriva a questo, se il governo è costretto a fare dietrofront anche su un tema che va oltre la maggioranza come consenso, significa che in questo Paese se i magistrati non vogliono una riforma il legislatore è costretto a piegarsi. L’abbiamo già visto sul fascicolo di valutazione del magistrato e in moltissime altre circostanze. Però, anche ipotizzando che ci sia lo zampino della magistratura, la responsabilità sarebbe della politica che si è dimostrata debole. Non sappiamo bene a chi, ma Nordio e questo Governo sono intervenuti non spontaneamente. Io al posto del Guardasigilli sarei andato dritto. Punto. Perché la volontà politica era quella e non avrebbe dovuto subire torsioni.

Però ora i pubblici ministeri sostengono che procederanno per reati più gravi.

Proprio Tescaroli, rispondendo alla Milella, fa un esempio: “mi chiedo inoltre, una volta soppresso l’abuso d’ufficio, che reato potrebbe essere contestato di fronte a un caso di illegittimo affidamento diretto dei lavori di un appalto senza che vi siano le condizioni per non effettuare la gara. In pratica ciò si verifica tutte le volte che si evita la gara motivandolo con una situazione di inesistente urgenza”.

Lei cosa risponderebbe?

Perché non configurare il reato di falso per questa circostanza? Ma anche per altri tipi di condotte si ha la possibilità di procedere per truffa o turbativa d’asta. Non ci sarebbe alcun vuoto di tutela. Ovviamente quando ci fosse un passaggio di denaro saremo in presenza di corruzione o concussione.

Come è possibile che ci siano due visioni così opposte sul piano tecnico- giuridico?

In realtà dietro tutta l’opposizione esiste prettamente un pregiudizio ideologico.

Tornando sul merito, cosa ne pensa?

L’introduzione di questo articolo lo si pone in riferimento ad una direttiva del 2017 che richiede la sanzione penale per il reato di peculato per distrazione, diverso rispetto al peculato ordinario, previsto dall’articolo 314 del codice penale. Tale direttiva è molto più chirurgica però rispetto al testo che è emerso nel decreto carceri, perché attiene soltanto alla lesione degli interessi finanziari dell'Unione Europea, mentre invece in questo caso vi è una portata omnicomprensiva, più ampia. Questa norma farà rientrare dalla finestra le criticità uscite dalla porta con l’abrogazione dell’abuso d’ufficio, una valanga di indagati e infangati, che verranno assolti dopo anni.

Chiederete con un emendamento l’abrogazione di questo articolo?

Al momento è al Senato e quando arriverà alla Camera verrà posta la fiducia, quindi non ci saranno margini di modifica.