Trovandomi a Bruxelles, due settimane fa, mi sono imbattuta in uno sciopero improvviso dei ferrovieri e nell’impossibilità di prendere il treno che mi avrebbe dovuto portare in Aeroporto. L’agitazione non era stata annunciata e nemmeno programmata e da una amica sindacalista del posto alla quale avevo chiesto notizie. Non tanto sul perché, quanto sulle modalità e la necessità di un preavviso all’utenza, mi sono sentita rispondere che, in Belgio - cioè nella Capitale delle più assurde procedure burocratiche - questo obbligo non esiste tranne che per la sanità "altrimenti - parole sue - che incisività avrebbe lo sciopero"?Da Parigi le notizie che arrivano sulle agitazioni sindacali causate dal clone del jobsact, che un evidentemente male informato Manuel Valls vorrebbe propinare agli incolpevoli francesi, confermano che, in Europa, per i diritti ancora si sciopera nonostante gli europei di calcio.In Italia, invece, si procede a spron battuto alla demolizione della Costituzione e dei diritti in essa sanciti, a partire da quel diritto di sciopero che l’articolo 40 pone come libertà fondamentale del cittadino lavoratore.L’ultima occasione di "intolleranza" alla Costituzione ce l’ha fornita l’attuale candidato Sindaco della Capitale, Giachetti, che - assieme al solito Corriere della Sera - ha sentenziato l’illegittimità di uno sciopero proclamato dagli Autoferrotranvieri dell’Ugl perché coinciderebbe, in parte, con una partita di calcio della nostra Nazionale...In realtà la legge sui servizi pubblici essenziali (146/90) contempla, tra i diritti delle persone che non possono essere compromessi dalle agitazioni sindacali, quelli alla salute, alla previdenza, alla vita, alla sicurezza, all’istruzione, alla comunicazione, ma non ancora quello "alla partita" per quanto il calcio sia uno sport popolare e la nazionale rappresenti tutti gli italiani.Nel merito si tratta di uno sciopero incentrato sulla scarsa sicurezza, più volte denunciata dall’Ugl, per gli utenti, dei mezzi pubblici messi a disposizione dei romani dell’Atac e, soprattutto, delle gallerie della metropolitana dove, in caso di evacuazione forzata dei vagoni, le persone dovrebbero camminare, presumibilmente in preda al panico, nel buio più totale.Una situazione talmente tante volte denunciata e conosciuta a Roma che persino il Prefetto mi risulta abbia evitato la precettazione del personale a fronte della scarsa attenzione dell’azienda e del suo manager principale, Rettinghieri, su questo delicato tema.Al di là della vicenda romana, però, quello su cui si dovrebbe riflettere in Italia è, a mio avviso, l’esigibilità di un diritto costituzionalmente garantito a fronte dei continui interventi, fuori luogo, sia della Commissione di Garanzia, sia delle "ordinanze" (leggi Decreti) da sindaco, più che da Presidente del Consiglio, di Renzi che, come ricorderanno i lettori de "Il Dubbio", ha recentemente utilizzato la decretazione d’urgenza anche su questo tema.La famosa vicenda del Colosseo, comunicata, cioè manipolata, ad arte da certa stampa, ha fornito, infatti, il pretesto per estendere il sostanziale divieto di sciopero anche ai beni culturali interpretando in modo arbitrariamente estensivo lo spirito della legge sui servizi essenziali e dando un ulteriore colpo di piccone alla nostra Costituzione.Che non sarà la più bella del mondo, come voleva farci credere il pentito Benigni, ma, almeno, era, ed è, la Carta sulla quale gli italiani - Autoferrotranvieri compresi - possono contare per sentirsi ancora cittadini e non sudditi.