PHOTO
Il Conte Verde, anzi verdissimo ( «L’Italia vuole la leadership nel mondo e il primato sul tema del Green new Deal», ha detto il premier all’assemblea Onu sul clima) ha provocato qualche sorriso di ironia o addirittura di commiserazione. Soprattutto perché espressione di propositi fin troppo ambiziosi che paiono affogare nel gorgo delle polemiche per la tassa sulle merendine innescate da Di Maio e Renzi.
Ma se invece si gratta anche solo a un po’ la patina delle strumentalità varie, ci si accorge che la strategia di palazzo Chigi è per nulla improvvisata: piuttosto ad ampio raggio. M5S e Pd, come è noto, sono impegnati in una convivenza al tempo stesso molto complicata e però inevitabile. Per darle sostanza politica e gambe su cui marciare servono accordi in vista delle scadenze amministrative, come è accaduto in Umbria.
Scontando però il fatto che si tratta comunque di intese “difensive”, imbastite cioè per fronteggiare l’offensiva di Matteo Salvini che, in caso di vittoria a raffica nelle Regioni, potrebbe ottenere sui territori quel che gli è stato negato a Roma: la rivincita nelle urne e la crisi del tandem giallorosso. Per cui il mastice da usare per incollare un mosaico con vari pezzi non combacianti va cercato altrove.
L’ambientalismo, la politica verde, la salvaguardia contro le emissioni, l’impegno per quella che una volta si sarebbe chiamata la spinta ecologica, può diventare il terreno più favorevole. Il Pd di Zingaretti vuole fare di quelle battaglie la sua bandiera; l’M5S può trovarvi la valvola di sfogo nei riguardi del necessario ripiegamento rispetto alla “decrescita felice”, per forza di cose non più declinabile nei termini originari.
Non solo. La lungimiranza di Conte su questo fronte ben si coniuga con le ripetute rivendicazioni della «formazione di sinistra nell’ambito del cattolicesimo democratico» che sembra essere l’abito politico con il quale il presidente del Consiglio intende affrontare i prossimi passaggi.
Creare una sintonia con il Nazareno, con i sindacati e segnatamente con la Cgil rappresenta lo scudo migliore per allontanare possibili sgambetti. Con due specificità. La prima è che Conte sa che da parte dell’M5S ipotesi di sfiducia non ne potranno arrivare.
La seconda è che se il governo è “di sinistra” per Matteo Renzi sarà più difficile collocare trappole. Di qualunque intensità.