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Sono cascati nella trappola di quella che definirei la guerra dei pidocchi, apertasi con l’arresto di un radicale - ahimè- per mafia, persino Rita Bernardini e Maurizio Turco, appena subentratole nella carica di segretario del partito che fu di Marco Pannella. L’uno e l’altra, anziché fare quadrato nella difesa delle tradizioni e del buon nome dei radicali dal fango rovesciato loro addosso miserabilmente da Antonello Nicosia, colto in flagranza, diciamo così, di reato associativo di mafia e simili conversando persino del suo “premier” Messina Denaro fra una visita e l’altra alle carceri, quando era assistente di una parlamentare, se la sono presa con i giornali che hanno fatto confusione nella diaspora della loro area politica.
Si vergogni piuttosto Emma Bonino, hanno praticamente detto i radicali ortodossi accusando i giornali, o almeno quelli che hanno scritto di Nicosia tacendo che il “Comitato nazionale dei radicali” cui lui appartiene è appunto quello della senatrice e storica esponente del mondo che fu di Pannella, e non del partito tenutosi per sua scelta da qualche tempo fuori dal Parlamento, rinunciando a candidarvisi. Ma che differenza passa, scusatemi, cara Bernardini e caro Turco, di fronte all’ingiustizia che tutti i radicali hanno appena subìto da quello sciagurato che ha letteralmente, ignobilmente abusato di loro, e naturalmente della deputata ex Pd, ex Leu di Bersani, D’Alema e Grasso e da qualche giorno di Italia dei Valori di Matteo Renzi? Mi chiedo, forse con troppa ingenuità visti i tempi che corrono, se la concorrenza fra partiti, correnti, gruppi, aree e quant’altro possa e debba far perdere così rovinosamente la testa a tutti. E a vantaggio solo dell’antipolitica.
A un pidocchio come considero il Nicosia appena arrestato, una volta tanto tradendo anch’io il garantismo, e con l’uso appropriato di una parola abusata 68 anni da Palmiro Togliatti contro due onesti dissidenti cacciati su due piedi dal Pci, uno dei quali cugino di Nilde Jotti, già allora compagna del segretario comunista, non si poteva e non si doveva francamente fare anche il regalo di questa oscena rappresentazione della lotta politica in Italia. Grazie alla quale, per esempio, c’è chi ha potuto e voluto usare anche questo fattaccio per rilanciare la campagna dei grillini contro Radio Radicale, scambiata per una gigantesca fogna della malavita e della sovversione che i radicali - tutti, senza distinzione di aree, correnti e partitiavrebbero sinora trovato il modo di finanziare con i soldi dello Stato, e non con i loro. Dio mio, che bassezza.
Mi chiedo, infine, con uguale sgomento se non ci fossero già abbastanza argomenti da poter usare con qualche ragione contro Matteo Renzi, con un piede nella maggioranza da lui stesso promossa e l’altro all’opposizione, per evitare l’autorete di addebitargli anche la faccenda Nicosia per il tramite della sfortunata, sprovveduta e non so cos’altro Giusy Occhionero, la parlamentare turlupinata dall’ex assistente ben prima di approdare fra i renziani.