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È un piacere leggere su Il Dubbio la firma prestigiosa di Guido Neppi Modona e apprezzare la lucidità della sua analisi sulla situazione politica. Tuttavia, forse per una involontaria reminiscenza, mentre leggevo la sua idea che il taglio dei parlamentari provochi di incanto l’eliminazione dei cattivi parlamentari e l’aumento qualitativo, in termini di autorevolezza di quelli rimasti, non ho potuto fare a meno di pensare a Leibniz. Si tratta del filosofo tedesco che al Liceo viene spesso presentato come un pedante. In realtà era un genio di formazione giuridica, capace di spaziare dalla matematica alla storia con uguale profondità. Per amore, in senso letterale, di Dio elaborò la famosa teoria secondo cui viviamo nel “migliore dei mondi possibili” e finì per esser messo in caricatura da Voltaire nel
Candido. La tesi di Neppi Modona mi pare avere i pregi del pensiero di Leibniz : in un mondo pienamente razionale, o tendente alla razionalità come quello del Diritto, il caos viene ordinato e regolato e l’opera sapiente dei giuristi disciplina una legislazione spesso emotiva.
L’editoriale del direttore Carlo Fusi sull’importanza del Diritto e dell’avvocato nelle società moderne si inserisce perfettamente in questo ordito. La politica, invece, è irrazionale e ingiusta. E’ l’arte di un possibile che non è mai compiutamente razionale, ma che è invece molto reale e prosaico. Temo quindi che taglio dei parlamentari, fermo restando l’attuale sistema elettorale, produrrà gli effetti opposti a quelli auspicati da Neppi Modona.
A perdere il seggio saranno i candidati di prestigio ed espressione della società, che per leader politici sono il fiore all’occhiello o la bella cravatta da indossare sopra il vestito sgualcito delle liste dei loro pretoriani. Dovendo scegliere tra l’abito e la cravatta, è evidente che i capi partito non vorranno mostrarsi nudi come il Re della favola e lasceranno fuori le teste pensanti a tutto vantaggio dei loro fedelissimi o fedelissime da piazzare, con sacro rispetto per le quote di genere ( a quando quelle per etnia o religione non si sa ancora) in collegi amplissimi , dove non si faranno mai vedere. Tanto basterà scaricare l’applicazione sul telefonino del capo in bicicletta o mettere un like sulle sue dichiarazioni sul Festival di Castrocaro.
L’ennesimo tentativo di riforma costituzionale a colpi di maggioranza, variabile, rischia di assestare un colpo durissimo alla nostra democrazia e non risolvere il vero problema della rappresentanza politica in Parlamento, che è il ruolo delle Autonomie Locali e delle Regioni. La diminuzione dei parlamentari li renderà più deboli in confronto agli eletti nei Consigli Regionali che chiederanno sempre più, come avviene già in termini di conflitto continuo alla Corte Costituzionale, spazio e competenze, rivendicando anche di essere l’espressione genuina dei territori.
Solo una riforma complessiva e meditata, attraverso una Assemblea Costituente o una Commissione come quelle Bozzi e D’Alema, dell’intero sistema costituzionale e del complesso assetto dei poteri e contropoteri, potrà prevedere la rimodulazione del ruolo delle Camere, magari attraverso una distinzione dei loro ruoli. Togliere le poltrone senza ristrutturare la sala rischia solo di lasciare a piedi il popolo. O peggio di fargli fare la fine della Cunegonda di Voltaire.
* Avvocato