PRESENTATO IL MANIFESTO DI BENTIVOGLI E CECCANTI

C’ erano coloro che si definiscono riformisti, ieri all’Hotel Savoy, a Roma, e che sostengono la corsa di Stefano Bonaccini alla segreteria del Pd per allontanare le sirene che avvicinano i dem al M5S. Erano lì per presentare il Manifesto intitolato Un nuovo inizio, laburista, scritto a più mani come ha precisato Marco Bentivogli. Tra firmatari Stefano Ceccanti e Tommaso Nannicini, il sindaco di Bergamo Giorgio Gori e Pietro Ichino. In sala fa capolino anche Luigi Zanda e si vede pure Fabrizio Cicchitto.

«Il Pd è ammalato della peggiore delle malattie, il potere senza avere i voti, e si trova nella peggiore delle situazioni tra quelle immaginabili: la segreteria in dimissioni differite e il patto di sindacato che si riarticola sul pezzettino potere ancora disponibile e in una gestione liquidatoria del Pd - ha spiegato Bentivogli - Sarebbe necessaria una presa d'atto e la capacità di fare un passo indietro, gran parte degli errori commessi dipendono dalla segreteria nazionale e dal segretari». Per Bentivogli, «c'è una emergenza di credibilità del gruppo dirigente» e «un serio rischio di deriva francese per il Pd, che si condanni nell'irrilevanza». Per questo, «serve il coraggio di guardare alla realtà» e «il laburismo è una scusa per parlare di idee e per dare, nelle idee, priorità al lavoro».

Chi non vuole «daral vinta a Renzi e Calenda» è Giorgio Gori, secondo il quale «un’impostazione più di sinistra e massimalista piace a qualcuno nel Pd e piace moltissimo a chi sta fuori dal Pd, ai nostri amici Renzi e Calenda: vogliono che ci mettiamo in quella ridotta lì e che si apra un grande spazio per la loro iniziativa per conquistare i riformismi, o non gliela voglio dare per vinta».

Il primo cittadino di Bergamo torna poi sulla corsa alla segreteria, spiegando di non aver «mai detto», né pensato, «che se vince la Schlein bisogna andare via dal Pd». Lo stesso Bonaccini, che il 10 febbraio lancerà da Bari il suo tour per l’Italia, ha detto ieri che vuole un partito «assolutamente a vocazione maggioritaria» e che «le correnti sono un problema se dividono».