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Luigi Bonizzi
«I concorsi? Fra un po’ verranno fatti direttamente dai pubblici ministeri e non dai professori». A dirlo è il professore Luigi Bonizzi, ordinario di malattie infettive presso il dipartimento di Scienze biomediche, chirurgiche e odontoiatriche dell’Università statale di Milano. La Statale di Milano è uno degli atenei ad essere finito negli ultimi tempi nel mirino degli inquirenti. Secondo i magistrati, che hanno indagato anche il rettore Elio Franzini, diversi concorsi universitari sarebbero stati “pilotati”. Il quotidiano La Repubblica a tal riguardo vi ha dedicato l’altro giorno un lungo articolo dal titolo “Processo all’Università”, elencando le indagini attualmente in corso che hanno visto finire nel registro degli indagati circa 200 professori, da Milano a Palermo, con l’accusa di aver messo in piedi un sistema basato sulla scambio di favori e sulla regola “oggi a me, domani a te”. Sul punto è intervenuto anche il procuratore di Perugia Raffaele Cantone ed ex numero uno dell’Anac, l’Autority anticorruzione, parlando di «deficit etico e abitudine a tollerale l’andazzo». «Anche le persone con più capacità per sopravvivere devono sottoporsi a pratiche umilianti», ha detto Cantone che sta svolgendo indagini su ben cinque bandi di concorso presso l’ateneo cittadino. Professor Bonizzi, ha letto? Ho letto e sono seriamente intenzionato a non voler far più parte di alcuna commissione per i concorsi universitari. Addirittura? Certo. Se si continua in questo modo il rischio è che la nuova classe docente che formerà le future generazioni sia selezionata su base “giustizialista” e non su base scientifica. Senza contare i danni alla reputazione dei commissari dovuto al clamore mediatico che quasi sempre accompagna queste indagini. Se non sbaglio vige ancora le presunzione d’innocenza. Le indagini però ci sono…... Premesso che io sono entrato quando i concorsi erano nazionali e non c’era l’attuale autonomia delle singole università, io sarei favorevole ad annullarli proprio i concorsi, ognuno deve potersi scegliere chi vuole. E come? Si dovrebbero creare delle scuole con a capo un docente che dia degli indirizzi specifici. Il “barone”? Chiamiamolo anche “barone”, l’importante è creare un sistema serio di valutazione ex post per il candidato e per chi lo ha reclutato. Ci si deve sentire responsabili. Il meccanismo di selezione attuale non va bene? Bisogna fare una premessa: i ricercatori devono essere bravi nella ricerca, gli associati nella didattica e gli ordinari nella gestione complessiva del lavoro. Un concorso basato solo sulle effettive attività di ricerche svolte non è il migliore. Perché? Io posso prendere anche il migliore ricercatore, ma se poi crea problemi ed è difficile gestione nel lavoro di gruppo non è certo un grande affare. Torniamo alle indagini... Ci possono anche essere dei concorsi che hanno avuto problemi, ma comunque non hanno mai sconvolto l’intero sistema universitario. Sono situazioni di criticità che poi l’accademia mette nell’angolo e risolve. Le indagini nascono sempre da denunce dei candidati “sconfitti”. Adesso è la nuova moda. Chi pensa di essere stato penalizzato va in Procura e denuncia. Non si fa un concorso senza strascichi giudiziari. Quasi tutti i denuncianti affermano che non sarebbero stati valutati in maniera adeguata i propri titoli, ad iniziare dall’ H-index, l’indicatore che misura l’impatto scientifico di un autore. Guardi, bisogna sfatare il mito dell’H-index. Ci sono tantissimi modi che non richiedono grande fatica per farlo crescere. Se chiedo a tutti i miei colleghi professori, ad esempio, di citare nelle loro pubblicazioni le mie, vedrà come mi sale l' l’H-index…. Che consigli si sente di dare? Servono meno formalismi burocratici. Ripeto: non è utile solo la valutazione del cv, servono altri parametri. E poi vorrei aggiungere un elemento. Prego? Il magistrato è responsabile del proprio operato, anche il professore universitario deve poter essere pienamente responsabile delle proprie decisioni.