L’ultimo nemico dei politicamente scorretti, o presunti tali, insomma di coloro che passano le giornate ad arginare e denunciare ogni forma di “buonismo”, è il monopattinista: inteso come colui che fa uso di monopattini elettrici. Simbolo a un tempo di ambientalismo, antifordismo industrialista e - per via del bonus del governo - assistenzialismo, il monopattino è semplicemente inaccettabile per chi in questi anni ha celebrato le magnifiche sorti e progressive dell’automobile, simbolo, quello si, di progresso, velocità e futuro. Il monopattinista agisce come una sorta di cattiva coscienza, un monito moralista.
Non è infatti inusuale, protetti dal loro abitacolo quasi fosse una sorta di confessionale moderno, ascoltare da parte degli automobilisti improperi di ogni tipo contro monopattinisti e affini: ciclisti, pedoni, scooteristi elettrici. Insomma, contro chiunque si ostini a prediligere forme di mobilità alternative. Ma quegli improperi, che a Roma forse son più coloriti che altrove, nei dibattiti pubblici vengono negati e l’ostilità contro il monopattino spiegata come mera esigenza di sicurezza: quasi che uno pezzo di ferro lungo un metro scarso che non supera i 30km/ h possa essere più pericoloso di un Suv di 4 metri e mezzo con 150 cavalli sotto il cofano: «Ma quegli incoscienti di monopattinisti sfrecciano come pazzi agli incroci», giura, candido come un neonato, lo stesso suvvista che solo un minuto prima si era augurato la di loro morte fino al quinto grado di discendenza. Ma quella della sicurezza ha tutta l’aria di uno stratagemma tirato fuori per nascondere l’avversione verso chi si ostina a viaggiare in monopattino. Un po’ come colui che chiede i porti chiusi, sì, ma per il bene dei migranti.
Fatto sta che quella della sicurezza ha ben pochi appigli statistici. E’ infatti sufficiente dare un’occhiata alle tabelle Istat sugli incidenti per capire quali siano i mezzi davvero pericolosi per sé e per gli altri. Il 45% dei morti sono automobilisti, il 25% motociclisti, il 18% pedoni e i ciclisti il 6%. Ma quel che più conta sono le cause degli incidenti mortali: velocità e distrazione alla guida. Per quel che riguarda i numeri grezzi, nel 2019 sono morti 1450 automobilisti, 600 motociclisti e 220 ciclisti. E monopattinisti? Al 13 giugno di quest’anno era solo uno. Un uomo di sessant'anni travolto da un'auto in una rotatoria. Di più: per quel che riguarda Roma, alla stessa data, si registra un solo incidente e per di più non mortale. Certo, una menzione d’onore va al primo monopattinista fermato completamente ubriaco e denunciato, giustamente, per guida in stato di ebbrezza. Non male se consideriamo che, solo a Roma, ci sono più di 4mila monopattini in sharing. E questo è il secondo motivo per cui il monopattino è entrato nella classifica degli oggetti più detestati dai “cattivisti”. Secondo costoro nello sharing cittadino c’è il rifiuto implicito della proprietà privata e allora il gioco è fatto: è un attimo che il pericolo rosso torni a minacciare il nostro benessere, magari in monopattino.