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Palamara
«Riteniamo che non ci si debba far trascinare nel vortice mediatico portando in audizione qualcuno soltanto perché va di moda o qualche giornale lo richiede». Il riferimento è al caso Palamara e lo dicono i commissari del Movimento5 stelle della commissione Antimafia. Parole sagge quelle dei grillini, conosciuti per non seguire gli umori e sondaggi del momento, che non assecondano le indignazioni popolari scaturite dalla propaganda mediatica che insinua complotti e retropensieri. Sì, certo. Infatti nel loro comunicato, subito dopo dicono con toni autorevoli che hanno ben altro da seguire. L’audizione di Luca Palamara non è una priorità per loro, perché, dichiarano «abbiamo in sospeso tante altre audizioni urgenti che non richiamano l'attenzione dei media». Quali? Per caso l’esposto al Csm di Fiammetta Borsellino in merito all’indagine irrituale svolta dai magistrati di allora che si sono fatti passare sotto il naso il depistaggio sulle indagini di Via D'Amelio? Oppure i rapporti tra Stato e mafia, l’interessamento di Paolo Borsellino su mafia-appalti, tanto che alla sua ultima riunione alla procura di Palermo del 14 luglio 1992 ne chiese conto e ragione? Tutte questioni che i mass media non riportano con la giusta enfasi e per questo sconosciute all'opinione pubblica. No, nulla di tutto questo. Per i grillini della commissione Antimafia, la loro priorità è proseguire le audizioni sul caso “scarcerazioni”.Parliamo esattamente del caso mediatico per eccellenza. Chi non è a digiuno di diritto penitenziario sa che il tema del differimento pena per gravi problemi di salute, soprattutto durante il periodo pandemico, non è qualcosa di oscuro o indicibile, ma la messa in pratica della Costituzione italiana. La commissione Antimafia ha svolto numerose audizioni, molte incentrate sul discorso della famosa nota circolare che tanto ha destato scandalo grazie ai tanti giornalisti che sono a digiuno delle regole penitenziarie. Forse non è bastata nemmeno la voce autorevole del Procuratore generale della Corte di Cassazione, Giovanni Salvi, che ha ritenuto utile e doverosa la “famigerata” nota del 21 marzo 2020 del Direttore generale dei detenuti e del trattamento del Dipartimento dell'amministrazione penitenziaria. Ha sottolineato che il contenuto della circolare è coerente con le disposizioni di legge e regolamentari in materia e peraltro anticipato dalle indicazioni di alcuni presidenti dei tribunali di sorveglianza, inoltre «risulta finalizzato a far prontamente conoscere ai giudici le situazioni di vulnerabilità, suscettibili delle loro indipendenti determinazioni». Ma i media non ne hanno parlato, quindi per i commissari grillini – i quali dicono però di essere immuni dalle propagande mediatiche - non è degno di nota. Ribadiscono che convocare Palamara non è una priorità: «L’Antimafia deve essere improntata ad un lavoro meticoloso, pianificato, finalizzato al raggiungimento degli obiettivi che ci si è prefissati e non dettata da improvvisazione». La commissione è stata così meticolosa che ancora non si è accorta che i tre reclusi al 41 bis “scarcerati” e poi rientrati dopo il decreto ad hoc dell'allora ministro Bonafede, in realtà erano e sono davvero gravemente malati. Due di loro, tra l'altro, sono prossimi alla fine della pena. Uno invece, come rilevato da Il Dubbio, ha gravi patologie psicofisiche. Eppure, al contrario di ciò che dicono, i grillini preferiscono seguire l'agenda dettata dai mass media.