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Ci sono magistrati imperscrutabili e altri che conoscono il gusto dell'ironia. Bruno Tinti, ex procuratore aggiunto di Torino, appartiene alla seconda schiera, e ora che è in congedo dà l'impressione di essere molto a proprio agio con l'esercizio della provocazione intellettuale. «Conosco il dottor Tinti, posso dire che siamo amici», assicura Carlo Federico Grosso, figura di grande rilievo dell'avvocatura, a sua volta torinese e da anni editorialista della Stampa. Tinti invece ha invece una rubrica sul Fatto quotidiano e ieri ha spiegato perché secondo lui agli avvocati non può essere lasciato il diritto di votare, all'interno dei Consigli giudiziari, sulla professionalità dei magistrati: i primi, a suo giudizio, «hanno una struttura psicologica e professionale diversa» rispetto ai secondi. Il magistrato «è, per sua natura e professionalità, imparziale». Nel caso degli avvocati, «l'imparzialità non fa parte», addirittura, della loro «personalità».Tinti scherza, vero professor Grosso?Ama le provocazioni, è fatto così.E va bene, però un fondo di convinzione dev'esserci, e non solo in lui: sull'idea di dare maggior peso alla classe forense nei Consigli giudiziari, Davigo ha appena lanciato una crociata.Vorrei ricordare che nel Csm un terzo dei componenti è formato da professori universitari e avvocati: nessuno pensa che non siano in grado di valutare le situazioni. Io al Csm sono stato per 4 anni componente della sezione disciplinare, svolgevo cioè funzioni di giudice: non ho mai sentito dire che la mia formazione potesse impedirmi valutazioni imparziali. E non capisco cosa impedisca di estendere il principio costitutivo del Csm ai Consigli giudiziari.Nell'opinione pubblica c'è un pregiudizio negativo sugli avvocati?Non credo. Magari non sarà la categoria che gode della maggiore popolarità, ma credo tutti riconoscano la peculiarità della funzione, che è nella tutela delle parti. Il carattere specifico dipende dal ruolo, non dal dna, come sembra pretendere Tinti. Non c'è un dna dell'imparzialità. Tinti mi perdonerà se rovescio il discorso.In che senso?Se parliamo di imparzialità è il caso di distinguere tra magistrato e magistrato. E soprattutto, se davvero il ruolo creasse un'attitudine insuperabile, allora anche i pm dovrebbero essere considerati inattendibili: anche loro rappresentano una parte.Massimo Bordin, conduttore della rassegna stampa di Radio Radicale, va oltre: anche il pm potrebbe 'ricattare' il collega giudicante, dirgli 'mi esprimo a tuo favore in Consiglio se mi dai ragione in udienza'.Ecco, credo il discorso si possa chiudere qui: mi pare chiaro che quella di Tinti fosse una provocazione, la tesi evidentemente non ha alcun fondamento. Tra l'altro si potrebbe ricordare che gli avvocati svolgono funzioni di giudice anche nei loro consigli di disciplina. Se valesse davvero il discorso dell'attitudine all'imparzialità, la giurisdizione domestica forense in materia disciplinare non dovrebbe esistere.O bisognerebbe farla esercitare dai magistrati. La loro popolarità è in calo?Lo è rispetto a periodi, come quello di Mani pulite, in cui è stata straordinariamente elevata. C'è minore fiducia ma a causa del cattivo funzionamento della giustizia. Il cittadino si trova di fronte a un processo spezzettato, deve fare 5 ore di attesa per un rinvio, ovvio che abbia un risentimento esteso a tutte le componenti del sistema.Perché i giudici scelgono come leader una figura dalle idee radicali, diciamo, come Davigo?Risposta facile: il successo della sua corrente deriva dal suo carisma. Ho grande stima di Davigo, persona di grande cultura e prodigiosa intelligenza.Le correnti delle toghe dovrebbero essere fortemente ridimensionate?Originariamente rappresentavano diverse idee della giurisdizione. Magistratura democratica si distingueva perché orientata a forzature interpretative della legge ritenute utili ad accordarla con i cambiamenti della società. Oggi le correnti sono centri di potere, sarebbe importantissimo cambiare il sistema elettorale del Csm e rompere certi meccanismi di tipo clientelare.E gli avvocati? Il loro numero elevato scalfisce il prestigio della professione?Può provocare un'esasperazione della concorrenza. Da cui viene, è inevitabile, anche un abbassamento della deontologia.