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Anche Romano Prodi, dopo il premier Giuseppe Conte, tesse le lodi di Forza Italia. Un corteggiamento, questo, che però viene respinto in modo netto dalla capogruppo alla Camera, Mariastella Gelmini, che ribadisce: «Il centrodestra è coeso come sempre». Un padre nobile del centrosinistra come Romano Prodi ha detto che una entrata di Forza Italia in maggioranza non è un tabù. Come accogliete queste parole? Non ci fanno né caldo né freddo. Non entreremo in maggioranza e non abbiamo bisogno di “patenti” da parte di nessuno, figuriamoci da parte di Prodi. Vogliamo solo rettificare un particolare apparentemente marginale… Quale? Il Presidente Berlusconi non è diventato saggio con l’età. Lo era anche prima. Forse il fenomeno sta accadendo a Prodi, ma questo non ci fa cambiare parere su di lui. Non lo abbiamo votato per il Quirinale sette anni fa, non lo faremo neanche fra due anni. È però un attestato di stima, quello di Prodi. Fa piacere o destabilizza il centrodestra? La stima fa sempre piacere, anche se arriva con qualche anno di ritardo. Ci interessa comunque molto di più la stima degli italiani. Né Prodi né altri leader del centro- sinistra possono destabilizzare la nostra coalizione: siamo l’unica vera alleanza politica che è in campo in questo momento in Italia. Siamo candidati a tornare al governo. Non credo che Salvini o Meloni siano turbati… I malpensanti dicono che possa essere un avvicinamento per cercare la quadra in vista della nomina del capo dello Stato. Lei cosa ne pensa? Che sono fantasie velleitarie. Il capo dello Stato c’è si chiama Mattarella e il suo mandato scadrà fra un anno e mezzo. Berlusconi ha ribadito il sì al Mes “per il bene dell’Italia”. Rischia di essere il punto di rottura dell’alleanza di centrodestra? Non ci sarà nessuna rottura. Siamo una coalizione coesa, governiamo regioni e comuni: oggi siamo all’opposizione, purtroppo. Quando torneremo al governo faremo sintesi, come abbiamo sempre fatto. Oggi questo compito tocca alla maggioranza: ma sul Mes Conte è campione del mondo del rinvio in lungo e i due partiti principali della maggioranza dicono l’opposto. Si può governare un Paese così? Le divergenze del centrodestra su temi europei non rischiano di essere, alla lunga, troppo divisive? No. È stato affermato per anni che Lega e Fratelli d’Italia vogliono uscire dall’Europa e dall’euro. Ma non è vero. Oggi tutte le forze del centro- destra, ad esempio, condividono la scelta della Bce di mantenere in vita il bazooka per l’acquisto dei debiti sovrani. Che cosa c’è di più europeo della Banca Centrale? E come Forza Italia rivendichiamo il merito di aver contribuito alla maturazione di queste posizioni. Dopodiché anche noi vogliamo un’Europa dei popoli e non delle burocrazie: il Covid ha smosso qualcosa da questo punto di vista e dobbiamo continuare a lottare per archiviare definitivamente la stagione dell’austerity. Non temete il rischio di venire percepiti come la stampella esterna del governo, quando Lega e Fratelli d’Italia puntano alla spallata? Il governo imploderà per le sue contraddizioni e per non aver saputo fronteggiare l’emergenza economica. E noi non forniremo alcun aiuto a Conte: il presidente Berlusconi lo ha confermato ripetutamente in questi giorni. Cercare di migliorare in Parlamento i provvedimenti, non vuol dire fare da stampella a Conte ma cercare di aiutare il Paese. Con Lega e Fratelli d’Italia abbiamo votato nello stesso identico modo sia sugli scostamenti di bilancio sia su ogni singolo provvedimento economico. Questa storia della stampella è una fake news. Voterete sì al Mes, ma rimanete all’opposizione. Cosa allora non vi convince del piano di rilancio del Paese presentato dal governo? Il governo non ha presentato un piano di rilancio del Paese: ha fatto solo un elenco di titoli. Peraltro in molti casi sbagliati: come per il salario minimo e il reddito di cittadinanza. E ha fatto tutto da solo: alla faccia della collaborazione invocata dal presidente Mattarella. Non possiamo perdere questa occasione per invertire marcia al Paese, per dare una visione di futuro e di speranza agli italiani. Non si fa con le mance, ma con un progetto di vere riforme. Noi le abbiamo declinate nel nostro “recovery plan”: vogliamo ridurre le tasse, dare ossigeno alle imprese, rilanciare lo sviluppo e l’occupazione. Di sola assistenza il Paese muore e le risorse non sono infinite. Settembre sarà il mese della verità per la tenuta di questa maggioranza? E allora meglio il voto o tentativo di costruire un nuovo governo a Parlamento invariato? Guardi su questo c’è un grande equivoco. Noi non abbiamo mai cambiato idea e abbiamo l’abitudine a dire la verità agli italiani: la strada maestra, in caso di caduta del governo, sono le elezioni. E noi siamo convinti che l’unica speranza per il Paese è un governo di centro- destra. Dopodiché le Camere non le sciolgono i partiti e gli italiani dovranno esprimersi a settembre per il referendum sul taglio dei parlamentari e per le regionali. Quando ci sarà crisi di governo, toccherà a Mattarella fare la scelta giusta. Quello che è certo è che avremo una posizione comune con gli alleati. Renzi dice che sul caso Berlusconi- Mediaset si deve fare chiarezza e ha presentato un’interrogazione a Bonafede. Anche lui gioca a tentarvi? Non lo so, ma se ha cambiato opinione rispetto al “Berlusconi game over” ne siamo lieti e auspichiamo che voti la nostra proposta di commissione di inchiesta sull’uso politico della giustizia. Il Paese ha diritto di sapere la verità sui fatti che portarono alla condanna Mediaset e alla vergognosa estromissione dal Senato di Berlusconi.