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«Il decreto è un passo avanti ma non basta, il governo colmi le lacune, come quelle sulle partite Iva, ascoltando le proposte dell’opposizione». E’ questo l’appello della capogruppo alla Camera di Forza Italia, Maria Stella Gelmini, che afferma: «Collaboriamo col governo per aiutare il Paese, non certo Conte».
Che giudizio dà, complessivamente, del decreto “Cura Italia” varato dal governo?
Se partiamo dal fatto che appena due settimane fa Gualtieri ipotizzava uno stanziamento di 3,6 miliardi, si è fatto un passo avanti verso ciò che Forza Italia e il centro- destra hanno richiesto fin da subito. Cioè risorse maggiori. Adesso ci sono 25 miliardi di euro: sappiamo che non bastano e che il decreto contiene molte lacune. Bisognerà capire due cose, per dare un giudizio definitivo. La prima: se le misure una tantum che sono contenute saranno riproposte nel prossimo decreto. La seconda: quale spazio l’esecutivo darà alle modifiche in Parlamento. Nella fase di stesura c’è stata una collaborazione con l’opposizione e alcune proposte di Forza Italia, rappresentate da Renato Brunetta e dai nostri dipartimenti guidati da Giorgio Mulé, sono state accolte. Adesso si tratta di proseguire il lavoro e colmare le lacune, ascoltando le ragioni dell’opposizione. Il giudizio finale lo daremo con il voto in Parlamento. Dopodiché c’è un altro aspetto che non ci sfugge: con questo primo decreto si sono utilizzati i margini di flessibilità che finora l’Unione Europea ha accordato. Adesso bisognerà capire, vista la probabile recessione mondiale, se l’Unione e la Bce sapranno finalmente essere all’altezza della situazione.
Sul fronte sanitario, le nuove previsioni la convincono?
Il decreto stanzia 3,5 miliardi per sanità e protezione civile.
Purtroppo potrebbero non essere sufficienti: la spesa complessiva nazionale per la sanità in un periodo ‘ normale’ si aggira intorno ai 120 miliardi di euro. Ho l’impressione che un incremento intorno ai 2 punti percentuali sia insufficiente. E avremmo dovuto prevedere un riconoscimento straordinario per il lavoro degli operatori sanitari, che non può essere la mancia di 100 euro. Quanto all’aspetto delle misure per il contenimento del virus mi lasci dire, senza spirito polemico, che Forza Italia ha chiesto fin dall’inizio un lockdown completo del Paese: fra il 4 e l’ 11 marzo abbiamo avuto quasi un dpcm al giorno, e ciò ha creato confusione e probabilmente contagi che potevano essere evitati.
E su quello economico, in particolare per quel che riguarda le partite Iva?
I 600 euro una tantum previsti per le partite Iva - meno dei 780 euro del reddito di cittadinanza - sono insufficienti. Su questo punto, come su tanti altri, il governo ha toppato. A Palazzo Chigi hanno inoltre completamente ignorato gli stagionali: lavoratori, molto spesso legati al settore del turismo, che nei prossimi mesi non avranno alcun contratto. Anche per loro servono subito ammortizzatori sociali in deroga. Altro punto che riguarda gli autonomi e le imprese: bene che ci sia un fondo di garanzia da 1,2 miliardi per le piccole e medie imprese, ma i versamenti delle ritenute e delle tasse non vanno solo sospesi per qualche mese. Chi non ha pagato le scadenze di marzo, non avrà i soldi neppure a maggio dopo due mesi di inattività. E lo stesso vale per gli affitti: l’intervento ipotizzato è un pannicello caldo. Le Pmi che non fatturano in questo periodo non devono pagare tasse. E il turismo ha bisogno di ben altro”.
Se da Forza Italia c’è stata una tiepida accoglienza, altrettanto non si può dire per Fratelli d’Italia e Lega, in cui si sono mosse contestazioni di metodo.
Non vedo tutte queste differenze fra la nostra posizione e quella degli alleati. Tutti insieme abbiamo chiesto maggiori risorse rispetto a quelle iniziali e all’unanimità abbiamo votato lo scostamento di bilancio. Poi è chiaro: ogni forza politica parla con il suo linguaggio. Ma per nessuno di noi questo è il tempo della propaganda. Credo che gli emendamenti che presenteremo andranno tutti nella stessa direzione: dare certezze a lavoratori, imprese e famiglie.
In questa fase così complicata per il Paese, è pensabile una sorta di solidarietà politica tra governo e opposizione?
Stiamo collaborando con il governo per aiutare il Paese non per aiutare il premier. Siamo all’opposizione e ci resteremo. Questa situazione eccezionale non ci fa certo dimenticare i disastri che questo esecutivo ha combinato....
La sua regione, la Lombardia, vive giorni molto difficili. Teme frizioni tra il governatore Fontana e lo stato centrale?
La sanità lombarda è una delle migliori d’Europa, solo che non siamo di fronte a uno stress test, ma ad una tragica guerra al virus. Siamo una regione di 10 milioni di abitanti e siamo la più colpita, con migliaia di contagiati e oltre mille morti. Il presidente Fontana e l’assessore Gallera stanno lavorando benissimo: adesso possono avvalersi di un uomo d’esperienza come Bertolaso, ma la Lombardia è all’apice dell’emergenza e i posti di terapia intensiva sono ridotti al lumicino. E poi servono le mascherine per il personale sanitario, ma anche per tutti i cittadini. C’è la possibilità di realizzare in pochi giorni una struttura sanitaria nell’area della ex Fiera di Milano: i cittadini e gli amministratori lombardi si aspettano dal governo centrale un aiuto decisivo per risolvere il problema della strumentazione e del personale medico per la terapia intensiva.