«A150 anni dalla creazione dell’Ordine forense, l’Avvocatura è protagonista della società e della democrazia». Con queste parole, Francesco Greco, presidente del Cnf, ricorda gli sforzi compiuti nel 1874 che hanno portato alla moderna organizzazione della professione forense in Italia.

Presidente Greco, la nascita dell’Ordine degli avvocati con la Legge n. 1938 dell’8 giugno 1874 è direttamente connessa al processo che ha portato all’Unità d’Italia. L’avvocatura al centro anche degli avvenimenti storici?

Proprio così. Con la nascita dell’Ordine forense, 150 anni fa, si è concluso un lungo dibattito giuridico e politico, avviato con la proclamazione del Regno d’Italia, sulla necessità di unificare la disciplina delle professioni forensi in tutto il territorio nazionale. A tal riguardo, ebbero una importanza fondamentale da un lato il modello francese, diffuso nella Penisola nel periodo napoleonico, e, dall’altro la tradizione, antica e profondamente radicata negli ordinamenti di diritto comune, delle corporazioni di mestieri. Sin dalla Restaurazione, era apparsa evidente non solo la necessità di istituire forme di controllo statale, ma anche l’esigenza di autonomia di una professione la cui rilevanza politica era ormai riconosciuta per la garanzia dei diritti dei cittadini, anche nei confronti dello Stato.

In merito alla separazione delle funzioni di procuratore e di avvocato, nel XIX secolo assistiamo ad una evoluzione con il progressivo avvicinamento delle professioni, senza però giungere in tempi rapidi alla loro unificazione. È stato un percorso lungo?

Il primo progetto di legge fu presentato al Senato dal Ministro della Giustizia Giovanni De Falco. La discussione sul progetto fu interrotta più volte nelle legislature seguenti e le professioni di avvocato e di procuratore furono regolate effettivamente in modo uniforme soltanto nel 1874.

L’avvocatura e gli avvocati sono stati anche protagonisti della storia repubblicana. Un motivo d’orgoglio per la categoria professionale che lei rappresenta anche per guardare al futuro con ottimismo?

In 150 anni, dalla istituzione dell’Ordine forense, gli avvocati hanno preso parte alla vita pubblica divenendone protagonisti. Protagonisti dei cambiamenti storici e culturali. Di quei cambiamenti che hanno accompagnato le diverse epoche nelle quali il Paese, a torto o a ragione, ha cambiato “volto”. Mi riferisco agli avvocati che hanno accompagnato il riconoscimento della forma repubblicana quale forma di governo e di democrazia rappresentativa. A tal proposito ritengo necessario dar conto del dibattito che negli anni si è sviluppato sulla influenza che l’avvocatura ha esercitato nell’ambito della formazione della nostra Carta repubblicana. Le ricerche storiografiche sviluppate intorno a questo tema non hanno sinora fatto emergere opinioni consonanti. Infatti, taluni sono stati indotti a pensare che questo peso e questo ruolo siano stati determinanti nell’elaborare la Costituzione, al punto da influire sul merito politico di gran parte delle scelte adottate nelle diverse materie; altri hanno invece maturato la convinzione che, proprio per le caratteristiche storiche del nostro processo costituente, questo apporto dei giuristi sia stato, in definitiva, marginale, non disponendo la cultura giuridica italiana del secondo dopoguerra, anche per le sue caratteristiche prevalentemente formalistiche, di modelli originali di società e di Stato da proporre a quella classe politica che, attraverso i partiti emersi dalla Resistenza, si stava impegnando nella definizione delle basi del nuovo impianto repubblicano.

A cosa sono dovute queste divergenze storiografiche?

Credo che possano essere ricondotte a molti fattori. Prima di tutto alla difficoltà di analizzare obiettivamente il clima politico e culturale in cui il nostro Paese, dopo i traumi del fascismo e della guerra, si trovò immerso nella prima fase della ricostruzione. Si può ricondurre pure ai pochi elementi documentali di cui disponiamo per cogliere i rapporti che intercorsero tra la fase preparatoria che si sviluppò, tra il 1945 ed il 1946, intorno al ministero per la Costituente e i lavori svolti dall’Assemblea costituente nell’arco temporale che va dal giugno del 1946 al dicembre del 1947;. E alla limitata conoscenza dei profili umani e professionali di molti dei giuristi presenti alla Costituente, anche con riferimento al loro percorso formativo e alla natura dei loro rapporti con le diverse forze presenti nel quadro politico del dopoguerra.

Tutti aspetti rilevanti, ma sinora non sufficientemente indagati, nonostante l’ampiezza della letteratura che si è sviluppata intorno all’età della Costituente. Quello che, in ogni caso, si può dire con certezza è che la presenza dei giuristi nella Costituente fu significativa in termini sia quantitativi sia qualitativi.

Dalla legge n. 1938 del 1874 alla legge n. 247 del 2012 in cui si afferma che “gli iscritti negli albi degli avvocati costituiscono l’ordine forense”. La storia degli Ordini forensi è, dunque, anche la storia delle avvocate e degli avvocati che li costituiscono?

Certamente. La celebrazione del 150esimo anniversario dell’istituzione dell’Ordine forense è l’occasione per evidenziare il grande valore di tutta l’avvocatura, che, negli anni, per più di un secolo si è resa protagonista dei cambiamenti socio- politico-economici e che continuerà a farlo, dentro e fuori dalle istituzioni, dentro e fuori dalle aule di giustizia, con l’obiettivo di porsi come baluardo di fronte a ogni tentativo di compressione delle garanzie, dei diritti della persona e di fronte a ogni, seppur minimo, tentativo di erosione degli spazi di democrazia.