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Formigoni domiciliari
Lo ripete più volte, col mezzo sorriso di chi ne ha già viste moltissime: «Sono curioso di vedere cosa faranno». Roberto Formigoni, ex governatore della Lombardia ed ex senatore di Forza Italia, si aspettava la mossa di Berlusconi di «lasciar passare» l’esecutivo targato Lega- 5 Stelle, «la vera domanda è cosa farà adesso Silvio».
Berlusconi ha scelto il passo di lato: niente veti ma anche niente fiducia. Perchè se lo aspettava?
Quella di Berlusconi è stata una scelta obbligata: ha capito che il governo sarebbe partito in ogni caso e quindi ha preferito non rompere definitivamente con la Lega. Anche perché altrimenti, ahimé per lui, non lo avrebbero seguito in molti dentro Forza Italia.
Ci sarebbe stata una diaspora verso la Lega?
Credo che, se avesse scelto la rottura, avrebbe rischiato di perdere adepti e grossi pezzi sia dei gruppi parlamenti che delle amministrazioni locali.
I più vicini a lui hanno definito quella di Forza Italia un’ «astensione benevola». Come lo interpreta?
Bisogna capire che cosa intenderà fare Berlusconi: se fare appunto astensione benevola nel senso peggiore del termine, ovvero di far passare tutto; oppure se quella di Fi sarà una posizione di vera indipendenza e di attenta valutazione di ogni passo del futuro governo.
Fi si asterrà oppure voterà contro il nuovo esecutivo?
Questo conta poco, potrebbe anche decidere di astenersi, riservandosi però di esprimere con nettezza pareri su ogni scelta e dunque scegliendo la seconda strada che dicevo prima. Io, ovviamente, mi auguro che accada questo e che Forza Italia rialzi davvero la testa. Il partito deve ricordarsi di essere parte del Ppe e quello che ha rappresentato e ancora rappre- senta per una parte di elettorato comunque presente. Deve farlo per il bene dell’Italia, perché questo governo nascente è un’incognita enorme e ha bisogno di un’interlocuzione molto forte con chi interpreta i valori del popolarismo europeo, della serietà nella tenuta dei conti e nell’opposizione a sparate populiste che potrebbero ottenere il consenso degli elettori ma che fanno male al Paese.
Lei crede che, per convincere Berlusconi, Matteo Salvini gli abbia dato qualche assicurazione?
Qualche parola ci sarà certamente stata, ma è lecito nutrire dubbi sul fatto che poi queste si traducano in fatti: in politica, purtroppo, non sempre le parole date corrispondono a impegni assunti. Del resto, la strategia di Salvini è chiara da prima del 4 marzo, e precisa- mente da quando i sondaggi gli hanno confermato che la Lega aveva più voti di Forza Italia: lui punta ad appropriarsi dei voti di Berlusconi e sta persequendo questo obiettivo, anche con una certa abilità. In sostanza, lui punta a non rompere formalmente con Forza Italia ma a mangiarsela. Molto dipende comunque da come si comporterà Berlusconi, se rimarrà quiescente oppure se rimarrà saldo nelle proprie posizioni, costringendo Salvini ad essere chiaro e a non rompere del tutto l’alleanza.
A proprosito della coalizione di centrodestra, è difficile considerarla ancora in piedi, considerando che un pezzo farà il governo e l’altro ne rimarrà fuori.
L’alleanza è fragile e il futuro è incognito. Le possibilità sono due: se Salvini e Di Maio saranno capaci di fare le cose per bene bisognerà far loro i complimenti e l’Italia avrà inaspettatamente trovato un governo che risolva i loro problemi. Io però credo sia lecito dubitarne e che i timori degli osservatori terzi siano fondati. Se invece non ce la facessero, avremo bisogno di un’alternativa e proprio questa è la responsabilità delle forze che si collocano all’opposizione o in posizione di vigilanza critica.
Si riferisce al Pd e a Forza Italia?
Certo, queste due forze devono esercitare fino in fondo il loro compito, perchè ne ha bisogno la nostra democrazia. I populisti facciano il governo; gli altri siano critici, forti e netti nel sindacare il loro operato. Pd e Forza Italia hanno una responsabilità enorme e mi auguro che entrambi si mettano in gioco.
Lo dice con grande scetticismo, lo stesso del Cavaliere che dice: «Vediamo cosa sanno fare».
Non sono scettico, sono curioso di capire cosa faranno. Penso anche che il fatto che i due populismi di Lega e 5 Stelle stiano insieme sia una fortuna, perchè così il populismo nel suo complesso è messo alla prova del governo: se salvano l’Italia significa che abbiamo sbagliato tutto noi, se invece falliscono sarà il populismo intero ad aver fallito, non quello della Lega o quello dei 5 Stelle col rischio di veder crescere quello rimasto all’opposizione. In questo modo, il futuro governo sarà un grande momento di chiarezza.
Non avrebbe preferito, invece, il governo neutrale proposto da Sergio Mattarella?
No, avrebbe significato protrarre un’agonia. Il 4 marzo ha avuto un esito che in pochi si aspettava, con il trionfo delle due forme di populismo. Gli elettori hanno sempre ragione e loro hanno voluto questo governo: si tratta di una soluzione rispettosa del voto e così il popolo non potrà lamentarsi. I vincitori verranno messi alla prova e poi ognuno farà una propria valutazione. Era facile stare all’opposizione e sparare sul governo in un momento di crisi, ora vediamo alla prova dei fatti cosa riusciranno a fare.
La spaventa quello che questo governo “populista” potrà fare?
Guardi, io tendo a non spaventarmi di nulla perché ne ho viste tante. Sono curioso di vedere come passeranno dalla teoria alla pratica delle soluzioni miracolistiche prospettate in campagna elettorale. Vediamo come concilieranno il reddito di cittadinanza con la Flat tax, cosa faranno con i futuri sbarchi e davanti agli immigrati già presenti in Italia, come elimineranno la Fornero senza far esplodere i conti pubblici. Ogni giorno ci sarà qualche novità interessante.
Azzarda un’ipotesi sul nome del futuro premier, che non sarà nè Luigi Di Maio nè Matteo Salvini?
Non riesco proprio a immaginare chi possa essere e anche di questo sono curioso. Se si inventano davvero la staffetta, dimostrano di essere costretti a ricorrere a soluzioni del passato. Certo, non vedo in giro un Maradona della politica che li sappia tenere insieme.