L’assenza di una politica per l’immigrazione è l’ennesima prova che “l’Europa non esiste”. Così Jean-Paul Fitoussi, economista francese di fama internazionale, commenta le ultime tragedie del mare e lo sgombero dei profughi in Grecia.“In un Continente dove la popolazione sta decrescendo – osserva Fitoussi - noi abbiamo bisogno di questi migranti, altrimenti la crescita non ci sarà più”. Ma anche “l’austerità, la concentrazione sull’obiettivo della riduzione del debito sono errori enormi”, avverte l’economista.Professor Fitoussi, il dramma dell’immigrazione sta mettendo a dura prova l’Unione Europea, stretta tra la crescita dei populismi e l’incapacità di trovare soluzioni condivise. Nel frattempo i barconi continuano ad affondare nel Mediterraneo mentre lo sgombero del campo greco di Idomeni - l’immagine di quelle ruspe in azione contro donne e bambini in fuga dalle guerre - simboleggia la fine del sogno di una Europa umana e solidale. Com’è possibile che un Continente grande, ricco e con oltre 550 milioni di abitanti entri in crisi per l’arrivo di meno di un milione di profughi?Non è normale, anzi è stupido. Questo significa che l’Europa non esiste. Se l’Europa esistesse, ci sarebbe una politica per l’immigrazione. Per adesso la sola cosa che l’Europa è stata capace di fare è assoldare un mercenario, la Turchia, per fargli fare il lavoro “sporco” al suo posto, una scelta che agli occhi di tutti appare come una rinuncia alla sovranità in funzione della crescita degli egoismi nazionali, testimoniata dal successo dei partiti populisti. Questi partiti estremisti hanno programmi scarni ma in essi vi è un elemento costante, la chiusura delle frontiere. Gli atti unilaterali dell’Austria al Brennero o della Francia a Ventimiglia ci dicono che stiamo perdendo l’unica cosa che l’Unione Europea è riuscita a fare, oltre alla moneta comune, ossia la creazione di un territorio unico.La crisi di Schengen è il riflesso di un’Europa poco solidale anche sul piano economico. L’Unione Europea al momento della sua nascita è stata presentata come un’opportunità di crescita collettiva e di benessere per tutti coloro che ne avrebbero fatto parte, invece vediamo che molti Paesi che hanno aderito alla moneta unica oggi stanno peggio di prima, la Grecia ma anche l’Italia stessa...… e ci sono Paesi che non sono nella zona Euro ma che se la cavano molto meglio degli altri.Infatti. Come si spiega, cosa c’è che non va?Quello che non va è la dottrina dell’austerità. Una dottrina stupida, così com’è stupido provare a frenare l’immigrazione in un Continente dove la popolazione sta decrescendo. Noi abbiamo bisogno di questi migranti, altrimenti la crescita non ci sarà più. In questi anni sono state fatte delle scelte sbagliate a livello economico: l’austerità, la concentrazione sull’obiettivo della riduzione del debito sono errori enormi che neanche negli anni trenta sono stati fatti e che oggi non si vogliono riconoscere. E anche se ci sono dei capi di governo in Europa che ne hanno abbastanza, sono senza potere. Perché in base alla Costituzione europea le decisioni devono essere prese all’unanimità, basta che un Paese non sia d’accordo e le cose rimangono come sono. Figuriamoci poi se il Paese in questione è la Germania. Il solo diritto riconosciuto ai popoli è di cambiare governo ma non di cambiare politica. Lo abbiamo visto dappertutto, in Grecia ma anche in Francia con Hollande: abbiamo eletto uno di sinistra che fa una politica di destra.Ricordiamo anche la famosa lettera-ricatto inviata all’Italia nel 2011, firmata da Trichet e Draghi, con cui la Bce pose le condizioni per procedere all’acquisto dei nostri titoli di Stato.Esatto. Un ricatto, ma anche la prova che il voto delle popolazioni non conta.In Francia sta succedendo il finimondo contro la “loi du travail”, la riforma del mercato del lavoro ribattezzata “Jobs act alla francese”, perché esplicitamente ispirata all’analoga legge italiana. Dopo avere bloccato 19 centrali nucleari e portato migliaia di francesi in piazza, i sindacati annunciano nuovi scioperi, alcuni a tempo indefinito, nei settori dei trasporti pubblici e dell’energia. Il presidente Hollande, come Renzi in Italia, pensa si possa creare nuova occupazione rendendo il mercato del lavoro più flessibile, favorendo i licenziamenti. Il punto è che questa ricetta non sembra funzionare, come si evince anche dai primi dati sul Jobs act: 37mila assunzioni a tempo indeterminato a fronte di una spesa di due miliardi di euro per finanziare la totale decontribuzione.Non stanno cercando di risolvere il problema della disoccupazione. Stanno solo dando prova alla Germania che sono seri. Perché sanno molto bene che, aggredendo la parte debole del mercato del lavoro, aumentano disoccupazione e precarietà a scapito della domanda di beni e servizi. Perché dovrei spendere se domani non so se avrò una occupazione? In Francia la crescita c’è stata nella seconda metà degli anni novanta quando, con Jospin, si è fatta una politica di domanda.Alcuni economisti sostengono però che, con la moneta unica. la riduzione dei costi per le imprese di alcuni Paesi sia divenuta una necessità. Non potendo più ricorrere alla svalutazione competitiva, l’unica strada a disposizione per tenere bassi i prezzi delle merci resta quella di ridurre i salari.Questo è un pretesto. I Paesi europei sono stati messi in una condizione di debolezza non dal fatto che non si possa più deprezzare la moneta ma perché non esiste più un prestatore di ultima istanza. Se c’è, chi se ne importa del debito pubblico? Si può sempre ripagarlo, basta stampare moneta. E poi c’è il problema che in Europa fin dall’inizio le politiche sostenute dal pensiero dominante sono state quelle non cooperative, secondo cui guadagna chi abbassa i salari più velocemente. Ma ciò è stupido perché, come ho già spiegato prima, così si indebolisce la domanda.