Il quinto detenuto si è tolto la vita a Regina Coeli questa mattina, il giorno prima un altro recluso e un operatore si sono suicidati nel carcere di Paola. In conferenza stampa la presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, ha ribadito il no del suo governo ad amnistia, indulto. La ricetta del governo contro il sovraffollamento è la costruzione in tre anni di 7.000 nuovi posti detentivi, i tossicodipendenti in comunità e accordi con gli Stati per far scontare la pena agli stranieri nel proprio paese d’origine. Intanto i suicidi continuano a ritmo di quasi uno al giorno. Sull’argomento l’ex capo del Dap e attuale Garante regionale siciliano dei detenuti, Santi Consolo, ha idee chiare: «In una situazione eccezionale d'emergenza come questa bisogna assumere provvedimenti che diano qualche risultato nell’immediato. Le promesse e i programmi per i prossimi mesi o anni servono a poco».

Dottor Consolo, dopo il tragico record del 2024 inizia malissimo anche il 2025.

Speriamo che i suicidi non continuino con questa progressione, altrimenti dovremmo registrare la tragicità incredibile del carcere con i sepolti vivi. Tenga presente che al numero dei suicidi bisogna aggiungere anche i morti per altra causa, che per l'anno decorso sono stati pure numerosissimi: 145. Il carcere deve essere un luogo di speranza, dove si deve creare un futuro nei confronti di coloro che hanno sbagliato e hanno commesso reati, non un luogo di disperazione e di morte.

Neanche il messaggio forte lanciato da Papa Francesco con l'apertura della Porta Santa a Rebibbia e quello del presidente Mattarella, hanno scosso le coscienze ?

I messaggi autorevoli di personalità, come il sommo pontefice o il Presidente della Repubblica, dovrebbero essere di stimoli in quanti hanno responsabilità nell'operare. Purtroppo si deve constatare che a quei moniti, a quelle espressioni di vicinanza verso i più fragili e i più deboli, non viene dato seguito, le speranze vengono deluse e aumenta il senso di frustrazione di chi è detenuto

Secondo lei, che è stato magistrato, capo del Dap ed è garante dei detenuti in Sicilia, quale potrebbe essere una misura per ridurre in tempi brevi il sovraffollamento?

Mi ero pronunziato favorevolmente per la liberazione anticipata allargata (la proposta di legge Giachetti/Nessuno Tocchi Caino ndr.), perché quel beneficio presuppone un comportamento regolare partecipativo da parte dei destinatari. Non viene meno il principio della rieducazione, l'osservazione e il controllo di meritevolezza. Audito in commissione ho espresso il mio parere favorevole al provvedimento, ma la politica non ha dato seguito alla cosa, che già da tempo avrebbe potuto risolvere la problematica.

Recentemente c’è stato un appello di giuristi, docenti universitari, per un'iniziativa di clemenza. Potrebbe essere questa una soluzione nell'immediato?

Qualunque atto che abbia un effetto deflattivo io lo valuto positivamente. Le contromisure che si invocano nella drammatica situazione attuale, non sortiranno alcun effetto, perché tutto quello che è stato annunciato prevede dei tempi di realizzazione di almeno alcuni anni. Diminuire il numero di detenuti torna utile per avere una maggiore attenzione nei confronti di quelli che rimangono e soprattutto per agevolare tutti gli operatori penitenziari che si sacrificano nel sistema carcerario.

Come si può intervenire per migliorare la situazione in carcere?

Coinvolgendo sia il personale sia i detenuti. Quando ero presidente della Cassa delle Ammende i detenuti erano impegnati in lavori utili per migliorare la struttura penitenziaria. A Sollicciano, ad esempio, abbiamo avviato moltissime progettualità, purtroppo quell'attività è stata interrotta. Sono entrato in magistratura subito dopo l'entrata in vigore nel 1975 dell'Ordinamento penitenziario. Ebbene quell’ordinamento stabilisce o che gli ambienti devono essere arieggiati, luminosi, riscaldati in inverno e refrigerati in estate. Nelle nostre carceri, purtroppo, si soffre sia con il caldo sia con il freddo, e l’acqua calda non sempre c’è.

Il governo punta a trasferire i tossicodipendenti detenuti in comunità: è d’accordo?

Non ci sono strutture esterne adeguate per poter recuperare i tossicodipendenti, che continuano a essere vittimizzati per i loro comportamenti ritenuti contrari alla legge, e si ritrovano in un contesto che non è attrezzata e non comprende fino a fondo il loro disagio. Il problema è duplice: da un lato ci sono condizioni pregresse di tossicodipendenza, dall'altro purtroppo si registra una diffusione del traffico di droga all'interno delle carceri, trasformandolo da luoghi di rieducazione a luoghi di devianza. Nell'ultimo periodo non solo i tossicodipendenti, ma anche i disabili mentali vengono sistematicamente ghettizzati nelle carceri. Alcune riforme, che potevano essere buone, dovevano essere accompagnate da adeguate strutture, personale dedicato, ma non hanno avuto successo: si sono chiusi gli Opg e sono aumentati i disabili mentali all'interno degli istituti penitenziari. Le Rems sono nate male, prevedono un numero limitatissimo di persone da accogliere e sono spesso inadeguate a gestire i casi limiti. Chi ha una malattia mentale continuano a rimanere in carcere, altri che dovrebbero essere in esecuzione di misure di sicurezza, per mancanza di posti nelle Rems, circolano liberi, con rischi anche per la sicurezza. Il problema è curare piuttosto che reprimere.

Ma con questi numeri della popolazione carceraria, con le condizioni precarie delle carceri, c'è il rischio che la Cedu possa di nuovo condannare l'Italia come avvenne nel 2013?

Prima da vice capo del Dap, con la sentenza Sulemanovic, e poi da capo con la sentenza Torreggiani ho gestito la fuoriuscita dell’Italia dalle emergenze, dopo le condanne della Corte europea dei diritti dell’uomo. La seconda addirittura era una sentenza pilota e immagini come e quanto ci hanno monitorato prima di poterne uscire.

E come riuscii a gestire quella situazione?

Dopo la Torreggiani bisogna ricordare che un aiutino ci è stato dato proprio dalla liberazione anticipata allargata, quella speciale, quella che vorrebbero riproporre Giacchetti e nessuno Tocchi Caino. Penso che le esperienze positive non vadano dimenticate.

Per non parlare delle condizioni in cui opera il personale all’interno delle carceri.

Il motto che gli agenti portano come distintivo è “Despondere spem munus nostrum” (garantire la speranza è il nostro compito). Un tempo si chiamavano agenti di custodia, ma non perché dovevano tenere chiuso con la chiave la persona dentro un blindato, ma perché la custodia significa ) cura, attenzione, vicinanza alla persona più fragile per poterla aiutare. Se noi perdiamo questo senso di umanità con degli slogan che non hanno niente di umano, perdiamo di vista la vera bussola che può fare migliorare l'intera nostra società.

Le misure alternative potrebbe essere una soluzione?

Sicuramente agevolano l’inserimento della persona e abbattono la recidiva, ma quello che manca all'interno delle strutture penitenziarie è l'offerta (che deve essere per tutti i detenuti di attività trattamentali e di percorsi formativi. Ma le statistiche su quelli che lavorano spesso sono mendaci, perché lavorare significa essere impegnato a tempo pieno e poter avere anche un beneficio economico, da utilizzare non solo per quelle piccole spesucce del sopravvitto ma per poter donare qualcosa alle loro famiglie, spesso indigenti.

Dottor mi scusi, questo continuo avvicendarsi di capi del Dap non fa bene all'amministrazione e al sistema penitenziario?

È ovvio. Forse ho avuto la permanenza maggiore all'interno del Dap, prima come vice capo e poi al vertice: in totale quasi 7 anni. La mia esperienza dimostra che più si lavora, più si comprende e si ha la capacità di risolvere i problemi che sorgono. Non mi sono mai tirato indietro, neanche quando a fine anni 70 ero magistrato di sorveglianza, in occasione di proteste o sommosse dall'andare nelle strutture penitenziarie a incontrare i detenuti e a dialogare. Con manganelli, scudi e caschi si va soltanto allo scontro e la situazione può solo degenere. Da quando sono andato via (2018 ndr.) si sono avvicendati già 5 capi, ma in periodi così brevi nemmeno si ha tempo di comprendere dove ci si trova.

Dall'alto della sua esperienza lei è ottimista o è pessimista sulla situazione delle carceri?

In questo momento la situazione è davvero brutta.