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Giulia Ligresti, Mimmo Lucano, Pierluigi Boschi. Tre storie diverse e un’unica morale: il processo mediatico che ti rovina la vita, ti mette alla gogna, ti condanna prima della sentenza.
Sentenza che poi arriva ed è spesso di assoluzione. Ma a volte è tardi, non riesci più a riprenderti, non riesci ad andare avanti. Sicuramente è uscita dalla scena politica Annamaria Cancellieri, ministra della Giustizia quando sei anni fa Giulia Ligresti fu arrestata.
La Guardasigilli si informò delle condizioni di salute della donna che era anche una sua amica. Le intercettazioni, date in pasto ai giornali, furono decisive per chiedere la testa della ministra. Non c’era alcun rilievo penale, ma secondo il “circo” politico- mediatico era eticamente colpevole e Cancellieri, dopo un voto in aula, dovette lasciare via Arenula. A nulla valsero le proteste di chi difendeva la ministra e Giulia Ligresti. Il popolo, istigato dai media, aveva deciso: colpevoli. In quel caso il Pd, che allora governava con Enrico Letta, si dimostrò poco “garantista” e lo stesso Matteo Renzi chiese e ottenne la testa della ministra. Ora che Ligresti è stata assolta ( quasi) nessuno le chiede scusa, ( quasi) nessuno si sente in dovere di chiamare la ministra e dire: abbiamo sbagliato. Cancellieri era considerata tra i “papabili” per salire al Colle. Sarebbe stata la prima donna a ricoprire il prestigioso incarico. È invece sparita dalla scena pubblica.
Mimmo Lucano per fortuna ci ha messo di meno a uscire dall’incubo in cui era piombato. La Cassazione, che ha rinviato al riesame per valutare se il sindaco di Riace dovrà o meno stare in “esilio”, ha smontato le tesi dell’accusa. In breve tempo, Lucano molto probabilmente potrà rientrare nella sua città, che tanto ama e per la quale tanto ha fatto. Ma anche per lui non è stato facile, anche se nel suo caso l’opinione pubblica si è spaccata e ha potuto godere di tanta solidarietà. Ma le critiche non si dimenticano, non si dimentica facilmente quando basta un avviso di garanzia per essere considerato colpevole. Ne sa qualcosa Boschi senior, preso di mira dal popolo grillino e leghista al pari del peggiore serial killer per Banca Etruria. L’altro ieri è arrivata una nuova richiesta di archiviazione per il reato di bancarotta fraudolenta. A febbraio scorso era stata archiviata l’accusa di falso in prospetto. Se la nuova richiesta verrà accolta dal giudice cadrebbero per Boschi tutte le accuse. Accuse sulle quali si è basata una campagna stampa e politica che ha preso di mira la figlia e il Pd, a tal punto - secondo alcuni analisti - da essere la principale causa della sconfitta elettorale. Ora nessuno chiederà scusa anche alla famiglia Boschi, in pochi verranno a conoscenza dei nuovi fatti. La ghigliottina era già scattata e non si torna indietro.