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Ignazio Larussa
Ignazio La Russa, vicepresidente del Senato ed esponente di spicco di Fratelli d’Italia, spiega che l’astensione o il voto contrario al governo Draghi «dipenderà dal programma di governo e dalla discontinuità di nomi rispetto al Conte bis» e ritiene «legittima, anche se diversa dalla nostra», la scelta di Lega e Forza Italia di sostenere l’ex presidente della Banca centrale europea.
Vicepresidente La Russa, la scelta sull’astensione o il voto contrario a Draghi arriverà nelle prossime ore o solo in sede di fiducia?
Giorgia Meloni è stata molto chiara. Noi non voteremo la fiducia e nonostante questo avremo un rapporto collaborativo con il governo per tutti i provvedimenti utili agli italiani. Nutriamo rispetto, attenzione e considerazione per Mario Draghi e la differenza tra voto contrario e astensione, una volta chiarito che la nostra sarà un’opposizione patriottica, non è poi così importante.
Prima o poi una decisione dovrete prenderla.
L’astensione o il “no” dipenderà tecnicamente dal governo, cioè da quanto i partiti che lo appoggiano riusciranno a imbastire un governo di unità nazionale o pretenderanno l’inserimento di nomi in continuità con il Conte bis. Peggio di un governo tecnico c’è solo un governo con le stesse facce dell’esecutivo precedente. Dipenderà poi da quanto Draghi nel programma sarà costretto o meno ad accontentare questo o quel partito. E devo dire che in questa fase Lega e Forza Italia si stanno comportando meglio degli altri.
Quando arriverà la decisione finale sulla vostra posizione?
La direzione nazionale si riunirà prima del voto di fiducia e si esprimerà su astensione o voto contrario. Credo tuttavia che gli italiani abbiano compreso che la nostra posizione è la più patriottica di tutte. Senza contestare ovviamente quella di Lega e Forza Italia, che è legittima ma è diversa dalla nostra.
Avete parlato di un’opposizione “costruttiva” e “patriottica”. In che modo la porterete avanti?
Personalmente ho molta fiducia nella volontà di Draghi di operare per rimediare ai danni enormi causati un po’ dalla pandemia ma molto dalle colpe di chi ci ha governato in questo periodo. Benché sperassimo nelle elezioni, alla fine credo che saremo molto utili all’Italia e allo stesso Draghi nella nostra posizione di disponibilità senza nulla in cambio e senza necessità di doverci sbracciare nella maggioranza per distinguerci da chi ne fa parte in maniera incomprensibile agli occhi dei cittadini.
Avete sempre detto che non avreste accettato governi tecnici o esecutivi assieme al Pd e al Movimento 5 stelle e di certo non vi si può accusare di incoerenza. Eppure alcuni pensano che finirete isolati. È così?
Noi non sbandieriamo la nostra coerenza, ma essa è la nostra medaglia, non la condanna di chi non ce l’ha. Ai tempi del governo Dini la Lega lo votò e il resto del centrodestra no. Lo stesso Monti fu votato dal Pdl ma poi Fratelli d’Italia nacque proprio per uscire da quel governo tecnico. Con il governo gialloverde la Lega ha fatto una sua scelta ma noi non l’abbiamo condannata. La coerenza è il nostro modo di comportarci perché quello che diciamo agli italiani poi lo manteniamo, ma non credo che finiremo isolati perché siamo in sintonia non solo con i nostri elettori ma anche con larga parte degli italiani che avrebbero voluto votare.
Se foste l’unico partito all’opposizione vi spetterebbe la presidenza del Copasir e quella della Commissione di vigilanza Rai. La vostra scelta è anche dettata da questo fattore?
Abbiamo fatto diverse riunioni, sia ristrette che di organi collegiali, e finora questo tema non è stato preso in considerazione. Se non ci interessano le poltrone di governo figurarsi se possiamo far dipendere le nostre decisioni da qualche presidenza di commissione. Tuttavia le regole, soprattutto quelle imposte per legge e non per consuetudine, vanno rispettate e al momento opportuno faremo le nostre valutazioni.
La spaccatura nel sostegno al governo Draghi influenzerà anche la corsa del centrodestra alle Amministrative?
Non cambierà nulla nel rapporto tra gli alleati, anche se non abbiamo ancora deciso i nomi dei candidati alle Amministrative. Ma la volontà di sceglierli insieme e di presentarci insieme rimane immutata.
Teme, o magari si augura, che la svolta moderata ed europeista della Lega possa farvi rimanere soli nel campo sovranista?
Quello che farà la Lega deve chiederlo alla Lega, tuttavia vorrei evidenziare due questioni: in primo luogo Giorgia Meloni è presidente del partito conservatore europeo, che è una delle famiglie europee più consolidate, tanto che aderiscono anche partiti di Paesi fuori dall’Unione. La nostra battaglia non è contro l’Europa ma in difesa degli interessi italiani, con la volontà che le istituzioni europee siano tali da non assicurare un vantaggio ad alcuni paesi rispetto ad altri; in secondo luogo, adesso ci sentiamo davvero in sintonia con la maggioranza degli italiani, che è speranzosa che Draghi possa portare rimedio nell’immediato ma è desiderosa di una maggioranza unita e coesa con un progetto politico chiaro. Quindi no, non temiamo di rimanere soli.
Volevate a gran voce le elezioni, ma ora confidate nella buona riuscita dell’esperienza Draghi. Cosa avete chiesto al nuovo esecutivo?
Se la scelta fosse stata tra elezioni e Draghi avrei scelto le elezioni, ma se la scelta è tra Conte e Draghi allora preferisco Draghi. Gli abbiamo fatto domande concrete e abbiamo ottenuto diverse risposte su quale sarà la direzione del nuovo governo. Sono convinto che Draghi voglia fare di tutto per far uscire l’Italia dalle secche in cui l’hanno portata i governi Conte ma i migliori o comunque i più adatti a confrontarsi con la realtà sono e rimangono i rappresentanti scelti dagli elettori attraverso il voto.
Il governo Draghi avrà successo?
Penso che si possa cominciare a sperare in qualcosa di buono ma per uscire definitivamente dalla crisi sanitaria ed economica non basta un uomo ma un governo con un progetto, una maggioranza e un obiettivo comuni. Questo governo potrebbe offrire le premesse per una soluzione ai problemi del paese, ma non sarà esso stesso la soluzione.