Giuseppe Benedetto, presidente della Fondazione Einaudi, ha di recente proposto il ripristino dell’articolo 68 della Costituzione sull’immunità.

Presidente Benedetto, da dove arriva la necessità di ripristinare in toto l'articolo 68 sull'immunità parlamentare?

Innanzitutto specifichiamo che l'immunità parlamentare esiste tuttora, prevista dall'articolo 68. Ma nel disgraziato hannus orribilis 1993 è stata violentata la nostra Carta espungendo dall'articolo il cuore dello stesso, cioè l'autorizzazione a procedere. Cioè la possibilità per il Parlamento di intervenire quando un pm chiede ad esempio l'avvio di un procedimento penale nei confronti di un membro del Parlamento stesso. Questa norma voluta dai nostra padri costituenti come Calamandrei, Mortati, Luigi Einaudi, Palmiro Togliatti, è stata poi modificata da personaggi di ben altro spessore proprio in quella legislatura.

La riforma arrivò in un clima particolare, cioè quello di Tangentopoli: quanto quel periodo influenzò le decisioni del Parlamento?

La vicenda delle monetine contro Craxi al Raphael è emblematica. Come ho scritto nel mio libro "L'eutanasia della democrazia" in cui ricostruisco la storia della modifica dell'art. 68 nei suoi vari passaggi, in quel periodo si stava raggiungendo anche un punto di equilibrio da parte di quasi tutti i partiti presenti in Parlamento per la modifica del 68 che potesse evitare gli abusi lasciando però intatto il principio di inviolabilità del Parlamento. Ma fu proprio l'episodio delle monetine che fece crollare tutto e i parlamentari dopo che votarono contro la concessione di quattro delle sei autorizzazioni a procedere contro Craxi furono talmente terrorizzati dai "forconi" che dissero letteralmente "a questo punto cediamo su tutta la linea". Fu un episodio determinante.

Perché si torna a parlare oggi di immunità?

Perché sono passati trent'anni e dopo più di trent'anni forse è giunto il momento di fare una riflessione distaccata. Mi rendo conto di tutto, tra cui gli equilibri che sono stati distorti e non hanno ancora ritrovato un loro equilibrio, ma questo non vuol dire che partendo dall'aspetto culturale e di approfondimento scientifico della problematica non si possa oggi affrontare la questione con un animo sgombro da pregiudizi.

Crede che i partiti possano arrivare a un accordo, visto i molti contrari?

Io non mi occupo di politique politicienne, della politica del giorno per giorno. Noi lanciamo iniziative di taglio culturale, poi tocca a partiti e parlamentari fare una riflessione. Non posso fare io valutazioni di quello che è più conveniente. Io so solo che tutti i parlamentari o la gran parte di loro dicono in pubblico di essere contrari ma poi in privato pensano che in realtà servirebbe il ripristino. Il coraggio se uno non ce l'ha non se lo può dare, ma questo è un problema che come Fondazione non ci riguarda.

Forza Italia ha fatto la sua proposta, voi avete fatto la vostra: c'è una convergenza?

Io non voglio nessuna primogenitura. Noi in fondazione ne parliamo almeno da tre anni e abbiamo ritenuto che il tempo fosse arrivato. Noi non abbiamo fatto un convegno ma illustrato un disegno di legge che vede l'articolo 68 come l'hanno voluto i costituenti e una relazione di accompagnamento in cui a nome della Fondazione ho detto che valuteremo nei prossimi giorni se ci sarà un numero significativo di firme da parte dei parlamentari che mi auguro depositeranno questo ddl. In caso contrario procederemo comunque nell'altra via, cioè la proposta di legge di iniziativa popolare che la Fondazione in caso promuoverà.

Crede che sui temi della giustizia, a partire dalla separazione delle carriere, si possa arrivare a un dialogo costruttivo tra politica e magistratura?

Il dialogo costruttivo lo facciano tra le parti politiche. Per quanto ci riguarda noi siamo soddisfatti del testo approvato in prima lettura alla Camera e che è stato incardinato in Senato, dove sono stato anche invitato a partecipare a un'audizione in prima commissione. Spero che il provvedimento sia presto calendarizzato in Aula e lei sa bene che la seconda lettura è quella decisiva perchè, se non ci sono modifiche, la terza e quarta sono immodificabili nel senso che il testo va approvato così come uscito dalla prima e dalla seconda. Quindi spero che nei prossimi mesi il testo diventerà legge. In ogni caso, se c'è buona fede da parte di entrambe le parti sia prima durante che dopo l'approvazione della legge sulla separazione delle carriere il dibattito può proseguire nelle sedi istituzionali, come il Csm o le commissioni parlamentari.