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Il Recovery dovrebbe modificare i le sorti del Sud. Impossibile credere che non solleciti gli appetiti mafiosi. Ma sarebbe un disastro, se questa preoccupazione dovesse bloccare gli investimenti. La paura delle mafie non deve fermare gli investimenti al Sud.
«Nell’attuale fase pandemica la criminalità sembra aver orientato i propri interessi sull’indebita percezione delle rilevanti e diversificate misure economiche di sostegno disposte dal governo e, prevedibilmente, sulle future risorse che saranno garantite nell’ambito del Recovery Fund».
È un passo del Report 4 dell’organismo permanente di monitoraggio ed analisi sul rischio d’infiltrazione nell’economia da parte della criminalità organizzata di tipo mafioso, elaborato sotto la direzione del prefetto Vittorio Rizzi responsabile del settore al Viminale.
Che autorità e tecnici preposti lancino l’allarme e mettano in guardia su quel che potrebbe accadere nella fase drammatica che il paese attraversa è il minimo che si possa e si deve fare. Se poi dall’avviso si procede per deduzione logica o si tira a indovinare e a spaventare si arriva alle mani mafiose sulle siringhe e al controllo delle mafie sui vaccini. Ma si fa, in questo caso, solo disinformazione e confusione che alla fine, possono confondere tutti quando arriva il pericolo vero. Ed è questo che sta accadendo.
Intanto, le dichiarazioni del Ministero dell’Interno vanno prese nell’insieme. E l’insieme dice che «A livello generale, negli undici mesi del 2020 ( 1° gennaio/ 30 novembre) è stata registrata una flessione del 20,9% dei reati, passati da 2.116.136 del 2019 a 1.673.208». Insomma, anche durante i mesi tragici del 2020 e nel pieno della pandemia s’è realizzata una diminuzione dei reati, un incivilimento del paese che da questo punto di vista continua a migliorare.
E’ un dato, quello dei primi 11 mesi del 2020, coerente con quanto avviene da un periodo lungo che vede nel nostro paese, ma anche a livello internazionale, un abbassamento complessivo dei reati con la sola eccezione del cybercrime in netta contrapposizione ( in Italia i reati informatici, nello stesso periodo di cui stiamo discutendo, sono cresciuti del 32,7%).
Nello stesso periodo sono stati commessi 244 omicidi ( 55 persone in meno rispetto al 2019), anche se, punto che merita particolare attenzione e allarme, cresce l’incidenza percentuale delle donne sul dato complessivo ( 102 nel 2020 e 103 nel 2019). Diminuiscono gli omicidi in ambito familiare e affettivo ( da 143 del 2019 a 132 del 2020), ma aumentano quelli di donne ( erano 88 nel 2019 mentre sono state 91 nel 2020).
Il Ministero dell’Interno, diversamente dai social, è molto cauto. Ipotizza che le mafie possano intrufolarsi nel disagio. Lancia l’allarme anche se si cautela con un esplicito “sembra” piazzato fin dal primo rigo dell’argomentazione. Evidente il complicato obiettivo di mettere in guardia e, insieme, evitare allarmismi che potrebbero creare problemi allo sviluppo del nostro paese. Si mette in allarme perché le mafie nel nostro paese ci sono, esistono, operano. Si frenano gli allarmismi che potrebbero frenare la spesa e la gigantesca occasione del Recovery, soprattutto nel Mezzogiorno.
Il Recovery dovrebbe rivoluzionare la situazione proprio nel Sud per promuovere uno sviluppo capace di avvicinare il suo Pil a quello del Centro-Nord. E’ questo, secondo i maggiori esperti di economia, uno dei punti chiave per rilanciare l’Italia che viene distanziata nella produzione della ricchezza dagli altri grandi paesi europei. Un fenomeno evidente da ben prima dell’esplodere della pandemia. Il cuore della difficoltà evidenzia che il Nord ha rallentato lo sviluppo mentre a Sud s’è registrata una netta regressione dovuta prima di tutto alla sua mancata infrastrutturazione. I due fenomeni insieme stanno bloccando l’Italia.
Il Recovery dovrebbe modificare in modo drastico questo quadro. Impossibile credere che tutto ciò non solleciti gli appetiti mafiosi. Ma sarebbe un disastro, perfino maggiore, se questa preoccupazione dovesse bloccare o anche solamente rallentare investimenti e imprenditoria. Ma notizie rassicuranti arrivano dal Ministero per il Sud: la quota della parte investimenti per il Sud, trasversale a tutte le missioni e i progetti previsto dal Piano Recovery del governo italiano, ammonta al 50 per cento. È questo - secondo quanto si apprende - il calcolo fatto dalle valutazioni realizzate insieme al Ministero dell'Economi. Il paese deve attrezzarsi per spendere tutti i finanziamenti disponibili e recuperabili sapendo che mentre spende un flusso speriamo inedito di quattrini nel Mezzogiorno bisognerà tenere gli occhi parti perché non un solo euro finisca nelle mani delle mafie. E’ difficile, ma non impossibile.