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Ddl Zan
«Quanto avvenuto in Senato è una vigliaccata», tuona Franco Grillini, ex parlamentare e storico leader del movimento Lgbt. Che punta il dito contro Casellati: «Ancora una volta si è dimostrata presidente di parte».
Il ddl Zan è stato bloccato dalla “tagliola”, peraltro con voto segreto. Cosa ne pensa?
Intanto il voto segreto è una vigliaccata: sarebbe doveroso metterci la faccia. Molti hanno colpito lanciando il sasso e nascondendo la mano con la scusa del voto segreto, sapendo benissimo che stavano facendo una cosa negativa, non condivisa dalla maggioranza del Paese, perché altrimenti non avrebbero avuto bisogno di chiedere il voto segreto. Ed è una vigliaccata anche dal punto di vista della concessione della presidente Casellati, che ancora una volta si dimostra presidente di parte: non ho mai visto, anche nella mia attività parlamentare, la concessione del voto segreto su una questione procedurale e non di merito. Siccome il voto segreto viene concesso a discrezione del presidente dell’Aula, Casellati si assuma la responsabilità della giornata di oggi, perché il primo responsabile è lei. Che non sia super partes è stato ormai dimostrato al di là di ogni ragionevole dubbio.
La storia parlamentare italiana ha dimostrato che è difficile approvare leggi che riguardano i diritti umani. Perché?
Perché l’Italia è compressa tra una cultura clerico- fascista e catto- comunista, che riguarda buona parte dei Parlamenti, e le questioni più importanti che riguardano i diritti umani sono state risolte o a colpi di referendum o a colpi di fiducia, come per esempio sulle unioni civili, che altrimenti non ci sarebbero state. Oppure tocca alla Corte costituzionale e alla magistratura ordinaria, con una interpretazione estensiva della legge esistente, dirimere le questioni. Adesso, ad esempio, ci sono numerosissimi processi per violenze sulle persone omosessuali, transessuali, lesbiche e bisessuali e noi faremo un appello alla magistratura affinché applichi la legge Mancino autonomamente.
Perché questa norma è necessaria?
Il nucleo centrale è l’applicazione della legge Mancino, per fatti che riguardano l’orientamento sessuale e l’identità di genere. Queste sono le due locuzioni fondamentali. È importante perché nei Paesi che hanno firmato il trattato di Roma, atto di nascita dell’Unione europea, esiste una legislazione simile, e perché questa norma rappresentava un deterrente importante, al di là della questione penale, per le aggressioni e le violenze che ogni giorno vengono perpetrate contro omosessuali e transessuali. Un Paese che non ha una norma di tutela di questo tipo è culturalmente e legislativamente arretrato, e non riesce, non vuole e non può mettere un freno alle violenze contro le minoranze. E questo è un fatto veramente deprimente.
Quali sono le difficoltà?
In Italia abbiamo un macigno gigantesco che si chiama Vaticano e la famosa nota verbale della Segreteria di Stato vaticana è lì a pesare come un macigno. Dopodiché, le parole che sentiamo dire da alcuni gerarchi vaticani sul fatto che bisogna portare rispetto alle persone transessuali sono ipocrite. Perché il rispetto, in uno Stato democratico, va garantito prima di tutto con leggi conseguenti.
Come risponde alle obiezioni che sono state sollevate anche da una parte della comunità omosessuale?
Chiariamo una cosa: un’organizzazione che ha 130 iscritti non può rappresentare tutte le lesbiche. Si tratta di un gruppo minoritario che ha sposato posizioni ultra conservatrici e reazionarie e non a caso sono state utilizzate dalla destra come clava. In ogni caso c’è poco da dire: sono posizioni sbagliate. Abbiamo sentito dire - anche a sinistra - che ci sarebbe un’opposizione tra diritti civili e diritti sociali, ma è una grande sciocchezza, perché le due cose vanno di pari passo e spesso coincidono. La questione dell’identità di genere è la definizione che tutela le persone transessuali ed è già largamente presente nella giurisdizione italiana. Qualunque altra definizione non avrebbe garantito la copertura giuridica. E quando si sostiene che mette in discussione i diritti delle donne la replica migliore viene da quelle femministe che ieri ( martedì, ndr) hanno scritto un lungo documento a sostegno della legge contro l’omotransfobia.