«Sono affranta, addolorata», dice, commossa Stefania Craxi, presidente della commissione Esteri e Difesa del Senato, dove Silvio Berlusconi, FI e tutto il centrodestra l'hanno voluta. «Silvio, un amico del mio papà e della mia famiglia, sempre vicino a me in questi 23 anni. Mia mamma, Anna è addolorata, lo aveva sentito a Natale, avrebbero dovuto rivedersi». Silvio e Bettino diversi, ma sul piano giudiziario: «Gli stessi nemici». Aggiunge la cronista un ricordo inedito del Cav in lacrime ai funerali di Craxi. Mi disse: «Lo vede che fine avrebbero voluto far fare anche a me... ma oggi non polemiche».

Stefania Craxi, lei è senatrice di Forza Italia, ma anche da sempre amica personale di Silvio Berlusconi e della sua famiglia. Lo ha conosciuto da bambina, quando veniva in vacanza dal suo papà, Bettino Craxi, a Hammamet.

Sono affranta, addolorata. Con Berlusconi viene a mancare un pezzo della mia vita, la mia mente è affastellata da tanti ricordi e emozioni. Per me, con tutta evidenza, Silvio non è stato solo un leader politico, un uomo che ha segnato la storia di questo Paese, ma un amico con cui ho trascorso intensi momenti di vita famigliare.

Qual è il primo ricordo del Presidente Berlusconi?

Guardi, non saprei dirle. Berlusconi era uno di “casa”. Non era una persona con la quale ci si vedeva e sentiva per ragioni politiche, in occasioni formali o per motivi personali e comunque in circostanze che tendi a ricordare. Era un amico di mio padre e le nostre famiglie a loro volta lo erano e si frequentavano. Ecco, ripensarli insieme nella loro diversità di carattere e di approccio alle persone e alla vita, alla politica stessa, è qualcosa che mi commuove e che testimonia la straordinarietà di questi due uomini.

Quando lo ha sentito l’ultima volta?

Ci siamo parlati lungamente prima del suo precedente ricovero e, come sempre, declinava ogni ragionamento al futuro. Era una caratteristica tipica di Berlusconi che, con il passare del tempo, ti colpiva sempre più. Quell’ansia di futuro non l’ha mai abbandonato, anche e soprattutto in questi anni di malattia.

La caratteristica di 'Silvio' che la ha colpita sempre di più?

Era un combattente. Glielo ripetevo sempre. Una dote non comune, specie tra gli uomini politici di oggi. Ma ciò che impressionava era la sua sensibilità, quel tratto di umanità che si imponeva al di fuori della scena pubblica, nel privato, e che anche alcuni dei suoi più acerrimi detrattori non possono che non riconoscere.

Il suo papà e la sua mamma sono stati anche testimoni di nozze di Berlusconi con Veronica Lario. Cosa le ha detto ora sua mamma, signora Anna?

Cosa vuole che dica? Come tutti noi, ha accusato il colpo. Sa, mia madre ha una età in cui si mette in conto di poter perdere gli amici di sempre e, pur nella forza d’animo e nello spirito di reazione che la contraddistingue e che le invidio, vederli mancare fa soffrire e fa pensare. Si erano sentiti in occasione delle feste di Natale e, tra ricordi e chiacchiere, si erano ripromessi di vedersi… non c’è stato modo e tempo.

Berlusconi nei giorni della fine di suo padre Bettino mandò a Tunisi un aereo Fininvest con a bordo l'equipe medica del San Raffaele per l'ultimo disperato tentativo di salvare suo padre. Come se lo ricorda il Cav nei tristi anni di Hammamet?

È stato un periodo in cui si sono persi pian piano i contatti diretti. Ricordo un Natale in cui non arrivò la sua chiamata. Mio padre non disse niente, ma ci restò male. Sono stati anni duri, tristi. Anni di solitudine. Tanti amici avevano paura. Eravamo radioattivi, degli appestati, tanto più per chi faceva politica. Ma Berlusconi non ha mai fatto mancare in questi 23 anni una sola parola di verità sulla vicenda Craxi. È stato sempre al mio fianco, mi ha aiutato ad impedire che il Caso C. venisse chiuso e ha introiettato la sua eredità politica nel centrodestra.

Ma è vero che fu suo padre a consigliargli di scendere in politica o è una leggenda che non corrisponde a verità, come peraltro suo padre stesso mi accennò?

No, mio padre non lo consiglio di scendere in politica. Berlusconi aveva scelto da sé e, come sempre si era già determinato. Certo, quando Berlusconi maturò questa decisione ne parlò con lui e Craxi non solo vide di buon occhio la nascita di una forza che potesse contrastare la “gioiosa macchina da guerra” ma consigliò a Berlusconi di occupare lo spazio politico che i partiti che avevano reso libera, democratica e progredita l’Italia lasciavano, in primis lo spazio del Psi. Parlò a quegli elettori ma seppe attrarre anche tante intelligenze da quelle aree politiche: penso a Martino piuttosto che a Don Gianni Baget Bozzo.

Craxi mi disse a Hammamet: «Lo colpiranno con l'arma giudiziaria». Vede un parallelo tra suo padre e 'Silvio' che per lo scorso anniversario ha ricordato Craxi così: «Il suo esilio sia da monito all'uso politico della giustizia».

L’ho detto in più occasioni. Hanno avuto gli stessi avversari o, forse, nel loro caso sarebbe più opportuno dire nemici. L’arma giudiziaria non ha avuto con Berlusconi la stessa potenza di detonazione che ebbe con Craxi per svariate ragioni, anche perché in un certo qual modo non era più un’arma originale, il cittadino- elettore era, grazie all’esperienza passata, assai più accorto e meno incline ad assecondare vecchie e nuove rivoluzioni.

La differenza tra Silvio e Bettino?

Erano diversissimi. Come caratteri, come interessi… Mio padre è stato tutto politico. La sua vita è stata consacrata a quella “passionaccia” come amava definirla, mentre Berlusconi è stato molte cose insieme, circostanza che ha rappresentato nella sua esperienza pubblica sia una forza che un limite. Possiamo dire che rispecchiano due tempi diversi della storia e della politica, due stagioni tra loro al contempo vicine e distanti.

Cosa prova da esponente politica di primo piano di Forza Italia in questo momento?

Mi creda. In questo momento prevale il dolore per la perdita di un amico rispetto ad ogni considerazione di carattere simil- politico, che lascia il tempo che trova.

Come immagina il futuro di FI e del centrodestra senza più il Cav?

Non è questo il momento appropriato per immaginare nulla. Oggi, dobbiamo rendere il giusto tributo e il giusto onore ad un uomo straordinario. E poi, il centrodestra così come lo conosciamo è una sua invenzione, la sua eredità politica alla normalizzazione della vita politica del Paese. La sua esperienza, le sue intuizioni, sono un patrimonio da cui tutto lo schieramento e Forza Italia, e aggiungo l’Italia, non potranno prescindere. La democrazia dell’alternanza è suo lascito che va preservato.