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Il rischio che le restrizioni imposte dal Covid potessero provocare disordini sociali era stato specificatamente preventivato: se non ricordiamo male anche in segnalazioni giunte e discusse al Copasir. Ma come per molte altre criticità, la seconda ondata della pandemia ci ha trovati impreparati. Le piazze si sono riempite di cittadini arrabbiati e delusi: il miglior brodo di coltura per gruppi ribellistici e infiltrati violenti. Se tutto ciò è potuto avvenire è perché il Paese in poche settimane è precipitato in un clima di incertezza, disorientamento, paura. Il virus dilaga senza apparenti argini, colpisce chi ci sta vicino, spegne speranze e, purtroppo, anche vite; seppur in numero fortunatamente molto inferiore ai mesi scorsi. La cosa più sbagliata che le istituzioni e i governanti possono fare è relegare quel disagio e quella rabbia nel cantuccio dell’estremismo. Come ha spiegato su queste colonne con la lucidità che lo distingue, Luciano Violante ha messo in guarda dal sottovalutare «l’ira degli onesti». Al contrario la politica e chi occupa posti di responsabilità devono rispondere a quel disagio, lo devono far loro, devono “indossarlo” come parte di sè e avviare possibili risposte. Solo così i cittadini potranno ritrovare la fiducia smarrita. E’ una questione decisiva. Se infatti quell’atteggiamento sfuma, il pericolo è che venga incrinata, fino a frantumarsi, la coesione sociale. E allora sì che sarebbero guai: se il disordine prende il sopravvento, a soffrirne saranno i più deboli, i più esposti, i meno protetti. Determinando una spaccatura che diventerebbe in breve un buco nero capace di inghiottire tutto e tutti. Per riuscirci, è necessario che governo, maggioranza e opposizioni cambino passo. Serve una strategia che superi la ridda di Dpcm che si alternano a velocità crescente. E’ facile prevedere che misure ancor più rigide, fino al possibile lockdown, siano alle porte. Forse non c’è alternativa. Ma quel che è inaccettabile è che continui ad essere il virus a dettare tempi e scelte. Finora siano sempre stati un passo o due indietro al Covid. All’inizio poteva essere la sorpresa per una tempesta tanto forte quanto imprevista. Ma ora no. Ora il virus bisogna precederlo, stare noi uno o due passi avanti. Se lockdown deve esserci, che serva a preparare le contromisure per il dopo. E non risulti un sacrificio - l’ennesimo - fine a sé stesso.