L’avvocato Jesus Ramon Rodríguez è uno dei maggiori esperti di criminalità informatica in Venezuela e si occupa anche di diritti umani. È, inoltre, componente della IABA (Inter American Bar Association), organizzazione con sede a Washington che raggruppa migliaia di professionisti.

Quando è stato contattato dal Dubbio, Rodriguez non ci ha pensato un attimo a rilasciare questa intervista «su uno dei momenti più delicati per il Venezuela». Sabato scorso migliaia di persone sono scese nelle strade di Caracas nella manifestazione organizzata dalla leader dell’opposizione, Maria Corina Machado, per contestare l’esito delle presidenziali del 28 luglio, che ancora una volta hanno incoronato alla guida del Paese Nicolas Maduro.

Avvocato Rodriguez, sono settimane di grande tensione in Venezuela. Com’è la situazione dopo le ultime manifestazioni?

Mi voglio soffermare sulla situazione costituzionale, che, dopo le elezioni presidenziali del 28 luglio, è molto compromessa e afflitta da una grave crisi. È trascorso poco tempo dalla proclamazione, avvenuta a mio avviso illegalmente, del candidato Nicolás Maduro Moros, senza alcuna prova che avesse ottenuto il favore del voto popolare. Il candidato dell’opposizione, Edmundo González Urrutia, è stato il vero vincitore delle elezioni presidenziali.

I controlli per reprimere il dissenso stanno riguardando anche gli avvocati? Lei e i suoi colleghi siete visti con poca simpatia perché difendete i diritti e la democrazia?

In questo momento assistiamo ad una persecuzione che ha portato all’arresto di avvocati da parte del regime. Il motivo di tale accanimento deriva dalla denuncia della violazione delle norme sul giusto processo, dalla mancanza di rispetto per i diritti umani dei detenuti e dai continui ritardi che riguardano i processi in cui ci si oppone a certe condotte dell’attuale presidente, proclamato dal Consiglio elettorale nazionale senza che fossero rispettate le procedure di voto e altre verifiche post-elettorali.

Voi avvocati lavorate regolarmente in questi giorni oppure le tensioni politiche e sociali stanno incidendo sul lavoro negli studi legali e nei Tribunali?

Attualmente esiste un impatto diretto sullo svolgimento della professione forense, soprattutto in campo penale. Il regime impedisce l’assistenza e la nomina di avvocati di fiducia per i detenuti di qualsiasi fascia di età, adulti, minori, donne e disabili. Stiamo assistendo ad una serie di proteste e chi viene arrestato non può essere visitato in carcere. Gli avvocati e i familiari degli arrestati non sono autorizzati alle visite negli istituti penitenziari. Ai detenuti sono assegnati dei difensori d’ufficio.

Sono garantiti i diritti degli oppositori politici?

Si tratta di uno dei temi più delicati in questo momento in Venezuela. La dissidenza politica e le rivendicazioni delle organizzazioni impegnate nella difesa dei diritti umani vengono perseguitate per il solo fatto di adempiere ai propri doveri. Il dissidente politico è visto come un nemico e di conseguenza perseguitato dallo Stato. Chi protesta, chi dissente, non è considerato come un avversario politico, ma come qualcuno che costituisce una minaccia per la permanenza del regime. Le garanzie costituzionali, si pensi al rispetto della privacy, alla libertà di espressione, alla libertà di riunirsi sono di fatto sospese in Venezuela.

Il pugno di ferro è stato usato contro chi ha protestato per i brogli elettorali e chi sostiene che il vero vincitore è Edmundo González Urrutia. Quali notizie le giungono a proposito di chi ha contestato l’esito delle presidenziali ed è stato arrestato?

Stiamo assistendo ad una situazione mai vista. Il Consiglio elettorale nazionale è molto vicino a Nicolas Maduro, proclamato vincitore delle presidenziali. Una proclamazione avvenuta senza la documentazione necessaria, in modo fraudolento con il conseguente malcontento della popolazione. I venezuelani protestano perché pretendono il rispetto dei diritti costituzionali e della volontà popolare a favore del candidato Edmundo González Urrutia. Le manifestazioni si sono concluse con arresti di massa, che non hanno neppure risparmiato i minorenni. Le persone fermate vengono accusate di terrorismo, associazione a delinquere, istigazione all’odio e altri delitti connessi. Una mistificazione della realtà con abuso dell’esercizio del potere statale per reprimere le proteste. Cosa ancora più grave l’atteggiamento compiacente del Procuratore generale della Repubblica.

In questo contesto qual è il ruolo dell’avvocatura venezuelana?

Dobbiamo monitorare quanto accade e difendere la volontà popolare. Dobbiamo occuparci della difesa dei diritti fondamentali, delle garanzie costituzionali e della richiesta di presentazione di verbali di scrutinio e di tutte le verifiche che riguardano le elezioni di luglio, viziate da brogli che hanno poi consentito la proclamazione illegittima del candidato del regime Nicolas Maduro Moros. L’esercizio della professione forense comporta in questo momento, in Venezuela, rischi elevati, poiché ci si batte per il rispetto delle norme in campo giudiziario ed elettorale. Confesso di non aver mai visto un livello così alto di violazione delle norme nel mio Paese.

Riesce a fare delle previsioni sul futuro del Venezuela?

La situazione non è affatto incoraggiante. Le proteste non si fermeranno nei prossimi giorni. Il malcontento è diffuso, considerato che il Consiglio elettorale si è rifiutato di presentare i verbali delle operazioni di voto. È un chiaro indizio di mancanza di trasparenza, confermato da organizzazioni internazionali, come il “Carter Center” specializzato nel monitoraggio delle elezioni e che studia la situazione del Venezuela da 25 anni, che si sono pronunciate sulla questione. Il voto non si è svolto in modo affidabile, favorendo illegittimamente il candidato Nicolás Maduro.