COMMENTO

Probabilmente la sentenza del tribunale civile di Roma è tecnicamente ineccepibile. Dice due cose. Che Virginia Raggi poteva essere eletta sindaco, anche se aveva firmato quel contratto capestro con la ditta Casaleggio. E questo è ovvio: chi prende i voti dei cittadini è eletto e basta, e ci mancherebbe altro che il tribunale decida di farlo decadere. Poi dice un’altra cosa, più preoccupante, discutibile. «Cose nostre sono!» Così si privatizza la politica

Ecioè respinge la richiesta avanzata da un cittadino di considerare nullo il contratto di sottomissione della sindaca, eletta dai romani, nei confronti forse del capo del suo movimento o forse addirittura degli amministratori di una azienda privata ( appunto, la Casaleggio). È possibile che il tribunale civile non potesse fare altro. E cioè che avesse bisogno del ricorso della stessa Raggi, o di qualche altro eletto dei 5Stelle contro il contratto capestro. Dunque che non potesse per motivi giuridici prendere in considerazione il ricorso presentato invece da un esterno, cioè dall’avvocato Monello.

Tuttavia questa sentenza apre un problema enorme. Sul piano dei principi. Lascia capire che il Movimento 5 Stelle oggi, e in futuro qualunque altro partito, ha un diritto di proprietà e di dominio sui propri eletti. E in questo modo cancella il valore dell’articolo 67 della Costituzione, il quale esclude il vincolo di mandato per i parlamentari.

Cosa vuol dire “vincolo di mandato”? Vuol dire in parole povere “disciplina di partito”. Cioè è n meccanismo che impedisce la libera coscienza e il libero convincimento degli eletti, e impone loro di comportarsi, e di giudicare, e di pensare, e di dichiarare in linea con i vertici del loro partito.

Il vincolo di mandato è stato abolito in Europa quando è nata la democrazia moderna. Perché considerato non solo uno strumento illiberale - che nega le caratteristiche essenziali della libertà politica - ma un modo per espropriare i cittadini del proprio potere di elettori, e dunque del controllo sugli eletti, assegnando questo potere esclusivamente ai vertici dei partiti.

Nella storia della Repubblica italiana il vincolo di mandato di fatto - ha convissuto per lunghissimi anni con la democrazia, in modo ambiguo. La disciplina di partito che vigeva nel Pci, e anche nell’Msi ( cioè nel partito più di sinistra e in quello più di destra dello schieramento parlamentare) era, seppure in forma attenuta, un vincolo di mandato. Che raramente fu violato. Alla fine degli anni 80, la caduta del comunismo, la fine del Pci, poi lo scioglimento anche del Msi, avevano posto fine a questa fase. Nella seconda Repubblica, che è stata una Repubblica forse pessima ma comunque liberale, il vincolo non ha avuto diritto di cittadinanza.

Qual è la differenza tra il contratto dei 5Stelle e la disciplina del Pci? La differenza sta nei soldi. Nella assoluta e totale privatizzazione e monetizzazione dell’idea politica. Il contratto non è più un accordo ideale con un partito, che comunque risponde a una struttura democratica ( come era il Pci e come era anche il Msi) ma l’accettazione di una subordinazione a una ditta privata, e a un capo onnipotente. Non si basa più su un patto d’onore, su una consuetudine e una idea condivisa. Si basa sul potere del denaro frusciante. E dunque non solo riduce la democrazia ai minimi termini ed espropria gli elettori, ma rende la politica un’attività di tipo commerciale.

Non era il tribunale civile di Roma a poter risolvere questo problema. Pertò se la politica e l’intellettualità fanno finta di non vedere che il problema esiste si suicidano. Negli ultimi anni la politica ha perso moltissimi spazi, ceduti al potere economico e alla magistratura. Ora rischia di giungere all’auto- annullamento. Gli elettori diventano spettatori, i partiti sono spariti, i leader decidono, dispongono, ordinano, eventualmente pensano. Il partito di Renzi, quello di Berlusconi, quello di Grillo, quello di Salvini. Tutti gli altri chinano la testa e obbediscono.

Poi dicono che a uno gli viene la nostalgia di Andreotti...