Non solo l’Europa, soprattutto Riace. Con la sua storia, una contro narrazione che, racconta, ha dato fastidio, tanto da farlo finire a processo. «Un processo politico», dice Mimmo Lucano, “il curdo”, che oggi metterà piede per la prima volta al Parlamento europeo. Ma guai a chiamarlo onorevole: non vuole gli allori, ma solo raccontare la sua storia, la storia di Riace, quella che, forse, avrebbe evitato la morte di Satnam Singh, il bracciante indiano lasciato morire dissanguato a Latina. Un uomo visto come pezzo di un ingranaggio, in una storia che viene raccontata male: con i cattivi che arrivano dal mare, disperati, sfruttati, e i buoni che li lasciano morire, in acqua o nelle campagne. Senza dignità. «È proprio contro questo racconto che mi batterò a Bruxelles», spiega Lucano. «All’Europa racconterò la storia di Riace».

Sono passate due settimane dalla sua elezione a eurodeputato e, soprattutto, a sindaco di Riace, per la quarta volta: se l’aspettava?

È stato tutto straordinario. Ciò che più di ogni altra cosa mi ha spinto a candidarmi a sindaco è stata la voglia di riscattare Riace dalla narrazione che ne aveva fatto Salvini. Perché la mia storia giudiziaria è stata congegnata anche per far vincere le idee della destra. Riace è stata l’avanguardia di un’idea umana dell’accoglienza che la destra, invece, ha sempre cercato di contrastare, con un’idea disumana. Ed è inutile che provino a nasconderlo: Meloni e Salvini nella loro vita, non l’hanno mai visto un immigrato da vicino. Festeggiavano un compleanno mentre il mare portava ancora cadaveri di bambini sulla spiaggia di Cutro. Questo cinismo, quello delle destre italiane, è uno dei peggiori d’Europa. E questo loro disprezzo ha costruito questo clima di odio, giorno dopo giorno.

Cosa ne pensa del silenzio del governo sulla storia di Satnam Singh, il bracciante indiano lasciato morire dissanguato dal suo datore di lavoro?

Non parlano perché si vergognano. Accade anche per quanto avvenuto a Roccella, dove sono arrivati i cadaveri di una nuova strage di migranti e dove hanno fatto in modo che l’informazione venisse controllata. Dopo quanto successo a Cutro, invece di maturare rispetto per la vita, rispetto per i bambini innocenti che muoiono, la destra ha mostrato la sua faccia peggiore. Ciò che mi sconvolge è questo cinismo, questa indifferenza. Siamo noi, l’Occidente, che obbliga queste persone a partire e noi che, quando arrivano, le schiavizziamo. Mi vergogno di sentir dire che vengono prima gli italiani: io non voglio essere italiano così.

Per questo ha creato il sistema Riace?

Sì: io ho costruito questa narrazione, partendo dall’esperienza vissuta, non teorica, diretta. Parlando con le persone, che non viaggiano in business class, ma con barche che il mare capovolge, in viaggi in cui molte persone perdono la vita: sono le navi della disperazione, per le quali pagano pure. È un mondo ingiusto, ma i motivi per cui vogliono fermare l’immigrazione è perché il loro egoismo non consente altro.

Dopo aver fatto campagna elettorale per il suo avversario, cinque anni fa, Salvini, che l’aveva definita “uno zero”, è rimasto in silenzio di fronte alla sua vittoria schiacciante. Vorrebbe dirgli qualcosa?

Sto ancora aspettando che venga a Riace, così com’è venuto cinque anni fa per chiudere la campagna elettorale di Antonio Trifoli. Questa volta, senza lo sponsor del ministro, l’ex sindaco ha giocato ad armi pari e ha perso con 300 voti di scarto. Numeri che a Riace non sono un’inezia. Queste elezioni le ha perse Salvini e le ha perse anche Fratelli d’Italia, il partito del terzo candidato, Francesco Salerno.

Che campagna elettorale è stata la sua?

Non ho chiesto un voto, né per il Parlamento europeo né come candidato a sindaco. Ho speso 50 euro per i facsimile delle schede e basta. Vedo gente arrivare a 100mila euro per farsi votare: sono tutte cose che mi danno il voltastomaco. Io a chi mi chiedeva perché avrebbero dovuto votarmi rispondevo: votate per chi volete.

Quale momento della campagna elettorale l’ha toccata di più?

A Milano, in una piazza gremita, c’era una donna che mi ascoltava commossa. Quando sono tornato in hotel, tra i tanti messaggi ricevuti ne ho visto uno in cui c’era scritto “un mondo senza barriere, un mondo senza confini, il rispetto dei diritti umani: ci vorrebbe così poco. Era il sogno di Pino”. Quel messaggio era firmato Silvia Pinelli.

Mi sono commosso, ho pensato alla storia di quel ferroviere che aveva gli ideali della libertà e dell’uguaglianza, ammazzato per coprire una strage fascista. Attorno a quella storia e a quelle di Peppino Impastato e Peppe Valarioti ho maturato la mia coscienza politica. Ecco, io appartengo a questa dimensione politica. Sono indipendente, ma questo non significa essere neutrali o non prendere posizione con una coscienza politica.



Oggi sarà il suo primo giorno a Bruxelles: quale sarà il suo programma?

Sovvertire la narrazione che ha affossato Riace. Io credo che il mandante della mia storia giudiziaria risieda proprio nel teorema Riace, che ha ribaltato completamente il paradigma su cui la destra ha impostato tutta la propria propaganda, una propaganda razzista, basata sulla sicurezza, sul rafforzamento dei confini, sull’avversione verso lo straniero. Riace ha ribaltato completamente il teorema delle invasioni e la retorica dei porti chiusi. Perché oltre ad un valore etico, che è innegabile, oltre a un valore sociale, l’accoglienza dimostra che la storia dei paesi delle aree fragili, spopolate dall’emigrazione e dal dominio delle mafie, può essere ribaltata, perché l’arrivo delle persone non è un’invasione, ma un punto di ripartenza. Essere a Bruxelles, oggi, è la rivincita rivincita dei borghi abbandonati, delle antiche comunità di braccianti che danno una lezione al mondo. Porterò questa speranza, che è l’alternativa che offriamo noi all’Europa.

Non è l’Europa di Meloni, che fa le deportazioni in Albania. Sa quanto costa un immigrato in Albania al governo? Duecento euro al giorno. E i membri di questo governo urlavano perché a noi servivano 35 euro a persona. Adesso si sta cercando di indebolire anche il sistema dell’asilo: l’Europa continua a proporre misure restrittive, leggi restrittive, norme che uccidono e che non potranno mai fermare l’immigrazione, perché è un fenomeno inarrestabile. Finché il dominio sarà nelle mani della società del capitalismo e del neoliberalismo non ci sarà scampo: produrremo sempre queste disuguaglianze. Alla fine l’unica possibilità di raggiungere un posto migliore è quella di rischiare la vita. Come a Roccella Jonica, un dramma identico a quello di Cutro. Ecco, in Europa io porto la storia di una comunità che ha dato un messaggio al mondo: è possibile rinascere grazie all’arrivo di persone che sono in fuga dalle guerre.

Lei è stato assolto in appello da quasi tutte le accuse, dopo una condanna a 13 anni e due mesi e ad oggi non si hanno notizie di un’impugnazione da parte della procura generale. L’incubo è finito?

Non lo so, ma non mi sottraggo a quello che verrà. So solo che sono felice di aver letto le parole dei giudici, che hanno riconosciuto che la mia era un’economia della speranza. Sono motivazioni bellissime. Non volevo regali da nessuno, volevo solo giustizia e dignità. E qui, per assolvermi, non si è fatto ricorso a “cavilli”: i giudici sono entrati nell’anima delle cose, sia tecnicamente sia moralmente.

Un’ultima domanda: quando si è insediato il suo predecessore ha tolto il cartello con la scritta “città dell’accoglienza” sostituendolo con il cartello che celebra i santi patroni, Cosma e Damiano. Restituirà il gesto?

No, lascerò quel cartello. Ma ne aggiungerò uno, proprio sotto quello: San Cosma e San Damiano, protettori dei rom e dei migranti.