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Si dice così: fake news. Cioè notizie false, disinformazia, come la chiamavano una volta i sovietici. Fake news però non sono solo le notizie false ma è anche quel genere di informazione, molto diffuso, costruito su presupposti di non verità. Talvolta questa non verità è prodotta da apparati che vivono esattamente con questo scopo ( appunto come erano i centri organizzati dallo spionaggio e dal controspionaggio sovietico, ma anche americano e di altri), talvolta invece è prodotta dai partiti e dalle loro macchine della propaganda. Fantastiche fake: Ius soli, Salvini, Caridi, Ruby...
Talvolta viene direttamente dalle istituzioni o dai giornali o dalla Tv.
In genere le notizie false - trattate in un certo modo dal sistema dell’informazione e dai partiti - finiscono per avere un valore sociale esattamente uguale a quello delle notizie vere. Perché vengono ripetute, e ripetute, e ripetute, in barba a qualunque smentita, finché l’opinione pubblica non si convince che se una cosa è detta così tante volte deve essere necessariamente almeno un po’ vera. ( Questo meccanismo massmediologico fu studiato e definito molto bene, negli anni trenta, da un giornalista e politico tedesco di grande ingegno, Joseph Goebbels, che fu il braccio destro di Adolf Hitler).
Vogliamo vedere qualche caso, recente, di informazione fondata sulla non verità?
Casi molto diversi tra loro ma tutti saldamente ancorati all’idea che la verità è quella che un apparato informativo o politico riesce a imporre, non è la realtà delle cose.
IUS SOLI.
E’ diffusissima l’idea che il Pd voglia lo Ius soli per ottenere il voto di migliaia di immigrati. Ma è del tutto falso. Lo Ius soli concede la cittadinanza ai bambini che sono nati qui, che sono ancora piccoli, che non si sognano nemmeno di votare, e che quando saranno grandi, e avranno l’età per votare, comunque potranno avere la cittadinanza, anche con la legge attuale, senza Ius soli, perché dopo dieci anni di residenza regolare tutti possono avere la cittadinanza.
Così come è diffusa l’idea che lo Ius soli possa attirare in Italia orde di africani. Nessun africano prende un gommone e mette a rischio la sua vita ( i dati statistici dicono che ha il 3 per cento di possibilità di morire affogato in quel viaggio) per un calcolo sulla futura cittadinanza di bambini che ancora non sono nati e neppure concepiti. Nessuno.
Eppure per rendere chiara l’idea che non esiste alcuna ragione plausibile per opporsi allo Ius soli è stato necessario l’impegno di un uomo dello spettacolo come Fabio Volo. Che è andato da Berlusconi e da Renzi ( cioè da due dei leader politici più moderati e meno ostili a politiche di accoglienza, ma entrambi timorosi della potenza di fuoco della propaganda leghista e grillina e populista) e ha chiesto loro perché non riescono a capire una cosa così facile da capire che l’ha capita anche suo figlio di quattro anni. E cioè che i bambini neri sono bambini come i bambini bianchi e vanno trattati con umanità.
Berlusconi e Renzi non hanno risposto. Perché non hanno risposto? Perché tutti e due sanno che Volo ha ragione, ma tutti e due sanno che lus soli è un principio che è stato abbattuto da una raffica di fake news, e che è molto difficile da difendere senza perdere voti. E la raffica di fake news è stata possibile perché nessun giornalista, finora, ha posto a Berlusconi e Renzi la domanda semplice e quasi ingenua che ha posto Volo.
CARIDI
Ne ho parlato e scritto molte altre volte di questo senatore della Repubblica che da un anno e mezzo vive, disperato, in una cella di Rebibbia. Non mi è mai tornata indietro neppure una eco flebile flebile delle mie proteste. Nessuno le ha riprese e nessuno ha avuto la faccia tosta di respingerle. Su Antonio Caridi si son abbattute le fake news guidate dalla magistratura. Che è giunta a immaginarlo come il capo di una supercupola inter- mafiosa.
Cioè, in parole povere, il capo dei capi di tutta la criminalità organizzata. Altro che Riina! Altro che Liggio!
Poi l’accusa è scivolata un po’, hanno capito che era troppo grossa la balla, e hanno ammesso che forse non è proprio il capo, ma insomma qualcosa c’entra... Prove d’accusa? Le parole di un pentito, cose vecchie di 14 anni, già prese in esame e scartate come infondate da vari magistrati, ma che ora sono tornate a galla e sono state sufficienti ad arrestarlo. Col beneplacito di un Senato fifone e infingardo, che si è lavato le mani e ha detto ai giudici: «Prendetelo pure e fatene quel che volete». E sebbene la Corte di Cassazione abbia definito non motivato l’arresto, nessuno ha avuto il coraggio di sollevare un’obiezione, di fare una domanda. Chissà, forse lo farà di nuovo Fabio Volo… E Caridi, il senatore Caridi, resta in galera, per via delle fake news istituzionalizzate. In occidente - inteso nel senso più ampio - non ci sono molti casi di parlamentari in galera. Non vorrei sbagliarmi ma credo che ci siano situazioni simili solo in Venezuela e in Turchia.
IMMIGRAZIONE
Ancora ieri il capo della Lega, Matteo Salvini, per giustificare l’irruzione dei naziskin in un circolo lombardo che aiuta i profughi, ha detto che il problema non sono i naziskin ma il problema è Renzi e che nessuno può negare che i naziskin dicano una cosa vera quando parlano di una invasione degli africani. Mi interessano poco le simpatie naziste di Salvini, sono sempre stato contro i reati di opinione e per la più assoluta e completa libertà di idee e di pensiero e di parola e di scrittura. Sono contro le leggi che condannano l’apologia. Anche l’apologia di fascismo e di razzismo, eccetera eccetera.
Mi limito a osservare che Salvini di nuovo costruisce il suo ragionamento su una fake news, e che nessuno gliela contesta, perché è stata ripetuta talmente tante volte, questa fake news, che ormai è vera anche se non corrisponde alla realtà. La fake nes sull’invasione in atto. Sul continuo aumento degli arrivi dall’Africa.
La realtà sono i dati. Ecco i dati: nel 2016 gli sbarchi sulle coste italiane furono 173 mila ( da gennaio a novembre) quest’anno, nello stesso periodo, sono stati 117.000. Oltre il 30 per cento in meno. Di questi, più della metà non si ferma in Italia. Circa 50 mila, forse meno, si fermano da noi. Cioè meno dello 0,09% della popolazione italiana.
SPADA.
L’altro giorno un ragazzone di 29 anni che aveva staccato a morsi l’orecchio a un tassista, e poi gli aveva spaccato il naso e la clavicola, è stato mandato agli arresti domiciliari. Qualche settimana fa un certo Roberto Spada, che aveva spaccato il naso a un giornalista ( ma solo il naso, risparmiandogli l’orecchio e la clavicola) è stato mandato al carcere duro di massima sicurezza. Perché? Perché, hanno detto i magistrati, il primo delitto è stato commesso in modalità semplice, il secondo in modalità mafiosa. Roberto Spada è un mafioso? Ha precedenti per mafia? No.
Ecco, la mafiosità del delitto di Spada è una fake news. Messa in giro dalla stampa, che ha preteso l’arresto di Spada anche se impossibile a rigor di legge, e lo ha ottenuto. Perché anche la magistratura, intimidita dalla stampa, ha accettato la fake news.
RUBY.
La fake news originaria durò pochi minuti ma diventò famosissima. Era quella detta da Berlusconi che sostenne che Ruby fosse nipote di Mubarak. Fu subito smentita e svanì, trasformandosi in argomento di scherzi e lazzi. Poi prevalse la fake news del decennio. Quella che Berlusconi avrebbe commesso un reato molto grave invitando a casa sua un po’ di ragazze. Fu processato e condannato a una lunga pena detentiva per concussione e prostituzione minorile. Le giudici che emisero la condanna aumentarono la pena rispetto a quella richiesta dalla terribile Boccassini. Poi la Corte d’Appello, sorridendo, annullò la condanna per assenza evidente del reato. E la Cassazione fece lo stesso. Ma la fake news restò viva. Non solo sui giornali e nell’opinione pubblica ma in molti palazzi di giustizia. Nacque il processo Ruby- bis e il processo Ruby- ter. E successivamente il processo Ruby- ter si spezzò in tanti filoni, il Rubiter propriamente detto, il Ruby- ter- bis, il Ruby- terter, il ter- quater, eccetera eccetera fino al ter- septies. Nessuno sa quanti soldi siano stati buttati al vento per questa scemenza. Nessuno sa quanto durerà ancora. Si sa solamente che alcuni di questi processi si svolgeranno in campagna elettorale e qualcuno, maliziosio, pensa che si tratti di giustizia ad orologeria. Ad orologeria o meno, il fatto è che è accertato ( e certificato dalla Cassazione) che il reato era un fake- reato.
Ma se dici reato, reato, reato, alla fine il reato, comunque, c’è.