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Bartolomeo Romano, consigliere giuridico del ministro della Giustizia Carlo Nordio
«Del ministro Nordio si possono dire con certezza alcune cose. È una persona di straordinario spessore culturale, il che può persino creare una qualche soggezione negli interlocutori. È nello stesso tempo una figura naturalmente aperta al dialogo e al confronto, per questo non si comprendono eventuali chiusure aprioristiche alle sue proposte». Bartolomeo Romano è da anni tra le figure dell’accademia più impegnate nel difendere i principi del diritto penale liberale non solo nel perimetro delle università: è ordinario a Palermo, avvocato penalista, ma ora la sua vocazione “politica” ne ha fatto uno dei più stretti collaboratori di Nordio, che lo ha voluto come proprio consigliere giuridico. Romano è dunque un ingranaggio chiave nella squadra di tecnici messa all’opera dal ministro per produrre le prime riforme della giustizia. «Arriveranno a breve, nel giro di poche settimane. Posso confermare la volontà già espressa in più sedi dal guardasigilli: proporre al Consiglio dei ministri e quindi al Parlamento un primo disegno di legge composto da più interventi. E non credo si possa parlare di ritardi: finora l’esecutivo, e in particolare il ministero della Giustizia, sono stati impegnati da varie emergenze che hanno impedito di dedicarsi alle riforme di sistema».
Come si respinge la critica di chi lamenta eccessiva distanza fra le proposte avanzate da Nordio e la tempistica nel concretizzarle?
Innanzitutto una premessa: degli interventi normativi in arrivo, il ministro ha parlato in diverse occasioni. Lo hanno fatto anche il viceministro Sisto e i sottosegretari Delmastro e Ostellari. Posso precisare alcuni aspetti tecnici, ma è difficile individuare questioni che non siano state già illustrate da Nordio. Detto questo, non si possono trascurare le vicende che hanno rallentato l’avvio dell’attività legislativa: il caso di Alfredo Cospito, le polemiche in Parlamento tra esponenti dell’opposizione e l’onorevole Donzelli, la tragedia di Cutro che ha richiesto un provvedimento d’urgenza sull’immigrazione. E ancora, le iniziative, che il guardasigilli considera giustamente importantissime, nel campo dei crimini di guerra e delle risorse da assicurare alla Corte penale internazionale hanno richiesto al ministero, e a Nordio innanzitutto, tempo ed energie. Ma a breve la produzione normativa sulla giustizia entrerà nel vivo. Mi lasci evidenziare un’altra cosa: un conto è intervenire anche con provvedimenti d’urgenza su questioni che impongono immediatezza, altro è formulare testi per riforme organiche di sistema, che richiedono ben altra ponderazione. E tempo.
Può confermare che a breve ci saranno i primi interventi sul penale?
Ci sono diversi testi già pronti. Altri non sono ancora conclusi, e si lavora per consegnare al più presto le schede al ministro, in modo da consentirgli di sottoporre all’intero governo un primo unitario ddl, composto da più misure. Fra le questioni già tecnicamente definite c’è l’interrogatorio di super- garanzia da introdurre nella fase preliminare prima che vengano inflitte misure cautelari: in tal modo l’indagato potrà convincere l’autorità giudiziaria che non c’è motivo di adottarle. L’interrogatorio preliminare sarà previsto quando possibile e in base alla gravità del reato. Contestualmente si assicurerà maggiore riservatezza all’informazione di garanzia.
Sulla collegialità delle ordinanze cautelari non c’è una decisione già presa?
Il ministro Nordio ha già chiarito che in linea di principio la collegialità è un obiettivo. Realizzarla tecnicamente non è cosa banale: se il Tribunale del Riesame assume le funzioni attualmente svolte dal gip, i ricorsi dovranno essere esaminati in Corte d’appello. Ma qui si presenta il nodo delle incompatibilità: si deve essere certi che in tutte le Corti d’appello vi sia un numero di giudici tale da evitare che chi ha esaminato richieste cautelari si trovi a giudicare lo stesso processo in secondo grado.
Nel primo ddl è confermato che troveranno posto le modifiche su abuso d’ufficio e traffico d’influenze?
Sì. Si tratta di vere e proprie emergenze nazionali: entrambe le fattispecie mancano di tassatività e determinatezza. A fronte dell’elevato numero delle indagini, questi reati registrano percentuali irrisorie quanto a condanne definitive. In mezzo vi finiscono stritolate le carriere politiche di tanti amministratori. Troppi sindaci, poi riconosciuti innocenti, vengono sottratti al vero giudice di fronte al quale dovrebbero rispondere del loro operato, vale a dire gli elettori.
Cosa si prevede ancora si possa portare in Consiglio dei ministri con questo primo ddl?
L’obiettivo di Nordio è introdurre subito nuove norme anche sulle intercettazioni, in particolare per la tutela dei terzi estranei alle indagini. pronte.
Anche qui, le schede sono praticamente E la prescrizione?
Ecco, è possibile che del primo pacchetto faccia parte anche la proposta governativa sulla prescrizione. Materia che richiede un riordino, visto lo stratificarsi di ben quattro riforme realizzate in tempi relativamente recenti. Va sciolto il rebus improcedibilità, complicato dai diversi reati per i quali sono previste deroghe temporali: così com’è, la norma confligge con l’ambizione di rendere più veloci i processi.
Ma la prescrizione è stata appena calendarizzata per luglio dalla capigruppo di Montecitorio.
È un tema molto delicato: sappiamo bene che esistono proposte parlamentari in materia, ma anche che la questione è troppo importante perché, nella discussione, possa prevalere la fretta. Credo si riuscirà a fare in modo, in Parlamento, da armonizzare e confrontare la proposta governativa con quelle dei parlamentari.
A Palazzo Madama è appena partito l’esame di una proposta del senatore di FI Zanettin per l’introduzione del sorteggio temperato al Csm.
Premessa: a titolo prettamente personale, condivido l’impostazione secondo cui l’elezione dei togati possa avvenire all’interno di un’ampia cerchia di magistrati estratti a sorte. Non credo vi si ravvisino profili di incostituzionalità. Ciò detto, si tratta di una riforma che diventerebbe efficace per il Consiglio superiore da eleggere fra tre anni e mezzo: mi pare vi sia tempo, sul piano politico oltre che tecnico, per una valutazione più approfondita.
A furia di rinviare i decreti attuativi della riforma ordinamentale di Cartabia, salterà il voto degli avvocati nei Consigli giudiziari?
Dal mio punto di vista, non vedo perché si debba precludere nei Consigli giudiziari, cioè a livello territoriale, la stessa condivisione, sulle valutazioni di professionalità dei magistrati, già prevista a livello apicale, cioè nel Csm. Sono stato al Consiglio superiore da ' diversamente togato', come mi piace dire: da professore universitario ma anche da avvocato. Il proficuo confronto che si realizza in quella sede può avvenire anche nei singoli distretti.
Insomma: siete all’opera per portare a breve in Consiglio dei ministri, e poi in Parlamento, la “riforma della giustizia- prima parte”.
Il ministro Nordio è stato chiaro: è così, si tratta di attendere poche settimane. C’è un cronoprogramma condiviso e già discusso in Consiglio dei ministri. È chiaro che la scelta precisa del momento in cui incardinare determinate riforme ha a che vedere anche con la sensibilità e l’opportunità politica. Ma sulle scelte di fondo delle riforme, il quadro è chiaro, al di là dei dettagli tecnici di cui le ho detto.
Cosa c’è di vero nella rappresentazione di Nordio come di un ministro un po’ isolato nella sua stessa maggioranza?
Come ho già detto, Nordio è persona di grande cultura, e non solo giuridica. Nasce tecnico, poi è diventato uomo politico e di governo. Mi sembra naturale che all’inizio abbia dovuto inserirsi in un ambiente per lui nuovo. Ma credo che non sia stato, né sia, isolato o solo. E la sua determinazione mi sembra del tutto integra.