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Quella volta, in difesa di Luigi Gui sull’affare Lockheed, Moro scrisse inizialmente un testo anodino, tutto in punta di diritto, senza concessioni di sorta alla controversia politica del tempo. Fu il suo portavoce, Corrado Guerzoni, che era un consigliere discreto e influente, a convincerlo a dare uno spessore assai più politico e assai più controverso alle sue parole.
Così andò, e il giorno dopo, viste le reazioni di mezzo mondo, Moro ebbe il dubbio di avere reagito in modo troppo forte.
Punto e a capo.
Ora, però, converrebbe evitare che l’eco di quelle parole lontane riempisse il vuoto della nostra attualità politica. Infatti, si può liberamente decidere di affidare Salvini alle cure della magistratura, oppure fargli da scudo in nome di una immunità parlamentare che ha le sue ragioni. Liberamente, appunto. Magari senza confondere gli anni Settanta con i nostri giorni, e il fu presidente della Dc con il leader della Lega.
Moro lanciò una sfida e rivendicò una politica. Non chiese complicità. Mentre oggi sembra piuttosto che la ricerca della complicità venga prima del ritrovamento della politica. Questione di tempi, e di uomini.
Basterebbe non mescolarli per avere riguardo degli uni e degli altri.