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«La sindaca Virginia Raggi deve dimettersi, ma l’inchiesta sullo Stadio della Roma non c’entra». Il segretario del Pd Roma, Andrea Casu, attacca l’amministrazione capitolina che già sta tremando sotto i colpi di un’indagine giudiziaria, le cui ramificazioni lambiscono sempre più da vicino gli uomini vicini alla sindaca.
Perchè l’inchiesta non c’entra?
L’inchiesta sullo stadio della Roma fa male, perché riguarda un’opera fondamentale per la città e questo terremoto giudiziario dà drammaticamente l’idea di come le grandi opere fondamentali si possano arenare. Nonostante questo, però, noi del Pd rimaniamo garantisti: aspetteremo che sia la giustizia a fare luce sulle vicende giudiziarie che riguardano la sindaca e la sua amministrazione. Cogliamo, invece, tutte le sue responsabilità politiche e sulla base di queste chiediamo le sue dimissioni.
E, dopo le notizie sull’inchiesta, quali sono?
Dalle carte emerge che il progetto originario dello stadio, quello dell’ex assessore all’Urbanistica Giovanni Caudo, tutelava l’interesse pubblico, mentre i cambiamenti voluti dall’attuale amministrazione andavano in altra direzione. Per dirla in sintesi, l’amministrazione della trasparenza e dello streaming ha trasformato scelte strategiche per la città in trattative private. Prenda la posizione di Luca Lanzalone, sul suo nome esiste un dubbio di carattere prima di tutto amministrativo: a quale titolo trattava per il comune di Roma?
Eppure le sue dimissioni sono quantomeno improbabili: sono due anni che Raggi amministra la città e la sua maggioranza regge.
E i risultati si vedono. Il suo fallimento è sotto gli occhi del mondo: Roma è una città allo sbando, con cinghiali che fanno colazione davanti alle scuole, auto ingoiate dalle buche e strade sommerse dagli arbusti. La Capitale sembra il set di un disaster movie, dopo questi due anni di abbandono. Di fronte a questo scenario e a un’amministrazione travolta dagli scandali e incapace di guidare la città, la sindaca dovrebbe fare un passo indietro nell’interesse di tutti i romani.
La sconfitta alle passate amministrative del Pd romano, però, è stata cocente e lo stato di salute del partito è stato messo in discussione.
Sì, stiamo ripartendo dal basso, da un’azione capillare sui territori che sta dando i suoi frutti. I 5 Stelle sono caduti in due municipi e il Pd ha riconquistato al primo turno l’ottavo municipio e nel terzo si presenta in testa al ballottaggio. La strada da fare è ancora molta ed è vero che il Pd ha fatto molti errori, ma oggi il partito si è rinnovato, ha una classe dirigente giovane che sta cercando di cogliere questa sfida.
E da cosa ripartite, oltre che dalla battaglia d’opposizione della richiesta di dimissioni?
Ripartiamo da Roma e dai romani. Dobbiamo essere a fianco dei cittadini che resistono al degrado: in questi mesi siamo stati vicino alle donne della Casa Internazionale, abbiamo parlato coi sindacati, ci siamo confrontati con le associazioni e i comitati, soprattutto nelle periferie. Ripartiamo dal dialogo, anche fuori dal Pd.