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La proposta avanzata da Veltroni di un’alleanza tra Pd e Cinque stelle non fa per nulla i conti col fatto che tutta la campagna elettorale del M5S non è stata contro il centrodestra, ma è stata contro il Pd. In secondo luogo questa proposta di alleanza non fa i conti col fatto che ci si trova di fronte a un pericoloso movimento autoritario che in nome di Rousseau e di una democrazia diretta ( dall’alto) punta a scardinare i partiti e la stessa democrazia rappresentativa, come hanno dimostrato le parole di Di Maio da Annunziata. Caro Veltroni, l’alleanza Pd- 5S? Sarebbe la vittoria del giustizialismo
in corso una doppia roulette russa: fra il Movimento 5 Stelle e la Lega, e all’interno del centro- destra fra la Lega e Berlusconi. Sia Di Maio che Salvini si trovano di fronte a una situazione paradossale: dopo il 4 marzo hanno dato vita a un caso di bullismo sul piano politico e mediatico proclamando di essere i vincitori delle elezioni. Nell’ebbrezza di un risultato positivo hanno dimenticato di essere dei mezzi vincitori perché il 32% del M5S non ha la maggioranza del Parlamento, tanto meno la raggiunge il 18% della Lega, ma nemmeno il 38% del centro- destra. Per mesi Di Maio ha presentato la sua candidatura a premier come la dovuta realizzazione di una sorta di investitura divina espressa dal popolo con l’inter-mediazione della Casaleggio e Associati per cui le altre forze politiche dovevano riconoscerla, a meno di non tradire la volontà popolare.
Una volta che la sbornia si è diradata Di Maio ha espresso una sorta di “attrazione fatale” nei confronti di Salvini e della Lega a condizione che essa rompa con Berlusconi o come minimo lo metta in uno sgabuzzino. Oggi siamo all’ora della verità. Salvini è di fronte ad una scelta di fondo: fare il governo con il M5S con un premier terzo rompendo con Berlusconi se questi non si piega, oppure confermare il centro- destra rompendo con il Movimento 5 Stelle per andare da qui a poco tempo a nuove elezioni. Inoltre l’intervista fatta da Di Maio a Lucia Annunziata ha contenuto un punto assai inquietante quando egli ha affermato di aver incontrato degli esponenti delle forze dell’ordine che sono stati emarginati dai loro corpi per l’indagine che era stata loro affidata. Solo in una situazione che sta assomigliando sempre di più ad una sorta di repubblica delle banane un’af-È fermazione del genere non provoca reazioni elevate e richieste di un chiarimento di fondo. Ma, al di là di questo, Di Maio ha fatto un’altra affermazione, ancor più inquietante, che però ci è utile anche per aprire la riflessione successiva sul Pd. Di Maio ha detto che se il M5S non arrivasse al governo «il rischio sarebbe lo spostamento di 11 milioni di persone lontano dalla democrazia rappresentativa».
Detto tutto ciò dobbiamo francamente confessare che ancora una volta il Pd non ha finito di stupirci. Lasciamo per un attimo da parte il permanente scontro senza esclusione di colpi fra le correnti e le sottocorrenti dem. La questione apertasi nel Pd - che certamente rientra anche nella guerra senza quartiere fra Renzi e i suoi oppositori, ma che va molto al di là di essa - è stata quella messa in evidenza prima da Piero Fassino e specialmente da Walter Veltroni, che può essere sintetizzata in questi termini: visto che il bipolarismo fondato sullo scontro tra berlusconismo e antiberlusconismo è ormai saltato, anche per l’affievolimento della stessa figura di Berlusconi, e visto che per ragioni diverse al Sud e al Nord pezzi dell’elettorato del Pd si sono spostati sul M5S e sulla Lega, allora la sinistra e il bipolarismo possono essere ricostruiti facendo fare al Pd un bel salto della quaglia, realizzando con i grillini una alleanza politica e di governo. Sottesa a questa proposta c’è la convinzione che in effetti il Movimento 5 Stelle è «una costola della sinistra», i cui dirigenti sono un po’ incolti e rozzi, per cui realizzando un’alleanza con essi il gruppo dirigente originario della sinistra ( appunto Veltroni, Fassino, Cuperlo, Chiamparino, Zingaretti, anche Bersani se si fa recuperare) può esercitare la sua egemonia culturale su un’area assai vasta che può comprendere i grillini, il Pd, Leu, la Cgil e chi più ne ha più ne metta. A quel punto con un autentico gioco di prestigio, la sinistra in Italia sarebbe ricostruita e diventerebbe di nuovo competitiva. Veltroni ha dato compiutezza a questo disegno addirittura indicando nel magistrato anti corruzione Cantone il premier ( indipendentemente dalle sue volontà Cantone combinerebbe nella sua figura ben due simboli che vanno incontro al forsennato giustizialismo dei grillini, quello del magistrato e quello della lotta alla corruzione) e recuperando anche Liberi e Uguali in questo fantasmagorico Fronte Popolare di Nuovo Conio. Questa proposta non fa neanch’essa una analisi del voto, tanto meno si fonda su una analisi delle caratteristiche, della “cultura”, dei meccanismi fondanti del M5S. Questa proposta di alleanza politica, che a nostro avviso segnerebbe il suicidio del Pd, non fa per nulla i conti con il fatto che, non a caso, tutta la campagna elettorale del M5S non è stata contro il centrodestra, ma è stata concentrata contro il Pd presentato come il nemico assoluto perché subalterno alla mafia, alle banche, agli Usa, all’Unione Europea. In secondo luogo questa proposta di alleanza non fa i conti con il fatto che ci si trova di fronte a un pericoloso movimento autoritario ( autoritario al suo interno e autoritario verso l’esterno) che in nome di Rousseau e di una democrazia diretta ( dall’alto) punta esplicitamente a scardinare i partiti e la stessa democrazia rappresentativa. I 5 Stelle hanno un nucleo assai ristretto di comando concentrato sulla Casaleggio e Associati che, a seconda delle convenienze di mercato, suggerisce al suo portavoce ( Di Maio) di essere neutralista o atlantico, europeista o euroscettico, che nomina dall’alto candidati premier, capigruppo, speaker in tv e che multa e poi espelle i dissenzienti.
Giustamente, per ingolosirli, Veltroni ha detto che il suo candidato premier è insieme un magistrato e l’autorità garante per l’anticorruzione ma ciò rappresenta la riproposizione aggiornata di un giustizialismo che ha caratterizzato parte dell’esperienza del Pd e della Margherita e che verrebbe certamente rilanciato in modo esponenziale in seguito all’impatto con quello coltivato in questi anni dal M5S con un uso demonizzante di internet e dei suoi strumenti di comunicazione.
Ma a ben vedere proprio questo giustizialismo nella espressione più efferata sarebbe il terreno di incontro fra i grillini e una parte della sinistra tradizionale e dei cattolici integralisti di sinistra. Insomma una autentica miscela infernale rispetto alla quale ci auguriamo che nel Pd si apra una riflessione di fondo assai seria. Ma le risposte negative non bastano. Dopo lo tsunami verificatosi il 4 marzo è indispensabile che, superato uno shock tuttora in atto, tutte le forze riformiste, razionali, innovative e anche quelle moderate centriste aprano una riflessione di fondo per costruire qualcosa di nuovo e di positivo che vada al di là delle forze politiche oggi esistenti, ma segnate da una crisi profondissima, e di quelle che sono scomparse alle recenti elezioni, perché la vita politica italiana non può essere dominata dal giustizialismo e dall’antipolitica grillina, che ha una liaison dangereuse con il sovranismo razzista della Lega, e che per di più paradossalmente ha un’appendice subalterna in un pezzo della sinistra confusamente populista, affascinata dal mito del buon selvaggio grillino e dal ruolo di “angelo sterminatore” dei magistrati d’assalto. Fortunatamente, malgrado tutti gli incredibili errori commessi, esistono in Italia forze politiche e culturali che possono essere alternative a questo “mucchio selvaggio”. Fuori dal Pd, quello che rimane in campo, di Riformisti Liberal Socialisti, di garantisti, di cultori della razionalità dovrebbero cominciare a guardarsi intorno per resistere e rispondere ad un accerchiamento assai pericoloso. Da un lato potrebbe esserci una deriva di questo tipo nella sinistra e dall’altro lato c’è un centrodestra egemonizzato sempre di più dal sovranismo neo razzista di Salvini.
* RIFORMISMO E LIBERTÀ