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Secondo Paolo Liguori, direttore editoriale del Riformista Tv, chiedere di processare Vladimir Putin per la strage di Bucha è un’assurdità anglo-americana che ci allontana tutti dalla pace. In altre parole non si può trattare il capo del Cremlino come un criminale di guerra, non si può metterlo in un angolo o addirittura sperare nella sua sconfitta militare perché questo «accanimento» (parole sue) porterebbe a una guerra infinita tra Russia e Occidente. Con Putin bisogna trattare, negoziare, venire a patti. Zelensky e gli ucraini, invece, in un angolo possono finirci benissimo e possono compiere una sola scelta: arrendersi all’istante, magari nella speranza che i russi si mostrino clementi e rinuncino a qualche obiettivo minore, Poco conta che nel frattempo, gli stessi russi, da Mariupol a Karkhiv, da Bucha a Borodyanka si stiano macchiando di crimini atroci, come è stato documentato da centinaia di testimonianze. Anche perché Liguori, evidentemente colpito dalla stessa sindrome dell’Anpi, di quei massacri si dice non così convinto e vorrebbe vederci chiaro. O meglio, li dà per buoni solo come ipotesi di scuola per corroborare il suo ragionamento. Che riposa su un ardito paragone storico con la strage di My Lay commessa dai marine americani in Vietnam nel lontano 1968: «Ammettiamo che a Bucha quel massacro sia andato veramente per come è stato ricostruito per le televisioni», scrive l’ex militante di Lotta Continua, spiegando che non ha senso incriminare il presidente russo perché per i fatti di My Lay «nessuno pensò che bisognava processare il presidente degli Stati Uniti Lyndon Johnson neppure lo chiesero i vietnamiti. Perché subito dopo questi massacri aprirono un tavolo di trattative a Parigi e trattarono la pace con gli americani». Strana similitudine, perché se ben ricordo dai manuali di storia, gli Usa in Vietnam non misero fine alla guerra dopo un negoziato o trattando direttamente con Ho Chi Min ma subirono una tremenda sconfitta militare, abbandonando Saigon con la coda tra le gambe e consegnando il paese asiatico ai vietcong. Allo stesso tempo nei paesi occidentali milioni di ragazzi e ragazze, tra cui senza dubbio un giovanissimo Paolo Liguori, sconvolti da carneficine come quella di My Lay scendevano in piazza gridando «yankee go home!»: il ritiro delle truppe Usa era la priorità della galassia pacifista (lo è stato anche per la guerra in Iraq) mentre i presidenti Johnson e Nixon erano considerati come i primi responsabili quei massacri. La stessa, derelitta, galassia pacifista che oggi intima agli ucraini di deporre le armi e accettare le condizioni dello zar per non “peggiorare le cose”. Ma poi: se le fosse comuni e le stanze delle torture di Bucha sono degli orrori comparabili a quelli degli americani in Vietnam, perché il direttore editoriale del Riformista tv non va in piazza a manifestare per l’Ucraina e contro il criminale Vladimir Putin?