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Ci sono il filosofo Aldo Masullo, il giurista Luigi Ferrajoli, il presidente del Consiglio nazionale Forense Andrea Mascherin e il presidente dell’Unione delle Camere Penali Beniamino Migliucci tra i firmatari dell’appello che pubblichiamo di seguito.
La XVII legislatura rischia di chiudersi con il fallimento della riforma dell’Ordinamento penitenziario, il primo intervento organico dopo quello del 1975. Come denunciato da decenni con la loro lotta da Marco Pannella e dal Partito Radicale, le carceri italiane permangono nelle condizioni “inumane e degradanti” da tempo sanzionate dalla Corte Europea dei Diritti dell’Uomo e solennemente riconosciute nel messaggio alle Camere inviato nel 2013 dall’allora Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano.
Per rispondere a queste pesanti violazioni della nostra Costituzione e della Convenzione europea dei diritti dell’uomo il ministro della giustizia Andrea Orlando ha dato vita nel 2015 agli stati generali dell’esecuzione penale e consequenzialmente alla riforma dell’Ordinamento.
Adesso, ad un passo dall’approvazione definitiva della prima importante parte della riforma, i tempi e le incertezze della politica la mettono a grave rischio, nel silenzio della grandissima parte dell’informazione. Rita Bernardini, che negli ultimi due anni ha a più riprese condotto lunghe fasi di sciopero della fame per aiutare il governo a ricondurre nella legalità il sistema carcerario italiano, è di nuovo in sciopero della fame dal 22 gennaio scorso, con il sostegno e l’adesione diretta di oltre diecimila detenuti.
Si chiede con questo Satyagraha a Paolo Gentiloni di superare questo pericoloso stallo, convocando con urgenza il Consiglio dei Ministri per ottenere il varo definitivo del testo prima delle elezioni politiche del 4 marzo. Come ha detto il vicepresidente del Csm Giovanni Legnini non completarne l’iter “a causa delle incertezze della fase post elettorale sarebbe un vero peccato, perché ( la riforma) serve alla sicurezza del Paese e a far fare all’esecuzione penale un passo avanti'. Il presidente dell’Associazione nazionale magistrati Eugenio Albamonte ha a sua volta osservato che “da parte della classe politica, assecondare dinamiche elettorali che non consentissero l’approvazione di una riforma così importante, sarebbe un dato molto preoccupante”.
Per questo ci appelliamo a editori, direttori e giornalisti tutti affinché non neghino agli ita- liani il diritto di conoscere questa importante riforma voluta dal Parlamento che il 23 giugno 2017, approvando la legge n. 103, ha delegato il Governo a metterla in pratica attraverso l’emanazione dei relativi decreti delegati. Nel contempo, invitiamo Rita Bernardini e i detenuti delle carceri italiane a sospendere l’iniziativa nonviolenta in corso.
Aldo Masullo Luigi Ferrajoli Giuseppe Di Federico Andrea Pugiotto Davide Galliani Ezechia Paolo Reale Andrea Mascherin Beniamino Migliucci Francesco Petrelli Giandomenico Caiazza Guido Calvi Bruno Mellano Pino Rovereto, garante detenuti Friuli.