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Il Mit di Boston ha indetto un Premio alla Disobbedienza, qual è il valore della disobbedienza civile in relazione al buon funzionamento di una democrazia?
Quando le istituzioni sono bloccate dai giochini dei partiti e l’azione di Governi e Parlamenti si rivela incapace di affrontare problemi sociali diffusi, violare le leggi pubblicamente e assumendosene la responsabilità è un modo efficace per imporre comunque quei temi al cuore della politica. E’ significativo come una istituzione scientifica all’avanguardia abbia messo la disobbedienza civile come faro della propria attività. Significa che per la scienza, come per la politica, non bisogna fermarsi alle verità rivelate, bisogna sempre mettere in discussione ogni acquisizione. La democrazia stessa, se viene data per scontata, si atrofizza.
Si riuscirà finalmente in questa legislatura ad avere una legge sul testamento biologico? E ritiene tale legge adeguata?
La legge sul testamento biologico approvata a larghissima maggioranza alla Camera e in attesa di approvazione al Senato sarebbe comunque un passo avanti perché recepisce ciò che la giurisprudenza ha già riconosciuto nei casi Welby, Englaro e Piludu: il diritto a interrompere le cure senza soffrire. Se passa la legge si stabilisce anche un chiaro obbligo in capo al Sistema sanitario. I numeri per approvarla al Senato ci sono, spero solo che il Pd non si spaventi della propria ombra e che il M5S non giochi al tanto peggio tanto meglio.
Lei ha evidenziato la necessità di uguaglianza sociale relativa all’accesso alle cure e all’assistenza. Il caso recente del suicidio assistito di Loris Bertocco ha rimarcato come ancora l’Italia sia carente in tale ambito. Crede che si potrà arrivare a un miglioramento sensibile della situazione? E, come Radicali, spingerete perché questo accada?
Liberarsi da proibizioni insensate, sull’eutanasia come sulle droghe, significa anche liberare risorse da poter investire per aiutare davvero le persone che chiedono di essere assistite e curate. Con l’Associazione Luca Coscioni ci battiamo anche per l’eliminazione delle barriere architettoniche con la app “no barriere” e per la vita indipendente delle persone malate e con disabilità. Se riusciremo a rimuovere il tabù dell’eutanasia, i nostri avversari di oggi – ad esempio all’interno del mondo cattolico – potranno essere tra i migliori alleati di domani nell’esigere la qualità del fine vita.
L’Osservatorio europeo sulle droghe ha registrato nel 2016 un + 6% di decessi legati al consumo di droghe rispetto all’anno precedente. Secondo lei, come la legalizzazione delle droghe leggere potrebbe aiutare a contrastare tale tendenza e quali altre politiche complemen- tari andrebbero adottate?
I decessi sono sopratutto – anche se non solo – legati all’abuso di eroina, dunque servirebbe una legalizzazione che includa la somministrazione di eroina sotto controllo medico ai cittadini già tossicodipendenti, come si fa a Zurigo. Con la legalizzazione diminuirebbero anche le morti indirette, in particolare quelle relative ai crimini legati al traffico di droghe proibite.
E la cannabis?
L’offerta di cannabis legale a scopo terapeutico in Italia non regge la domanda, col risultato che molte persone malate restano senza e si rivolgono alla criminalità oppure autocoltivano a proprio rischio. L’effetto ideologico del proibizionismo continua a ostacolare persino l’uso terapeutico. Anche per questo ho distribuito cannabis in piazza qualche mese fa, sempre autodenunciandomi.
La regolamentazione della sperimentazione scientifica è necessaria poiché, in assenza di essa, si perseguirebbe ugualmente la ricerca, specie nei Paesi a regime dittatoriale, in maniera molto più selvaggia. Ciò nonostante, non sarebbe allo stesso modo necessaria anche una direttrice etica che presiedesse alle molteplici potenzialità insite nella sperimentazione?
La ricerca ha già una propria etica: gli scienziati non sono persone malvagie che vogliono fare del male alla gente, ma persone che hanno dedicato tutta la loro vita alla gioia della scoperta e dei benefici che porta. Ovviamente servono dei limiti, ma solo nella misura in cui servano a sventare rischi concreti per la salute umana o l’ecosistema.
Passando a un’altra proposta di legge ora in bilico, crede che si riuscirà a portare a casa la legge sullo Ius soli prima della fine dell’attuale legislatura?
Anche in questo caso serve il coraggio di battersi per ciò che si ritiene giusto, senza fare troppi calcoli che poi si rivelano errati. Comunque vada a finire, la nostra proposta di legge “ero straniero” potrà portare il tema dell’integrazione all’attenzione del prossimo Parlamento.
A oltre un anno dalla scomparsa di Marco Pannella, quali sue parole o insegnamenti l’accompagnano con maggiore costanza?
E’ passato un decennio da quando Marco volle organizzare un incontro a Bruxelles sulla “Patria europea contro l’Europa delle Patrie”. Una volta di più, ci aveva visto lungo.