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«Si è conclusa praticamente la vicenda Fiat e Fiat ha vinto su tutta la linea. Nessuno gli ha contestato il dividendo che va a distribuirsi nella capogruppo mentre prende una garanzia dello Stato per l’80% di sei miliardi nella società italiana. Questo vuol dire, nella pratica, che Fiat invece di mettere i soldi nell’azienda li dà agli azionisti e lo Stato garantisce che i soldi arrivano sotto all’azienda». È quanto afferma Carlo Calenda, leader di Azione, sulla vicenda Fca. «Io questo ho contestato, non il prestito in generale. Io penso che il prestito sia necessario, semplicemente penso che se tu chiedi soldi in prestito con la garanzia dello Stato non ti paghi un maxi dividendo, peraltro in un momento supercritico per tutte le aziende automotive e soprattutto anche se opponi l’argomento che quel dividendo ti serve per fare la fusione allora poi, come proposto dopo che hai fatto la fusione, smonti la garanzia per pari importo del dividendo». Ma tutto questo, secondo Calenda, non ha importanza, in quanto Fiat «ha il coltello dalla parte del manico, dicono gli uomini politici. E ce l’ha talmente tanto per cui la situazione è questa, che Sace fino a oggi ha garantito 200 milioni di prestiti alle imprese. L’obiettivo dato da Gualtieri quando due mesi fa ha lanciato il programma era di 200 miliardi, quindi ha fatto più o meno lo 0,1% dell’obiettivo. Questo vuol dire che la Fiat è passata davanti a centinaia di imprese italiane che, a differenza della Fiat, hanno sede legale e fiscale in Italia e pagano tutte le tasse in Italia e che aspettano il prestito e anche a cui vengono chiesti documenti e contro documenti, che evidentemente per la Fiat non servono». https://twitter.com/CarloCalenda/status/1266294930097364998 «Io penso che questo non sia equo - ha aggiunto Calenda -, penso che questo non sia giusto. Penso che non sia il modo di rapportarsi a un grande gruppo, penso che sia un trattamento che viene riservato a un grande gruppo quando possiede due giornali. Credo questo sia il momento di dirsi le cose fino in fondo senza infingimenti, anche se poi magari mi subisci qualche conseguenza. C’è da dire che un consigliere si è alzato e non l’ha votato, è uscito dalla stanza e questa garanzia così non l’ha votata e questo è il segnale che comunque c’è un momento in cui le persone, i galantuomini sanno qual è il loro il loro compito, il loro dovere morale e Mario Giro lo ha fatto».