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Gian Domenico Caiazza, avvocato penalista
Il ministero della Giustizia smentisce il blitz del Governo in merito all’emendamento al decreto sulla Pa che punterebbe a infornare nuovi magistrati a via Arenula, con la scusa del Pnrr, che impone invece di ridurre l’arretrato. Al fine di favorire il raggiungimento degli obiettivi prioritari del Piano, rende infatti noto il ministero replicando alle indiscrezioni apparse sul Dubbio, «in modo temporaneo, si propone per i prossimi 3 anni di redistribuire in modo parzialmente differente il totale dei magistrati già fuori ruolo, riducendo di 10 unità quelli assegnati ad altre amministrazioni a favore del ministero della Giustizia». Insomma, l’aumento ci sarà, ma a numeri invariati, mentre viene confermata la futura riduzione del numero complessivo dei magistrati fuori ruolo, passando dall’attuale soglie di 200 (di cui 65 a via Arenula) a 180, ma solo a partire dal 2027. Nel frattempo continuano a susseguirsi i segnali secondo i quali la separazione delle carriere non si farà. Si tratta di due temi, o meglio cavalli di battaglia, dell’Unione delle Camere penali italiane. Vediamo che ne pensa il presidente Gian Domenico Caiazza.
Aumentare i magistrati fuori ruolo al ministero della Giustizia. Che ne pensa?
Nessuna riforma liberale della giustizia è possibile se non si risolve il nodo della presenza abnorme della magistratura nei ruoli chiave del ministero della Giustizia. Quindi questa notizia, che apprendiamo dall’onorevole Costa, è allarmante. Intanto perché va contro tendenza rispetto alla riforma Cartabia che prevede non solo una riduzione dei magistrati fuori ruolo ma anche un efficace depotenziamento del percorso di carriera dei fuori ruolo. Infatti, la riforma, con molta intelligenza, ha reso non premiante in termini di carriera il distacco al ministero. E difatti immediatamente si è prorogata l’entrata in vigore dei decreti attuativi della delega, che comprendono anche il fascicolo di professionalità. Nulla impedirà un'ulteriore proroga ma poi saremo curiosi di vedere come saranno scritti i decreti delegati.
Il consigliere di Nordio, Bartolomeo Romano, ci preannuncia che nel nuovo pacchetto di riforme si vorrebbe sostituire il gip con il Tribunale del Riesame. Bella idea commenta Stefano Musolino di Md ma mancano magistrati. Quindi non le sembra paradossale sottrarre ai Tribunali seppur solo altri dieci magistrati quando si intende fare una riforma di quella portata?
Non bisogna ragionare sui dieci magistrati in più ma sul totale di quelli distaccati soprattutto al ministero della Giustizia. Duecento toghe in organico di questi tempi farebbero la differenza. I dieci in più sono una spia che ci indica che verrà disattesa la riforma Cartabia e si andrà nel senso opposto. Quindi si ripropone il problema di carattere generale, non solo della Commistione tra poteri, che è un unicum mondiale, ma della sottrazione di 200 unità qualificate.
Tema separazione delle carriere: da un lato viene alla vostra assemblea il vice ministro alla Giustizia Sisto che vi assicura che Nordio dopo l’estate presenterà un disegno di legge. Poi però i lavori in Commissione Affari Costituzionali vanno a rilento e la Meloni avrebbe risposto a Calenda, che le chiedeva di inserire nei colloqui sulle riforme istituzionali anche questa questione, “così si aprono troppi ambiti”. Come legge tutto questo?
Lo dico con molta chiarezza: l’aria che tira sulla separazione delle carriere è pessima. Tanto è vero che noi già due mesi fa abbiamo lanciato una campagna di mobilitazione delle Camere penali sul territorio a sostegno del progetto di riforma. Noi siamo molto preoccupati perché tutti i segnali che ci arrivano sono negativi.
Quali sono questi segnali?
Il percorso parlamentare si è arenato appena all’inizio. Voi avete dato notizia di questa risposta della premier Meloni a Calenda: se non smentisce vuol dire che conferma. Pertanto paradossalmente anche il disegno di legge governativo annunciato da Sisto rischia di essere un ulteriore motivo di rallentamento del percorso.
Anche perché dovendo essere di matrice costituzionale servirebbero i due terzi del Parlamento: difficile da raggiungere come obiettivo. E allora si dovrebbe andare col referendum.
Sarebbe bene che qualcuno facesse notare alla presidente Meloni che tra i votanti per il referendum sulla separazione delle carriere che si sono susseguiti la prevalenza dei sì è schiacciante. Questo tema è uno dei pochi delle riforme liberali della giustizia che è autenticamente popolare. Credo che ci siano molte più probabilità che abbia la maggioranza un referendum confermativo di una riforma a favore della separazione delle carriere che quello sul presidenzialismo.
Secondo il professor Tullio Padovani per affrontare bene il tema della separazione delle carriere occorre che chi si occupa di attuare il diritto - accusa, difesa, giudice – provenga da una matrice unitaria.
È ovvio che ci deve essere una comune cultura della giurisdizione di tutti i giuristi che poi fanno le loro scelte. Si tratta di una idea giustissima che sottoscrivo senza riserve.
Ultima domanda: voi avete dato fiducia a Nordio, persino l’astensione è stata indetta per supportare Nordio nelle sue riforme. Ma dato quello che ci siamo raccontati oggi non le sembra che diventa sempre più difficile intraprendere il percorso riformatore di Nordio che all’inizio vi ha entusiasmato?
L’impressione è che il ministro sia persuaso e determinato nelle sue idee ma cresce sempre di più in noi la preoccupazione che la macchina ministeriale vada in senso opposto a quelle idee o perlomeno crei delle resistenze molto forti. Questa è la sensazione che aumenta di giorno in giorno. Arriverà un momento in cui o questa nostra preoccupazione verrà fattivamente smentita con un ministro che imponga con forza le sue linee politiche o altrimenti rilanceremo con forza la nostra iniziativa politica.